32. Non può andare peggio di così

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Poco dopo Jacob entrò nella casa. Con lui c'erano anche Leah e Seth, entrambi in forma umana.
«Salve, ragazzi» ci salutò ghignando.
Nessuno gli rispose.
Leah e Seth gli scivolarono alle spalle. A entrambi tremavano le mani dalla tensione.
«Rose» la chiamò Bella tendendo le braccia. Senza dire una parola, la vampira bionda le diede Renesmee.
«Fra poco arriverà Charlie» disse Jacob con nonchalance, rivolgendosi a Bella. «Te lo dico a titolo informativo. Immagino che Alice sia andata a prenderti un paio di occhiali...».
«Tu hai troppa immaginazione» sputò Bella fra i denti «Che. Cavolo. Hai. Combinato?».
«Stamattina Emmett e la bionda mi hanno svegliato con la storia che vi trasferite tutti quanti dall'altra parte del paese. Come se potessi lasciarvi andare. Il grosso problema era Charlie, no? Beh, problema risolto».
«Ti rendi conto anche solo vagamente di ciò che hai fatto? Del rischio a cui lo hai esposto?».
Jacob sbuffò. «Non l'ho messo in pericolo. L'unico pericolo potresti essere tu, ma tu possiedi una specie di autocontrollo soprannaturale, dico bene? Anche se per me non vale quanto la capacità di leggere nel pensiero. Molto meno eccitante».
A quel punto Edward si mosse. Sfrecciò attraverso la stanza fino a trovarsi con la faccia ad un millimetro da quella di Jacob. Sebbene fosse più basso di lui di mezza testa, l'ondata di rabbia dalla quale era posseduto costrinse Jacob a fare un mezzo passo indietro, come se Edward lo sovrastasse.
«È solo una teoria, bastardo» ringhiò il vampiro «Pensi che dovremmo usare Charlie come banco di prova? Hai pensato al dolore fisico che patirebbe Bella, ammesso e non concesso che riuscisse a resistere? E alla sofferenza nel caso che non ci riuscisse? Ma immagino che ciò che prova Bella non sia più affar tuo!».
Le parole di Edward bloccarono la bizzarra eccitazione di Jacob. Il licantropo fece una smorfia. «Bella sentirà dolore?».
«Come se le avessi infilato in gola un ferro incandescente».
Rabbrividii. Fortunatamente io non provavo così tanto dolore quando avevo sete di sangue. Dovevo ringraziare di essere per metà un licantropo.
«Non lo sapevo» sussurrò Jacob.
«Potevi chiedere, prima» ringhiò Edward fra i denti.
«Potevi fermarmi».
«Dovevi essere fermato».
«Non si tratta di me» si intromise Bella «Si tratta di Charlie, Jacob. Come hai potuto esporlo ad un simile rischio? Ti rendi conto che adesso o muore, o diventa anche lui un vampiro?».
Jacob era ancora disorientato dalle accuse di Edward, ma capì subito cosa voleva dire Bella. «Rilassati, Bella. Non gli ho detto nulla che non avessi già intenzione di dirgli tu».
«Ma sta venendo qui!».
«L'idea era quella, infatti. Mi pareva di aver capito che il tuo piano fosse "facciamogli supporre cose sbagliate", così ci ho pensato io a depistarlo».
«Spiegati, Jacob. Non ho tempo da perdere con gli indovinelli». Rispose Bella.
«Non gli ho detto niente di te. Non proprio. Gli ho detto di me. Beh, forse sarebbe più corretto dire che gli ho fatto vedere me».
«Si è trasformato davanti a Charlie». Sibilò Edward.
«Hai fatto cosa?» sussurrò Bella.
«Ha del fegato. Come te. Non è svenuto, non ha vomitato, niente. Devo dire che ne sono rimasto colpito. Però avresti dovuto vedere la sua faccia quando ho cominciato a spogliarmi. Impagabile» sghignazzò.
«Ma allora sei completamente deficiente! Poteva venirgli un infarto!».
«Sta bene. È uno tosto. Se ci pensassi sopra un minuto, ti renderesti conto che ho fatto un favore a tutti».
«Di minuto te ne concedo mezzo, Jacob» disse Bella. La sua voce era piana e gelida come il ghiaccio «Hai trenta secondi per riferirmi ogni cosa che vi siete detti, parola per parola, prima che affidi Renesmee a Rosalie e ti stacchi quella testa vuota che ti ritrovi. Questa volta non ci sarà Seth a fermarmi».
«Gesù, Bella! Non eri così melodrammatica, prima. È una cosa da vampiri?».
«Ventisei secondi».
Jacob alzò gli occhi al cielo e si lasciò sprofondare nella poltrona più vicina.
Leah e Seth si disposero ai suoi lati, erano molto agitati. Leah continuava a fissare Bella, tenendo i denti scoperti di poco.
«Allora: ho bussato da Charlie, questa mattina, e gli ho chiesto di venire a fare una passeggiata. Sul momento è rimasto un po' interdetto, ma quando gli ho detto che si trattava di te e che eri tornata in città mi ha seguito nel bosco senza esitare. Gli ho detto che non eri più malata, ma anche che non eri... del tutto a posto. Stava già partendo per venire da te, ma gli ho detto che prima volevo fargli vedere una cosa. E mi sono trasformato» concluse Jacob con un'alzata di spalle.
«Voglio le parole esatte, mostro» sibilò Bella.
«Scusa, hai detto che mi rimanevano solo trenta secondi. Ok, ok» l'espressione della vampira doveva avergli fatto capire che non era in vena di apprezzare delle battute. «Dunque: mi sono ritrasformato e rivestito e, dopo che lui ha ripreso a respirare, ho detto qualcosa tipo: "Sai, Charlie, il mondo è diverso da quello che credevi. La buona notizia è che non è cambiato niente... a parte che adesso lo sai. La vita continua come sempre. E tu puoi tornare a far finta di non credere a tutto questo".
Ci ha messo un minuto buono per riprendersi. Poi ha voluto sapere cos'avevi veramente, la storia della malattia rara eccetera. Gli ho detto che eri stata davvero malata, ma che adesso stavi bene, solo che per guarire avevi dovuto cambiare qualcosina. Lui mi ha chiesto cosa intendessi per "cambiare qualcosina" e io ho risposto che somigliavi molto più a Esme che a Renée».
Edward sibilò e Bella rimase impietrita.
«Dopo un paio di minuti mi ha chiesto, con molta calma, se anche tu fossi diventata un animale. E io ho replicato: "Le piacerebbe!"» continuò Jacob ridacchiando.
Rosalie fece un verso di disgusto. Odiava i licantropi ed il loro odore.
«Volevo spiegargli qualcosa di più sui licantropi, ma prima ancora che pronunciassi la parola per intero mi ha bloccato e ha detto che preferiva "non scendere nei dettagli". Poi mi ha chiesto se sapevi a cosa andavi incontro quando hai sposato Edward e io ho detto: "Sicuro, sapeva tutto da anni, da quando è arrivata a Forks". Questo non gli ha fatto molto piacere. L'ho lasciato sfogare e quando si è calmato voleva due cose: primo, vederti, e io gli ho detto che era meglio se mi lasciava il tempo di spiegarti...».
«E secondo?» chiese Bella.
Jacob sorrise «Ti piacerà. La sua richiesta è stata di sapere il meno possibile di tutta la storia. Quindi, se non si tratta di un dettaglio essenziale, tienilo per te».
«Ce lo posso fare» disse Bella.
«Per il resto, gli piacerebbe far finta che non sia successo niente» continuò Jacob con un sorriso compiaciuto stampato in volto.
«E di Renesmee cosa gli hai detto?» domandò Bella, sforzandosi di mantenere un tono glaciale.
«Ah, sì. Gli ho detto che tu ed Edward avete ereditato una boccuccia da sfamare». Lanciò un'occhiata a Edward. «È la vostra orfanella. Tipo Bruce Wayne e Dick Grayson» Jacob ridacchiò «Non vi dispiace che abbia mentito, vero? In fondo fa parte del gioco... Charlie ormai era oltre lo shock, eppure è riuscito a chiedermi se avevate intenzione di adottarla. Le sue parole esatte sono state: "Come una figlia? Per cui io diventerei una specie di nonno?". Gli ho detto di sì: "Congratulazioni, nonnino", e gli ho strappato pure un sorriso».
«Ma muta così rapidamente» sussurrò Bella.
«Gli ho spiegato che era più speciale di tutti noi messi assieme» rispose Jacob dolcemente. Dopodiché si alzò e si avvicinò a Bella, allontanando con un gesto della mano Leah e Seth che stavano per seguirlo. Renesmee fece per allungarsi verso di lui, ma Bella la strinse forte a sé. «Gli ho detto: "Fidati, è meglio che tu non sappia. Ma se riesci ad ignorare gli aspetti bizzarri, ne resterai affascinato. Non c'è essere più meraviglioso al mondo". E poi gli ho detto che se riusciva a farsene una ragione, sareste rimasti in zona per un po' e avrebbe avuto l'occasione di vederla. Se, invece, fosse stato troppo per lui, sareste andati via. E lui ha risposto che, purché gli venissero risparmiati i dettagli, ce l'avrebbe fatta».
Jacob rimase a fissare la vampira con un mezzo sorriso, in attesa.
«Non aspettarti un grazie» brontolò Bella «Hai comunque esposto Charlie ad un rischio enorme».
«Mi spiace davvero di averti ferito. Non immaginavo che ci stessi male. Le cose sono diverse fra noi, adesso, ma tu sarai sempre la mia migliore amica e ti vorrò sempre bene, nel modo giusto, però. Finalmente ho trovato un equilibrio. Abbiamo entrambi qualcuno senza cui non possiamo vivere».
E detto questo, sfoderò il più jacobico dei suoi sorrisi. «Amici?».
Bella sorrise appena.
Jacob le tese la mano: un'offerta.
Bella fece un respiro profondo e, dopo aver spostato Renesmee sull'altro braccio, posò la mano sinistra su quella del licantropo e lui non fece una piega al contatto con il freddo della pelle della vampira.
«Se stasera non uccido Charlie, prenderò in considerazione l'eventualità di perdonarti» disse Bella.
«Siccome stasera non ucciderai Charlie, mi sei debitrice. Altroché» rispose Jacob.
Bella alzò gli occhi al cielo.
Jacob tese l'altra mano verso Renesmee: questa volta era una richiesta. «Posso?».
«La sto tenendo in braccio per avere le mani occupate ed impedirmi di ucciderti. Più tardi, magari».
Alice entrò nella stanza come un fulmine, le braccia cariche e l'espressione foriera di violenza.
«Tu, tu e tu» intimò fulminando con lo sguardo, a turno, i licantropi, ad esclusione di me -per chissà quale strano motivo, lei riusciva a vedermi, quindi non interferivo nelle sue visioni-. «Se proprio dovete restare, mettetevi nell'angolo e vedete di rimanerci per un po'. Devo vedere. Bella, ti consiglio di mollargli la piccola. E poi è meglio se tieni le braccia libere».
Jacob fece un ghigno di trionfo.
«Prendila» sussurrò Bella e fece scivolare Renesmee fra le braccia del licantropo.
Lui annuì, la fronte agrottata dalla preoccupazione. Fece un cenno agli altri e si ritirarono tutti nell'angolo più lontano della stanza. Seth e Jake si acquattarono subito a terra, ma Leah scosse la testa e contrasse le labbra.
«Posso andare?» borbottò. Si sentiva a disagio a stare in forma umana in mezzo ad un gruppo di vampiri.
«Certo» rispose Jacob.
«Mantieniti a est, così non rischi di incontrare Charlie» aggiunse Alice.
Leah non la guardò ed uscì fuori, inoltrandosi nel bosco.
Edward era di nuovo accanto a Bella e le accarezzava il viso «Ce la puoi fare. Sai di potercela fare. Ti aiuterò. Ti aiuteremo tutti. Se non fossi convinto che puoi farcela, ci eclisseremmo oggi stesso. In questo preciso istante. Ma ce la farai. E sarai più felice se Charlie farà ancora parte della tua vita».
