One

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N.A: ciao a tutti, ho iniziare a scrivere questa storia un po' di tempo fa, ma poi l'ho abbandonata nelle bozze e solo oggi, rileggendo un pezzo del capitolo che avevo scritto, mi sono resa conto che potrei sviluppare una storia carina. Spero sia di vostro gradimento e vi auguro una buona lettura🌺
-Ila.

Il leggero venticello di fine marzo si scontrava delicatamente sul suo viso, facendo lacrimare i suoi occhi celesti. Le macchine  sfrecciavano veloci sulla strada al suo fianco, le persone camminavano svelte sui marciapiedi rovinati senza prestare attenzione a ciò che le circondava e sugli alberi si potevano intravedere i primi fiori spuntare, caratteristica principale della Primavera. Uno sbuffo abbandonò le labbra di Federico, che guardò l'enorme macchia di caffè dipinta sulla sua camicia bianca e maledì mentalmente la signora che gli era andata addosso, pentendosi un attimo dopo dei suoi stessi pensieri.
"Cazzo, cazzo,cazzo." Borbottò tra i denti, cercando inutilmente di pulirsi, ricevendo scarsi risultati. Alzò gli occhi al cielo, sbuffando ancora una volta e domandandosi cosa avesse fatto di male nella vita per non ricevere mai una gioia. Quel giorno era davvero importante per lui, era finalmente riuscito ad ottenere un colloquio con il capo di una delle aziende più importanti di Londra, doveva presentarsi nel suo ufficio alle 9:30 per portargli una copia del libro che aveva scritto e non stava più nella pelle dall'emozione. Fino a pochi minuti prima credeva di avere per lo meno una chance ma ora ogni sua più piccola certezza l'aveva abbandonato: chi si preoccuperebbe anche solo di leggere un libro scritto da un ragazzo che si presenta al primo colloquio con la camicia sporca di caffè?
Okay, forse stava esagerando e si stava lasciando prendere dall'ansia, ma Federico era sempre stato una persona decisamente precisa e che teneva all'ordine e per lui presentarsi in quel modo era assolutamente improponibile. Guardò l'ora sul cellulare, che segnava le 8:43 e si guardò distrattamente in giro, pensando ad una possibile soluzione. L'ufficio non distava in modo eccessivo dal punto in cui si trovava, forse 10 minuti, ma era decisamente lontano da casa sua e non avrebbe mai fatto in tempo ad andare a cambiarsi e ad arrivare in orario. Per un momento gli balenò in testa l'idea di chiamare il signor Stylinson, il capo, e metterlo al corrente del suo possibile ritardo, ma l'aveva accantonata subito dopo, non poteva fare una cosa del genere.
"Thomas ho bisogno di un aiuto" disse velocemente, senza dare il tempo all'altra persona di rispondere con il comune pronto.
"Ciao Fè, dimmi pure"
"Sono bloccato davanti alla banca, con una macchia di caffè enorme sulla camicia e un libro che dovrebbe essere consegnato per le 9:30." Spiegò, sperando che il suo amico trovasse un modo per uscire da quella brutta situazione in cui si era cacciato.
"Cazzo, mi dispiace tanto ma non sono a casa ora. Sono passato a salutare mia madre con Sara e ci ha invitati a pranzo qua" disse dispiaciuto. Federico alzò le braccia al cielo, ormai arreso, dicendo a Thomas di non preoccuparsi e chiudendo la chiamata.
Stava per rimettere il cellulare in tasca quando riprese a squillare facendo comparire sul display un numero che il ragazzo non aveva memorizzato.
"Pronto" rispose con tono irritato.
"Federico?" Chiese la persona dall'altra parte del telefono.
"Si? Non ho molto tempo scusa, con chi parlo?" Domandò sbuffando scocciato.
"Sono il signor Stylinson, la chiamavo per confermare il nostro appuntamento delle 9:30, ma vedo che è molto impegnato, forse dovremmo rimandare o disdire questo colloquio" rispose l'uomo, facendo congelare il sangue del biondo che tossì imbarazzato e si scusò, dicendo di essere soltanto molto agitato e confermando l'appuntamento per l'orario stabilito.
"Che giornata di merda" mormorò dopo essersi assicurato di aver chiuso la chiamata.
Si incamminò nuovamente, sperando con tutto il cuore che per quella mattina le brutte figure fossero finite e che tutto filasse liscio, ma evidentemente qualcuno lassù gli voleva davvero male e ce l'aveva con lui per qualche ignoto motivo perché "Federico!" Si sentì chiamare, costringendolo a girarsi.
Il suo cuore smise di battere per un tempo indefinito, dieci secondi forse, per poi riprendere a pompare velocemente, tanto da riuscire a sentire il rumore.
"B-benjamin" rispose con voce insicura, sentendosi un'idiota per aver balbettato e grattandosi la nuca imbarazzato.
"Come va?" Domandò il ragazzo ora di fronte a lui, incurvando le labbra in un sorriso e passandosi una mano trai capelli per sistemarsi il ciuffo.
Federico cercò di ricomporsi e di non far trasparire nessuna emozione prima di " Ora come ora non benissimo a dire il vero" rispondere, dondolandosi nervosamente da un piede all'altro.
"Credo che, si insomma, credo che ti sia macchiato la camicia con il caffè" notò il moro, indicando il punto sporco e ricevendo come risposta un'occhiataccia dal più piccolo.
"Oh sì? Non l'avevo notato, grazie mille!" Rispose alterato, con tono ironico ma pungente.
Benjamin arrossì e ridacchiò leggermente, non riuscendo a trattenersi.
"Ci trovi qualcosa di divertente in questa situazione?!" Chiese Federico, guardandolo male per la seconda volta in meno di due minuti.
"No no, figurati. Ridevo per la tua espressione." Spiegò, alzando le mani in davanti, in segno di difesa.
"Senti, ora devo andare ma mi piacerebbe rivederti per parlare un po', magari quando sei meno nervoso, ti va di incontrarci al bar di fronte al parco oggi pomeriggio alle quattro?" Propose il moro, sperando di ricevere una risposta positiva. Federico ci pensò su, indeciso su cosa dire. Non aveva molta voglia di parlare con lui dopo ciò che era successo, ma annuì e sospirò, prima di andarsene.

"Avanti!" Esclamò l'uomo da dietro la sua scrivania.
"Buongiorno" disse Federico facendo il suo ingresso, torturandosi il labbro inferiore con i denti in un gesto nervoso. Aveva davvero paura di cosa potesse pensare il capo di lui, la prima impressione era sempre stata importante per il ragazzo biondo.
"Federico Rossi, che piacere incontrarla" parlò, invitandolo a sedersi davanti a lui.
"Il piacere è tutto mio, signor Stylinson" rispose educatamente lui, poggiando il libro sulla scrivania e cercando di non far notare la macchia.
"Ha avuto una brutta mattinata?" Domandò l'uomo, alludendo alla camicia sporca che non aveva potuto non vedere.
"Oh..si, decisamente si." Rispose il biondo, le guance rosse dall'imbarazzo.

"Grazie ancora Signor Stylinson, è stato un enorme piacere per me incontrarla." Disse cordialmente, alzandosi dalla sedia e sorridendo.
"Grazie a te Federico, la chiamerò nei prossimi giorni per informarla della mia decisione, arrivederci" rispose il signore salutandolo e permettendogli di uscire dalla stanza.
Il colloquio sembrava essere andato bene, avevano discusso sulla vita di Federico e sulle sue aspettative per il futuro e successivamente il biondo gli aveva parlato del proprio libro, raccontandogli di come gli era venuta l'idea di scrivere e di quanto questa passione fosse importante per lui.
Erano ormai le 12:15 e Federico sentiva lo stomaco brontolare per la fame, così decise di entrare nel primo fast food che incontrò per mangiare qualcosa, nonostante lui detestasse quelle cose unte d'olio e fritte.
"Un hot dog, grazie" chiese alla ragazza dietro al bancone, quando arrivò il suo turno.
"Due hot dog. Metta tutto sul mio conto" intervenne un ragazzo, che Federico riconobbe subito.
"Benjamin, che fai? Mi segui?" Gli chiese afferrando il vassoio con le loro ordinazioni e andando a sedersi nell'unico tavolo da due libero.
"No Federico, mi dispiace deluderti ma non ti ho seguito. Si tratta di coincidenze, o forse del destino, chi lo sa" rispose il più grande, prendendo posto in una delle due sedie.
"Mh Mh certo, sai che non credo in queste cazzate. Pensavo lo avessi capito anni fa." Ribatté il biondo, addentando il proprio hot dog e sporcandosi le mani con la maionese.
"Lo so, so bene che non ci credi." Gli rispose l'altro, ridendo e dando un morso al proprio panino.
Per i successivi cinque minuti nessuno dei più parlo più e quel silenzio che era nato stava diventando davvero imbarazzante per entrambi, che però non facevano niente per scacciarlo via.
"Allora... Che mi racconti di nuovo?" Domandò Benjamin, parlando dopo più di dieci minuti passati a mangiare silenziosamente senza guardarsi nemmeno per sbaglio.
"Ci sarebbero tante cose da raccontarti, ma sinceramente non credo ti interessi saperle." Lo liquidò Federico, bevendo un sorso d'acqua.
"E in amore? C'è qualcuno che ha fatto breccia nel tuo cuore?" Canzonò il moro, ridacchiando.
A quella domanda il biondo si irrigidì e sentì le mani sudare, mentre milioni e milioni di ricordi gli annebbiavano la mente e il cuore, quello stesso cuore che era stato usato, spezzato e infine calpestato da l'uomo che amava.
Benjamin, notando la strana reazione del più piccolo, si incuriosì maggiormente e lo incitò a parlare.
"Si, dopo di te c'è stata una persona a cui ho donato il mio cuore, ma non è andata come credi. Mi sono fidato di lui, delle sue promesse mai mantenute e dei suoi ti amo falsissimi ai quali io credevo per davvero. Mi sono fidato quando mi ripeteva che ero l'unico, quando mi accarezzava i capelli e mi diceva che ero bellissimo, quando mi diceva che avrebbe lasciato sua moglie per stare con me e perfino quando mi ha detto che saremmo stati insieme per sempre. Ho sbagliato, ne sono uscito distrutto ma forse doveva andare così. Come dici sempre tu, forse era destino." Disse Federico, aprendo per la prima volta il suo cuore ed esprimendo tutto ciò che provava, senza paura di doversi trattenere.
"Io..mi dispiace, è stato uno stupido se si è lasciato sfuggire una bella persona come te." Furono le uniche parole che Benjamin riuscì a dire.
"Un po' ipocrita detto da te,non trovi?" Rispose il più piccolo ridendo ironicamente e giocando con la cannuccia.
"Per me è stato diverso, lo sai. Non avevo altra scelta Federico, non darmi ancora una volta tutte le colpe." disse il moro, sospirando alla fine.
"Sì che avevi un'altra scelta invece." ribatté sicuro Federico.
"E quale? Sentiamo" esclamò Benjamin, guardandolo negli occhi.
"Potevi rimanere con me, lottare per il nostro amore e farmi capire che tenevi realmente a me. Non ti sto dando nessuna colpa, non dopo tutti questi anni perché so che non avrebbe senso, ma non venirmi a dire che sei stato obbligato a lasciarmi perché sappiamo entrambi che non è così. Hai trovato di meglio subito dopo, come biasimarti, Emmanuel è davvero un bel ragazzo mentre io.."
"Tu cosa Federico?"
"Io sono solo me."
"Ti sembra solo questo?"
"Evidentemente si, è questo che penso oggi"
"Lasciami dire che sbagli a crederlo. Sei bellissimo Fè, sei di una bellezza disarmante, hai una personalità fantastica e, sopratutto, hai un cuore enorme." Rispose Benjamin, lasciandolo a bocca aperta, prima di alzarsi e uscire dal locale.

A parte te; FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora