Capitolo 9

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A Louis Tomlinson il sangue andò subito alla testa, sebbene la ragione gli suggerisse che Harry voleva soltanto dormire... non dormire con lui.

Continuò a farlo camminare.
<<Non avete dei pettegolezzi cittadini da raccontare?>> gli domandò un attimo dopo.
L'altro si accigliò. <<Detesto i pettegolezzi. Difficilmente si tratta di condividere buone notizie, e a voi non darebbe fastidio se le vostre miserie diventassero il divertimento degli altri?>>
Tommi gli lanciò uno sguardo, desiderando quasi che lui non gli avesse rivelato questo suo aspetto più profondo. Così era ancora più difficile resistergli. Lo fece camminare ancora per la stanza, mentre Harry lo interrogava su questioni personali: com’era stato crescere con delle sorelle, sulla scuola militare e sulla guerra.

<<La vita di un soldato non è il tipo di racconto adatto a un nobile come voi>> dichiarò lui a un certo punto.
<<È stata così terribile?>> Harry si voltò a guardarlo con simpatia e sollevò una mano a toccare la cicatrice sulla tempia. <<Come ve la siete fatta?>>
Lui fissò i suoi bellissimi occhi, provando a usare quell'espediente per ostacolare la memoria. <<Un soldato francese mi ha colpito con la sciabola.>>
Dischiuse le labbra, toccando di nuovo la cicatrice. Lui gli teneva le mani alla vita, e dovette fare uno sforzo per mantenerlo a una certa distanza.
<<Dobbiamo camminare>> suggerì invitandolo con la mano a voltarsi.
<<E parlare di altre cose.>>

In qualche modo, Harry lo stimolò a parlare della sua famiglia, della mancanza di generosità di suo zio, di come sua madre e le sue sorelle spesso non avessero potuto permettersi vestiti nuovi, di come suo zio l’avesse mandato a scuola, ma senza dargli abbastanza denaro; così che spesso aveva patito la fame. Gli parlò di suo padre, un uomo buono che aveva perdonato lo zio, mentre Tommo non l'avrebbe mai fatto. Gli raccontò che avrebbe preferito restare un soldato piuttosto che intraprendere la stessa vita di suo zio, ma che doveva assicurarsi che la tenuta prosperasse per le sue sorelle. Così aveva cambiato vita, ma non aveva alcuna intenzione di partecipare alla mondanità cittadina, se poteva farne a meno.
Il freddo cominciava a invadere la stanza penetrando dagli spifferi delle finestre, e Louis gli aveva messo il proprio cappotto sulle spalle. Quando il fuoco nel camino si spense, lo lasciò un attimo per andare a riattizzarlo, e quando tornò lui si era addormentato su una sedia. 

<<Oh, no! Non dovete!>> lo esortò tirandolo in piedi.
L'altro si portò una mano alla fronte. <<Sono davvero stanco. Dobbiamo proprio camminare?>>
Tommo coprì la sua mano con la propria. <<Avete ancora mal di testa?>>
<<Non più così forte.>>
Lui gli sfiorò la guancia, desiderando fargli passare ogni dolore. <<Forse dovreste mangiare qualcosa.>>
Non avevano neppure toccato il cibo, in effetti.

Sedettero al tavolo, in modo così naturale che lui dimenticò di essere con il diamante della Stagione londinese. Lì nella locanda Harry era dolce e affabile e apparteneva a lui soltanto. Si versò del vino, sperando che calmasse un po' il desiderio che provava per lui. 
Al termine della cena, si alzò. <<È ora di tornare a camminare.>>
Lo sollevò in piedi, ma lui gli si appoggiò contro. 
<<Mi dispiace, capitano, ma le gambe non mi reggono.>>
<<Tornate a letto, allora, ma dovete restare sveglio.>>
Lo sollevò e lo portò sul letto, e lui subito si seppellì sotto le coperte e chiuse gli occhi. <<Oh, no! Mettetevi a sedere e parlatemi.>>
Glie si mise accanto, in modo da tenerlo sveglio.
Harry gli si appoggiò contro. <<Ditemi delle vostre sorelle.>>
Così gli raccontò delle sorelle finché anche i suoi occhi non divennero si pesanti. Gli narrò di tutte le cose divertenti che avevano fatto, le sciocchezze che avevano condiviso.

Harry rise, e sembrò lui stesso un ragazzino. Ma quando tornò a premersi contro di lui si rese conto di quanto fosse uomo, e quando gli piacesse averlo tutto per sé. 

Dovevano mancare solo un paio d'ore all'alba, poi avrebbe dovuto separarsi di nuovo da lui. E restare a guardarlo mentre attraversava le sale da ballo gremite di ammiratori, come un diamante sul velluto.

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