Alice tese una mano verso Bella. Nel palmo teneva una scatolina bianca. «Queste ti irriteranno gli occhi: non fanno male, ma annebbiano un po' la vista. Danno fastidio. Non è il tuo vecchio colore, ma sempre meglio che rosso accesso, ti pare?».
Lanciò la scatola a Bella che l'afferrò al volo.
«Ma quando hai...».
«Prima che partiste per la luna di miele. Ho preso in considerazione vari, possibili scenari futuri».
Bella annuì e aprì la scatolina.
Si mise la prima lente e l'occhio cambiò colore: da rosso accesso divenne una sorta di marrone fango.
«Ho capito cosa intendevi» mormorò nel mentre che si applicava la seconda lente.
«Come sto?» chiese.
Edward sorrise «Una favola, naturalmente...».
«Sì, sì, certo, lei è sempre una favola» terminò impaziente Alice al posto suo. «Meglio che rossi, ma è l'unico commento positivo che mi sento di fare. Marrone fango. Il tuo colore naturale era molto più bello. Ricorda che non durano in eterno: il veleno nei tuoi occhi le scioglie nel giro di poche ore. Quindi, se Charlie si trattiene più a lungo, dovrai scusarti e correre a infilartene un paio nuove. Che è comunque una buona idea, visto che gli umani devono andare in bagno». Scosse la testa. «Esme, dalle un paio di dritte sul comportamento da umano mentre io riforniscono il bagno di lenti».
«Quanto tempo ho?» chiese Esme.
«Charlie sarà qui fra cinque minuti. Sii sintetica».
Esme annuì e prese la mano di Bella. «Per prima cosa, non devi star seduta troppo immobile, né muoverti troppo velocemente».
«Se lui si siede, siediti anche tu» si intromise Emmett «Agli umani non piace stare in piedi».
«Ogni trenta secondi, o giù di lì, sposta lo sguardo» aggiunse Jasper «Gli umani non fissano le cose troppo a lungo».
«Accavalla le gambe, poi, dopo cinque minuti, incrocia le caviglie» disse Rosalie.
«E batti le palpebre almeno tre volte al minuto» si raccomandò Emmett. Poi si alzò, raggiunse il telecomando, e accese la televisione su di un canale che trasmetteva una partita di football.
«Muovi anche le mani. Tirati indietro i capelli, fai finta di grattare qualcosa...» disse Jasper.
«Avevo detto Esme» si lamentò Alice al suo ritorno «Così la confondete».
«No, credo di aver capito» disse Bella «Star seduta, guardare in giro, battere le palpebre, muovere le mani».
«Esatto» approvò Esme cingendole le spalle.
Jasper si accigliò «Tratterrai il fiato il più possibile, ma devi sollevare ritmicamente le spalle, appena appena, per dare l'impressione che respiri».
Bella fece un respiro e annuì di nuovo.
Edward la abbracciò «Ce la farai» mormorò per incoraggiarla.
«Due minuti» annunciò Alice «Forse dovresti farti trovare già seduta sul divano. In fin dei conti sei stata malata. Così non noterà subito il tuo modo di muoverti».
Alice spinse Bella verso il divano. Intanto, quest'ultima, cercava di rendere goffi i suoi movimenti.
Trattenni a stento una risata. Sembrava una papera ingobbita.
«Jacob, ho bisogno di Renesmee» disse Bella.
Jacob si incupì e non si mosse.
Alice scosse la testa. «Bella, lei non mi aiuta a vedere».
«Ma mi serve. Mi tranquillizza» rispose Bella con la voce resa acuta dal panico.
«D'accordo» borbottò Alice «Tienila più ferma che puoi. Cercherò di vederle intorno» e sbuffò seccata.
Anche Jacob sbuffò, ma consegnò lo stesso Renesmee a Bella.
Edward si sedette accanto alla moglie e alla figlia, poi guardò la bambina con uno sguardo carico di serietà.
«Renesmee» disse «Sta per arrivare una persona molto speciale che viene apposta per vedere te e la mamma. Ma non è come noi, nemmeno come Jacob. Dobbiamo essere molto cauti con lui. Non devi dirgli le cose come le dici a noi».
Renesmee gli toccò il viso.
«Esatto» disse Edward «Inoltre ti farà venire sete, ma non devi morderlo. Non può guarire come Jacob».
«Riesce a capirti?» sussurrò Bella.
«Capisce. Farai attenzione, vero, Renesmee? Ci aiuterai?».
Renesmee lo toccò di nuovo.
«No, non m'importa se mordi Jacob, va bene».
Jacob ridacchiò.
«Forse è meglio se te ne vai, Jacob» disse Edward secco, freddandolo con lo sguardo.
«Ho detto a Charlie che ci sarei stato anch'io» replicò Jacob «Ha bisogno di sostegno morale».
«Sostegno morale» ripetè Edward sprezzante «Fra noi mostri tu sei il più ributtante, per Charlie».
«Ributtante?» protestò Jake.
«Volete finirla di litigare?» chiesi. Fino ad adesso mi ero limitata a stare zitta, però stavano cominciando ad irritarmi «Forse dovreste concentrarvi sull'arrivo di Charlie».
Tutti udimmo le ruote dell'auto svoltare sulla strada principale e irrompere nel silenzio dello sterrato umido del vialetto che portava a casa Cullen.
Bella cercò di calmarsi.
«Ottimo, Bella» approvò Jasper.
«Sei sicuro?» chiese Bella ad Edward.
«Sicurissimo. Puoi fare qualunque cosa» rispose e la baciò.
Alzai gli occhi al cielo. Non potevano solo concentrarsi sul problema principale? Charlie stava arrivando e Bella avrebbe potuto assalirlo.
«Ehm, Edward» disse Jasper «Non la distrarre così proprio adesso. Dev'essere in grado di concentrarsi».
Edward si tirò indietro «Ops» disse e Bella rise.
«Più tardi» disse lei.
«Concentrazione, Bella» incalzò Jasper.
«Vero».
«Bella» ripetè Jasper poco dopo.
«Scusa, Jasper» rispose lei.
Emmett rise ed io sospirai. Non ce la poteva fare...
Il rumore dell'auto della polizia guidata da Charlie si faceva sempre più vicino.
Bella accavallò le gambe e si esercitò a battere le palpebre.
La macchina si fermò davanti alla casa e restò con il motore acceso per alcuni secondi. Anche Charlie era nervoso. Poi il ronzio del motore cessò e si udì sbattere una portiera. Tre passi sull'erba, poi otto rimbombi sui gradini di legno. Altri quattro passi sotto il portico. Silenzio. Charlie fece due respiri profondi e poi suonò il campanello.

Decisi di alzarmi. La tensione era troppa.
Scesi le scale e raggiunsi Carlisle e Charlie che erano al piano terra. Li aggirai ed uscì dalla porta principale che era ancora aperta.
Cercai di non fare caso alle strane occhiate che mi lanciava Charlie, probabilmente non si era ancora abituato al fatto che, come Jacob, potessi trasformarmi in un lupo.
Mi inoltrai nel bosco e iniziai a camminare a caso, senza una meta.
Ero agitata. Molto agitata.
Temevo che Bella non riuscisse a resistere e aggredisse Charlie. In quel caso, ci saremmo dovuti trasferire e avrei dovuto dire addio ad Andrea. Non sapevo assolutamente come e cosa fare.
«Magari Bella non ucciderà Charlie, magari resisterà all'odore del sangue» mormorai a bassa voce fra me e me. «Però anche se tutto dovesse andare per il meglio, Charlie potrebbe andare in giro a spifferare tutto e, ovviamente, dovremmo andarcene».
Non riuscivo ad auto convincermi che non sarebbe successo niente di male e che saremmo potuti rimanere in questo buco piovoso negli U.S.A. Così, continuai a vagare senza meta nel bosco, cercando un po' di positività e pensando a come avrei potuto annunciare la triste notizia del nostro possibile trasferimento ad Andrea.

§§§§§§Nota dell'autrice§§§§§§
Ciao a tutti/e! :-)
Volevo solo dirvi che so che in questo periodo sto aggiornando poco e dopo un bel po' di tempo, però sono piena di verifiche, interrogazioni e chi più ne ha più ne metta... Quindi, cercate di perdonarmi e io cercherò di aggiornare il più in fretta possibile XD ^.~

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora