Cap. 46

299 35 25
                                    

<< Ehy, vieni quì! >> Mi chiamò mio padre non appena rientrai in casa.

<< Dimmi! >>

<< Quante materie ti sei data in questi anni? >> Disse, continuando a cercare qualcosa nella tasca della sua giacca. Nel vedere quell'azione e dopo aver udito quella domanda collegai tutto: Gabry aveva dato prova della sua minaccia.

<< Nove... perché? >> Risposi con sicurezza, nonostante la mia bugia. Organizzai tutto alla perfezione: dovevo mentire fino alla fine, senza vacillare.

<< E allora perché mi è arrivato questo? >> Mi porse il biglietto.

"Sua figlia in due anni si è data solo una materia, ho le prove: andate nel sito dell'università."

Non appena lessi questa frase il mio cuore cominciò a battere velocemente; vi era un rapporto divergente tra la mia comunicazione verbale e non verbale: se mio padre avesse toccato i miei battiti cardiaci avrebbe sicuramente capito la mia ansia, a all'impatto mi dimostrai così tranquilla da non far capire nulla. Risi... risi a crepapelle.

<< Oddio, aveva proprio ragione quando mi ricattò! >>

Si girò di scatto, come se io avessi bestemmiato. << Ti ricatta? Su cosa? >> Chiese, con calma.

<< Niente, sciocchezze... Quando lo lasciai mi disse che mi avrebbe rovinato la vita e a quanto pare questa è una delle tante cose da lui organizzate per dichiararmi guerra. >> Risposi, fingendomi indifferente e strappando il biglietto.

<< Sei sincera con me? >> Mio padre... erano ormai anni che non gli davo problemi di nessun genere.

<< Certo...! >> Come no... dissi tra me e me. Ma non potevo fare altrimenti, queste sono le cosiddette "bugie bianche" a scopo benefico. Mi sorrise e allentai la tensione dentro di me: mi aveva creduta! Per la prima volta mio padre ebbe fiducia in me! Non potevo crederci... ero così felice!

Cosa accadde alle foto scattate da Gabry? Chiedetelo al suo telefono defunto lo stesso giorno che uscii da casa sua. Non appena gettai i suoi libri a terra vidi il suo telefono sulla sedia appoggiata alla parete. Non esitai un secondo: lo presi e lo portai con me. Come prima cosa cancellai il tutto e poi lo buttai in strada. Il tempismo fu perfetto... lo schermo si ruppe in mille pezzi, quel cellulare prese la forma di una sottiletta: grazie macchina blu, chiunque tu sia!

Due anni dopo...

Ed eccomi quì, ho appena dato il mio primo esame all'università. Giurisprudenza? No! Sbagliato! Ho dato una svolta totale alla mia vita. Mi ritrovo in Servizio Sociale: una scelta totalmente differente da quella passata, ma ho finalmente capito qual è la mia strada. Avevo trascorso fin troppo tempo a piangermi addosso e adesso sono rinata, ho capito che la vita va vissuta, ma soprattutto combattuta! Sono riuscita ad andare avanti lasciando davvero il mio passato e tutte le brutte esperienze alle spalle. Ho fatto parecchie e sincere amicizie in questa nuova facoltà, per quanto riguarda quelle vecchie sono rimasta in contatto solo con l'ex di Simone, per il resto è tutto parte del passato. Non ho notizie di nessuno, tanto meno di Alex. Lo penso spesso, i momenti trascorsi con lui sono scolpiti nel mio cuore, mi manca, ma... va bene così. Bisogna pur metterlo il punto alla fine di una frase, alla fine di una storia, si chiama ortografia o, più comunemente, coraggio.

<< Ma che ne dite se stasera usciamo per festeggiare la chiusura del semestre e questa materia appena data? >> Proposi alle mie nuove amiche universitarie. Loro sì che sapevano divertirsi senza alcool, senza esuberanze.

<< Me l'accollo! >> Rispose la più energetica, la secchiona dell'università. << Andiamo in un pub quì in città, stasera c'è un tributo a Ligabue. >>

Una volta messe d'accordo tornammo a casa, attendendo con ansia l'arrivo della sera. Jeans, tacchi, magliettina rossa scollata: colore che mi dona molto grazie ai miei capelli ramati e alle mie lentiggini. Mi piastro i capelli: da lisci sono davvero lunghi! Un filo di matita, di lucida labbra e sono pronta.

La serata proseguiva davvero magicamente, ero felice del mio esame, ero felice della compagnia che avevo e poi... C'era come sottofondo Ligabue: non potevo chiedere di più.

<< Balliamo! Ragazze "Urlando contro il cielo" va urlata, ballata! Scateniamoci!! >> Ci alzammo tutte di proposito iniziando a saltellare, gridare e ridere. Le luci del locale si trasformarono in luci da discoteca, con quel flash così fastidioso, ma divertente, da non riuscire più a capire chi stava davanti.

D'un tratto nel buio viola del neon il suo sorriso splendido...

--------------------------------

Oggi vi lascio con un capitolo breve, ma... indovinate... Chi avrà mai incontrato al locale? :D

Paura di amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora