«Sei troppo fortunato per i miei gusti, Friedrich da Talovia»
«Non è fortuna, caro Robert, è soltanto abilità. Insomma che fai, punti?»
«Certo che punto. Facciamo cinque, stavolta»
«Perderai anche quelli»
«Se succede ti cavo un occhio, non m'importa quanto sei alto» minacciò Robert, mimando il gesto con un piccolo coltello.
Friedrich scoppiò a ridere, e poi passò i dadi al suo compare.
Il vecchio capitano dello guardie, adesso investito del ruolo di ufficiale, se la prese comoda prima di vuotare il contenuto del piccolo bicchiere di legno sul terreno.«Ah! Finalmente» esultò, non appena i dadi smisero di rotolare «tre quattro! Questa è la volta buona»
«Tu credi? Che fai allora, raddoppi?»
«Ma sì, raddoppio. Dieci allora»
«Dieci» annuì sorridendo la mastodontica guardia del corpo.
Lui osservava i due suoi compari con aria divertita. Si erano fermati per una sosta da appena dieci minuti, e Robert aveva già perso la bellezza di diciassette monete di bronzo.
Friedrich stava accumulando una piccola fortuna soltanto con i soldi del vecchio generale. Era appena una settimana che l'esercito era in marcia, e il soldato già si vantava di poter acquistare un cavallo con tutto il denaro che gli aveva sfilato. E, puntualmente, Robert borbottava qualche insulto e lo invitava nuovamente a giocare.Spostò lo sguardo alla sua sinistra. Suo fratello se ne stava in disparte, da solo, sotto l'ombra di una quercia.
Aveva l'aria stanca, si vedeva da lontano un miglio. Per un momento, quando i loro sguardi si incrociarono, gli parve che gli stesse sorridendo, ma fu soltanto un impressione temporanea.
Delinard tornò alle sue mappe, che consultava incessantemente da giorni.
Avrebbe voluto andare da lui e parlare del più e del meno, della giornata, come facevano sempre da anni. Ma sapeva riconoscere i momenti no di suoi fratello, ed era meglio lasciarlo perdere.«Hai perso, vecchio» canzonò Friedrich, arraffando il suo bottino.
«No, non può essere, questi dadi sono truccati dannazione!»
Rise al battibecco tra i suoi due compagni, ma del movimento dalla testa della colonna attirò la sua attenzione.
Un gruppo di cavalieri sbucò dagli alberi, fermandosi sul sentiero. Gli esploratori smontarono trafelati, correndo da suo fratello per riferire qualcosa.«Non sono truccati, Robert, sei tu che sei sfortunato»
«Io sono sfortunato? Io ti ammazzo, bastardo di un...»
«State un po' zitti voi due» li interruppe bruscamente, proprio quando stavano per venire alle mani.
I due lo osservarono senza capire, ma lui non ci fece troppo caso.
Si alzò dal tronco sul quale stava riposando, dirigendosi ad ampie falcate nella direzione di Delinard, che adesso parlava fittamente con il gruppo di esploratori.«... cinquemila uomini e mille cavalieri, signore, ad ovest del passo di Kemol» stava dicendo uno degli scout.
«Che succede?» chiese lui, non appena raggiunto il gruppetto.
«L'esercito di Mesya è qui» lo ragguagliò il Granduca, evidentemente non molto felice di quella novità.
«Ebbene? Lo affronteremo e lo sconfiggeremo. Sono in netta inferiorità numerica, no?»
«Il problema non è il numero, Karl. Il passo di Kemol è tenuto da un migliaio di fanti. Se attaccassimo l'esercito principale potrebbero effettuare una sortita e prenderci alle spalle...»
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L'Arte della Spada
Fantasía"Le ferite sanguinanti non sono le uniche ferite che vengono inflitte dalla guerra" Tre popoli. Tre guerrieri. Un mondo perennemente in guerra. Quando lo scontro tra culture diverse diventa l'unica via per la diplomazia, saper uccidere diventa l'uni...