Capitolo DICIASETTE❤

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La giornata è iniziata piuttosto tranquilla.

Al mio risveglio Ben non c'era già più e, dopo essermi preparata con calma, mi ero avviata verso la cucina per fare colazione come al mio solito.

Non era mattinata che si rispetti senza il mio latte e biscotti rigorosamente o al cioccolato o con gocce di cioccolato.

E a quel paese la dieta che non avevo mai provato a fare perché tutti erano convinti che mi reggessi a malapena in piedi.

In cucina non c'era ancora nessuno e mi chiesi che fine avessero fatto tutti.

Avvolta dai miei pensieri, mi ero alzata per sciacquare la tazza che avevo usato e il cucchiaio, ma sbadatamente avevo fatto cadere una grossa busta gialla a cui prima di lavare quei due oggetto non avevo notato.

Mi piegai per afferrarla soltanto per rendermi conto che erano tutte le foto che mi riguardavano.

Le afferrai e appoggiai quest'ultime che erano uscite di fuori e la busta con tutte le altre sul tavolo.

Dopodiché le feci uscire tutte dalla busta e iniziai a guardarle.

Prima che tutto questo incubo iniziasse di nuovo ero appena arrivata a Milano.

Infatti vi erano le fotografie risalenti al mio arrivo in treno,

persino una dove prendevo il taxi,

l'arrivo a casa mia, io che salgo a casa,

io in piedi sul pianerottolo la mattina dopo,

io che cammino tra le vie guardandomi intorno con aria confusa,

io fino al negozio di musica,

io che parlo con il proprietario,

io che suono il piano,

tutto l'incidente avvenuto con la bambina o meglio il suo salvataggio,

i ragazzi, l'ambulanza, un Ben ignaro di essere immortalato che mi accarezza il viso,

io in ospedale con gli occhi chiusi che avevo già visto,

io che esco dall'ospedale insieme a loro,

io che vengo trasportata in casa tra le braccia di Ben,

noi che ridiamo insieme,

io che esco fuori da casa di Ben a piedi,

io seduta in quel bar, io immortala con quel ragazzo e dopo ancora con il cameriere,

io che decido di andarmene e vengo fermata da Yuri e Zambo,

noi tre insieme sulla sua auto, noi che arriviamo a casa mia,

io sdraiata sul letto di casa mia e tantissime altre ancora.

Sembrava che per ogni avvenimento avesse fatto decine e decine di fotografie.

Era tutto così irreale, ma nonostante questo solo poche erano le mie preferite.

Erano stati scatti rubati della mia vita, questo era vero, ma alcuni dei momenti più belli della mia vita.

Alcune di quelle fotografie riempivano lagune che la mia mente non cosciente in quegli attimi non poteva registrare e reclamare come suoi.

Decidi di rimettere tutte le foto dentro la busta.

Ora so che sono stata spiata per tutto il tempo della mia permanenza a Milano.

Mentre pensavo di essere libera ero già nel suo mirino malato, ma non ho intenzione di arrendermi, non quando ho trovato degli amici così cari a cui devo la vita e anche la mia sanità mentale.

//Tutti i miei problemi// Benjamin mascolo//❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora