Sentivo il sudore scendere sul mio collo, senza sosta, mentre continuavo a correre per il parco di Newport. Non ero mai stata una persona atletica, e non avevo mai avuto particolare bisogno di attività fisica, ma da quando avevo iniziato l'università mi ero scoperta incredibilmente stressata e la corsa sembrava essere una perfetta valvola di sfogo.
Non avevo chiesto a nessuno di correre con me, lo ritenevo un momento del tutto mio, anche se talvolta Aaron si era unito a me; non disprezzavo la sua compagnia, questo perché avevo scoperto in Aaron una dote molto particolare: riusciva ad apprezzare come me il silenzio, e riuscivamo a correre senza aver bisogno di dirci nulla, sorridendoci appena quando i nostri sguardi si incontravano casualmente.
Lui era sicuramente più bravo di me, giocando a calcio a livello agonistico, ma cercava di mantenere il mio passo nella corsa per non lasciarmi sola. Probabilmente non avrei potuto definire il mio rapporto con Aaron fortificato come quello con Jared, o ricco di cose in comune come quello con Travis, ma riuscivo a percepire che qualcosa di profondo ci legasse, senza che noi ce ne rendessimo davvero conto.
Era strano come, in otto anni, a nessuno di noi fosse mai venuto in mente di violare la nostra amicizia: conoscevamo tutti i nostri limiti, e se ce n'era uno che condividevamo era l'idea che l'amicizia dovesse rimanere tale. Non ci eravamo mai ritrovati in situazioni spiacevoli, visto che l'unica coppia che c'era era quella di Travis e Delilah che avevano imparato a conoscersi al di fuori del nostro gruppo e solo dopo essersi scoperti estremamente simili, si erano "dichiarati" a noi.
Stimavo fermamente il loro rapporto; la loro era una relazione sincera e profonda, dove non vi era il costante bisogno di scambiarsi effusioni per dimostrarsi affetto, ma un semplice sguardo riusciva a riscaldare entrambi i loro animi. Stavano insieme da quasi tre anni, eppure riuscivano -a detta di lei- a riscoprirsi ogni giorno, senza cadere nella monotonia e abitudine che le coppie, unite da tempo, si trovano ad attraversare.
"Direi che può bastare per oggi!" mi sforzai di dire, visibilmente affaticata e con il respiro pesante. Aaron rise divertito, per poi fermarsi accanto a me.
"Ti facevo più resistente, Ward!" mi diede una leggera pacca sulla schiena "ma oggi abbiamo corso tanto, quindi ti devo dar ragione" annuì, d'accordo con me.
Iniziammo a camminare per rallentare il battito cardiaco e rilassare tutto il corpo, mentre bevevo litri e litri d'acqua per reidratare il mio organismo.
"Vuoi che ti accompagni a casa? Ho la macchina" propose, dopo esserci fermati definitivamente, tirando fuori le chiavi.
"No grazie, casa è vicino e ne approfitto per camminare ancora un po' " sorrisi gentile, mentre gli davo un bacio sulla guancia per congedarmi.
Quando iniziai a camminare verso casa, la mente mi riportò a poco più di tre giorni prima, alla mostra di Travis: dopo che Harry era andato via, il mio fotografo preferito mi aveva fatto un regalo ancor più sensazionale della foto inedita. Me l'aveva regalata, ritenendo giusto che fossi io a tenerla e non "qualsiasi altra persona che non ne apprezzerebbe il lavoro"; inutile dire che lo avevo abbracciato forte e lo avevo ringraziato per un regalo così piacevole, che sarebbe arrivato a giorni nel mio appartamento. In seguito, mi aveva presentato al suo insegnante, tale professor Smith, che si era congratulato con entrambi per l'incredibile lavoro svolto, e confidò che molte erano state le proposte di vendita dei ritratti, che per ovvie ragioni aveva rifiutato. Ero davvero contenta che qualcuno, all'infuori di noi, vedesse in Travis la luce del talento che da anni migliorava, con tanta fatica e impegno.
Quando ero poi tornata a casa, la mente era inevitabilmente corsa all'incontro con Harry e mi era stato impossibile non sorridere apertamente, ripensando al modo in cui i nostri corpi si attraessero involontariamente. Mi ero sentita, per la prima volta, in un ruolo di potere: un potere non imposto, quanto condiviso con lui; talvolta lo avevo io, altre volte lui. E mi piaceva che la facessimo sembrare un qualcosa di estremamente naturale, godendo silenziosamente di quegli attimi di estraneità dal mondo.
Mentirei se non dicessi che più volte mi aveva travolto il rimorso di non avergli dato il mio numero, ma poi l'aura di intrigo che lo avvolgeva mi faceva pensare che in qualche modo sarebbe riuscito ad ottenerlo. Mi pentii invece amaramente di non avergli chiesto cosa ci facesse lì, se anche lui apprezzasse la fotografia, se gli alcolici non fossero la sua unica passione; avrei voluto scoprire così tanto su di lui, che questo desiderio mi mandava completamente in confusione.
Quando rientrai in casa, tornata dalla corsa, mi fiondai velocemente nella doccia, per levare tutto il sudore, che mi aveva resa appiccicaticcia. Mi ero concessa un po' di sano relax sotto il getto dell'acqua e quando ero uscita mi ero ritrovata Delilah e Rosie nel mio salotto, a sfogliare cataloghi di moda come se fosse casa loro.
"Anche se avete le chiavi, potreste avvisare quando state per entrare?" chiesi allora io, mentre mi avvicinavo al frigo per offrire loro qualcosa.
"Abbiamo sentito che eri in doccia e non ti abbiamo voluta disturbare" rispose Rosie, mentre continuava ad osservare il vestito azzurro sul corpo della modella. Appoggiai i gomiti sull'isola della mia cucina, e iniziai a partecipare alla conversazione.
"Rosie ha scoperto un outlet poco distante di qui. Ti andrebbe di farci un salto?" mi chiese Delilah. Pensai a quanto avrei dovuto studiare, ma mi complimentai con me stessa per essere riuscita a recuperare i giorni persi a causa del servizio, ritrovandomi quasi di pari passo con il programma delle lezioni. Per cui estremamente sollevata, annuii, suscitando dei sorrisi genuini sul volto delle mie amiche.
*
"Che ne pensi di questo?" mi chiese Rosie, mentre uscivamo insieme dai camerini. Indossava un jeans che arrivava alle caviglie, strappato un po' ovunque: molto nel suo stile.
"Molto nel tuo stile" confermai, infatti.
"Vero? Lo penso anche io!" mi sorrise prima di rientrare nel camerino per provare altro.
Io continuai a guardarmi allo specchio, abbastanza insicura. Avevo preso un jeans estremamente attillato, con piccoli strappi qua e là, accompagnandolo con una camicia nera con inserti, che si potevano definire etnici, e una giacca di jeans con tante applicazioni colorate."Stai molto bene" disse Delilah, mentre usciva dal camerino per andare a pagare "provi altro o vieni a pagare con me?" mi chiese poi.
"Ho solo un ultimo vestito da provare" e rientrai nel camerino. In realtà, più che di un vestito si trattava di una tuta elegante nera, che lasciava le spalle scoperte e arrivava fino alla caviglia, con un taglio a sigaretta. Dietro poi si apriva sulla bassa schiena dividendo, ipoteticamente, il top dal pantalone. La provai e mi concessi di ammirarmi e senza pensarci ancora uscii dal camerino soddisfatta.
*
Ci eravamo poi dirette ad un bar in zona, per prendere un caffè bollente e parlare del più e del meno.
"Non ci hai fatto vedere cosa hai preso alla fine" disse Rosie, curiosa del contenuto delle mie buste.
"Il completo casual, alcune magliette per tutti i giorni e una tuta elegante" risposi, mentre sorseggiavo il mio caffè al ginseng.
"Qualche appuntamento galante?" sollevò le sopracciglia Delilah, ammiccando.
"Chissà" risposi io, provocatoria, mentre loro iniziarono a parlare, cercando di estorcere informazioni.
Proprio quando pensavo alla fuga, il mio telefono vibrò, richiamando l'attenzione di tutto il gruppo e in particolare delle due curiose.
Messaggio da: Sconosciuto
Ore: 17.56Allora vuoi uscirci sul serio con me.
Confusa da quel messaggio, sollevai immediatamente lo sguardo per notare a pochi tavoli di distanza, una chioma bruna e degli occhi verdi fissarmi intensamente, per poi sorridere, accennando un saluto con la mano.
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Buona domenica!
Siamo giunti al quinto capitolo e come avrete visto, di Harry non c'è traccia! (escludendo l'ultimo pezzo) però mi è piaciuto molto scrivere del rapporto con Aaron. Penso che sia il rapporto d'amicizia migliore che Ellie abbia.Il prossimo capitolo sarà decisivo, e l'altro ancora sarà...impegnativo! Spero vi stia piacendo la storia,
Se vi va, ci vediamo al prossimo capitolo
Burning Cold x
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CANTHARIDE- [H.S. AU]
Fanfiction"afrodiṡìaco" , agg. e s. m. [dal gr. ἀϕροδισιακός «sessuale», der. di ᾿Αϕροδίτη «Afrodite», la divinità greca dell'amore, corrispondente a Venere della mitologia romana] (pl. m. -ci). - Che eccita o aumenta il desiderio e il piacere sessuale. Ell...