CAPITOLO 49

3.4K 137 42
                                    

Il miracolo della nascita.
Da bambina era un tema che mi aveva sempre affascinata. Ricordo che ero l'unica a scuola a chiedere tutti i dettagli,come fa a uscire il bambino,come esce,quello che succede dopo.
Le mie maestre rispondevano a tutte le mie domande, ed erano felici di farlo, dicevano che era bello vedere una bambina così interessata ad argomento del genere.Ma c'è una cosa che la mia maestra si è dimenticata di dirmi quando era piccola sulla nascita.
Quanto caspita fa male.

Quando mi si erano rotte le acque è stato il momento più doloroso della mia esistenza. Fu come se qualcuno mi avesse presa, e avesse iniziato a pugnalarmi al ventre con l'intento di aprirmi a metà. Iniziai a urlare,strillare e implorare in cerca aiuto. Ma l'unico vicino a me era il mio fidanzato, e non sembrava molto esperto per quanto riguarda una donna in travaglio.
<< Non è possibile>> piagnucolai. << Il termine era fra tre settimane. Non può succedere ora. Non sono pronta.>>
<< Amore mio, tranquilla, okay?Vuoi che chiami un dottore?>> chiese il ragazzo accanto a me con un aria smarrita.
No,guarda. Voglio che chiami tua sorella così posso strillare anche in faccia a lei.
<< Si Dylan.>> urlai << Voglio che chiami un caspita di medico.>>
<< Okay. Va bene. Tu rimani qui okay?>>
<< E dove vuoi che vada? Al bar?>> cercai di non essere aggressiva, ma improvvisamente avevo una tale voglia di tirargli uno schiaffo che non riuscii a trattenermi.
<< Si, scusa. Hai ragione. Vado.>>

Dylan lasciò la stanza lasciando la porta aperta, e per poco non cadde addosso ad una donna che stava passando di lì per caso. Poi cadde davvero, ma quando si rialzò corse dritto verso il primo medico vicino. Nonostante il dolore che cresceva, la paura , l'ansia, vederlo così nervoso e impacciato mi aveva fatto sorridere. Non l'ho mai considerato da questo punto di vista. Lui per me era Dylan O'Brien. Era il ragazzo popolare della scuola. Il tipo con cui tutte le ragazze vorrebbero stare e il tipo che i ragazzi vorrebbero essere. Il cattivo ragazzo, con due occhi marroni che nascondo un'anima tormentata. Ma la verità era un'altra. Lui non era così. Si era costruito un'immagine intorno a sé, per essere accettato ed essere notato. Però il vero Dylan era sempre stato lì sotto in attesa di uscire allo scoperto. Lui era il ragazzo che amava sua sorella più di qualsiasi altra persona al mondo, quello che riusciva a vedere il sole anche nelle giornate più buie, con il suo sorriso beffardo e i suoi pazzi sogni.
L'immagine che si era creato mi attratto,ma era stato il suo vero io a farmi innamorare.

<< Dylan.>> iniziai a strillare. << Dylan. Ti prego vieni qui. Ho bisogno di te. Dylan. Ti prego non lasciarmi.>>
Era da sola in quella camera d'ospedale, le doglie che mi stavano uccidendo e tutto quello che volevo era averlo con me. Era una sensazione strana e orrenda, non sapevo perché ma avevo bisogno della sua voce, volevo che mi dicesse qualcosa per farmi capire che c'era qualsiasi cosa fosse successa.
<< Dylan. Dylan.>> lo chiamai con tutta la voce che avevo. Era come se fosse più forte di me,desideravo che fosse lì in quel momento. Avevo la necessità di sentire il suo profumo, quel profumo che mi faceva sentire sempre bene.
Come se le mie urla avessero funzionato, in qualche strano modo, lui comparse sulla soglia. Era tutto sudato, i capelli attaccati alla fronte e gli occhi aperti, mi scrutavano attenti e anche un po' spaventati. Forse urlare era stato esagerato, ma non potevo sopportare l'idea di essere sola in quel momento.
<< Che cosa è successo?>> il suo tono era preoccupato e avevo anche un po' di fiatone. L'avevo allarmato inutilmente e di questo mi sentii in colpa.
<< Niente. È che non sopportavo l'idea di rimanere qui da sola.>>
Mi sorrise e poi si avvicinò a me. Strinse la mia mano e posò un bacio sulla mia guancia, che notai in seguito era imperlata di sudore quasi quanto la sua.
<< Sarò stato via neanche 5 minuti.>>
<< Sono già abbastanza, senza di te Dylan.>> Si avvicinò per baciarmi, ma prima che le nostre labbra potessero toccarsi, un urlo mi uscì dalla bocca. Il dolore iniziava a farsi più forte e si presentava più spesso, troppo forte e troppo spesso.
<< Dimmi che hai chiamato il medico?>> piagnucolai
<< L'ho chiamato e sta arrivando. Ha detto che farà il più presto possibile e poi altre cose.>>
<< Quali altre cose?>>
<< Non sono riuscito ad ascoltare , perché poi ti ho sentita urlare e sono corso qui.>>

TELL ME WILL BE FOREVER||STYDIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora