"Ritrovamento di Poesie." Prologo. Parte 1 di 5

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“Pascali mio non ti lagnare, la vita è fatta a sogni e il desiderar si puote.”

Prologo

 Studio da ingegnere e quando posso scriv. Scrivo la sera o nel fine settimana quando mi dedico senza profitto, a dire il vero, la mia è tutt’altro che un abitudine, scrivo quando sento che ce la posso fare, quando mi va e mi viene. 

Ci sono sere in cui scrivi e poi cancelli tutto, parole vane vuote di senso, tipo amori inventati per il pubblico, così penso agli scrittori pieni d’amore solo a parole e ai poeti che sono stati in tutti i porti perché amavano viaggiare, ma per gli stessi porti non vi è uno che li conosca con il nome. Figuratevi quanto è dura fare finta di partire per un posto, amici miei descriverne i paesaggi, le usanze, le donne, è tutto molto triste e lo si fa per piacersi così come si è. Il poeta si piace nelle sue bruttezze nei suoi malumori e quando può cerca di farne un resoconto, mente a se stesso, volutamente confonde quello che siamo con quello che vorremmo essere.

Lo fa per invidia dei poeti che inventarono altri posti. Quanti lo fanno per Amore?

Solitamente un invidioso ha bisogno che ad altri vada male per sentirsi appagato, vede gli insuccessi di chi gli sta vicino come un premio al suo lavoro, solitamente non condivide i suoi migliori doni, solitamente un invidioso non ha ancora capito che la vita è tutta un regalo, e che nel mondo non c’è nulla che realmente ci appartiene. Alla fine dei giorni lasceremo tutto quel che abbiamo accumulato, tanto è vero che si muore a mani aperte, fin quando ci illuderemo?

Un invidioso non potrà mai riconoscere l’eccellenza del suo compagno dare quello che gli spetta, dare a Cesare quel che è di Cesare e pertanto non conoscerà mai il suo reale valore, è superbo e tenderà a sopravvalutarsi. L’invidioso è un superbo frustrato. Parlando del migliore che in fondo lui riconosce come tale, cercherà in ogni caso di accostarsi a lui sfruttando l’eventualità che pure ai migliori è dato sbagliare. 

Esiste una sana invidia? Generalmente logora l’invidioso e l’invidiato, bersaglio delle sue maldicenze e dei suoi attacchi che nel peggior dei casi sono anche fisici e in ogni caso rivolti alla persona.

L’invidiato è colpevole di essere migliore di come l’invidioso si augurava per se stesso, secondo una stima dello stesso invidioso che potrebbe infine invidiare di lui ciò che in realtà è di poco conto.

All’invidioso non resta che una scelta: farsene qualcosa di tutto questo piombo o portarlo per Via arrancando per il peso.

Potrebbe pure smettere di invidiare ma in quel caso non lo chiameremmo invidioso.

Questa è la sfida guardarsi in faccia sotto i veli della menzogna che abbiamo posato per piacerci. Fiduciosi che anche questo sia un dono concluderemo che non vi è nulla di sbagliato nell’invidia, se questa è infinita e rettificata ci da infinite possibilità.

Viva l’invidia che mi da di che studiare vivo con gli invidiosi, leggo degli invidiosi che per amor proprio non sono sinceri nell’Arte e badano più alla loro immagine che alla trasmissione del sapere.

È così che rantolo nel buio cercando per il meglio.

Vi ho parlato dell’invidia perché ha molto in comune con l’ambizione crederete, e con la ricerca della fama, la vanagloria e il desiderio. Avrò modo ora di raccontarvi una storia vera sfruttando questa riflessione, e cercherò di essere rigoroso come si conviene a chi studia da ingegnere, vi renderò partecipi delle mie riflessioni nate attorno alla figura di un uomo che sono grato diaver conosciuto. Man mano vi fornirò elementi per capirne il personaggio, appunti su quello che è stato il nostro primo incontro, e di tutte le volte che ci siamo rivisti.

Io scrivevo ogni pensiero che nasceva.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 11, 2014 ⏰

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