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The monster running wild inside of me, So lost, I’m faded, I’m faded, So lost, I’m faded》
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aprì con un battito di ciglia gli occhi verdi. Era sveglia. Si trovava in un lettino dalle candide coperte. Giuró di avere già visto quel posto più di qualche volta. Ne era sicura. Ogni tanto nella stanza si udivano dei suoni acuti. Era la macchina del battito cardiaco. Sulla sua bocca sottile era situata una mascherina in plastica che gli trasmetteva continuamente ossigeno. Aveva ormai compreso dove si trovava. 'Signorina Destiny Parker...' la chiamò l'uomo in camice bianco. Adorava sentire risuonare nell'aria il suo nome. Trovava che fosse un nome azzeccato. Destiny. Destino. Lei era il tipo di persona che si lasciava continuamente trasportare dal destino. Ogni giorno. Continuamente.
'Il suo respiro si è regolarizzato... le ho già detto di non fare sforzi simili. È stata fortunata che un ragazzo la ha vista in difficoltà, senza di lui probilmente non c'è la avreste fatta.'
Le disse l'uomo scrivendo qualcosa velocemente su un pezzo di carta. 'a proposito del ragazzo...' disse posando i suoi occhi in quelli di Destiny. 'Mi ha detto di rivolgerle i suoi ringraziamenti per avergli riportato il suo cellulare, e le augura una buona guarigione e un buon risveglio dalla coma.'
Destiny lo guardò con aria interrogativa. Coma? Si chiedeva. Le sembrava di aver dormito solo per pochi minuti.
Il dottore anche se lei fino ad ora non aveva nemmeno detto una parola, capí tutto solo dal suo sguardo.
'Già. Lei è rimasta in coma per tre settimane esatte.' Disse il dottore in modo frenetico.
Destiny abbassò lo sguardo.
Guardò poi, fuori dalla finestra. Nevicava.
'Allora... Destiny. Le prendi le pillole?'
Scosse la testa, senza togliere nemmeno per un attimo il suo sguardo dalla finestra imbiancata.
'Molto male. Le devi prendere se vuoi che gli attacchi d'asma diminuiscano.' Disse in tono di rimprovero continuando a scrivere continuamente sul pezzo di carta. Scostó il suo sguardo dalla finestra e Posó i suoi occhi verdi in quelli del dottore. Destiny odiava prendere le pillole. Le trovava inutili e senza alcun senso. Almeno per il suo caso. Sapeva di non poter riuscire a controllare i suoi attacchi solo con delle semplici pillole. E inoltre ne odiava anche il sapore.
'Destiny... se non parli non potrò mai capire come cercare di farti stare meglio.' Destiny sapeva che non poteva stare meglio. Era destinata a rimanere a stare peggio.
Il dottore ormai rassegnato le disse 'Okay... se non vuoi parlare allora... per oggi ti dimetto. Ma vedi di stare attenta, di prendere le pillole e di non fare ulteriore sforzo fisico, I tuoi polmoni ne risentirebbero' disse salutandola con un cenno della mano e uscendo dalla stanza. Si guardò nuovamente in torno. Cercó le sue scarpe. Dopo un pó le trovò. Erano ai piedi del suo lettino. Prese le sue Vans in mano, e le fece calzare ai suoi piedi con un pó di fatica. Si alzò e andò verso uno specchio affianco alla porta. Si guardò allo specchio. 'Sono più brutta del solito.' Pensó sistemandosi per bene i capelli biondi. Prima di uscire dalla stanza notò che su una sedia vi era il suo zaino. Il ragazzo vestito di nero deve averglielo riportato. Al suo interno non mancava niente. Vi era anche il suo cellulare e la sua boccetta. uscì dalla sua stanza. Tutti al dì fuori di essa era di un bianco monotono. L'Intero ospedale era bianco. 'Triste' pensò la ragazza. Lei preferiva di gran lunga il nero. Uscì anche dall'ospedale. Si ritrovò in un paese che non aveva mai visto. Non sapeva dove si trovava. Sapeva solo che il destino la aveva portata qui. E per Destiny qualsiasi cosa il destino scegliesse per lei, andava bene.
Guardò un cartello. Capí dove si trovava. Milano.
Respirava a fatica, ma si sarebbe abituata. Camminava incertamente. Aveva bisogno di soldi. Di una casa. Di un lavoro. Probabilmente non avrebbero mai preso a lavorare una asmatica così tanto 'problematica e testarda', così come si definisce lei. Ma lei voleva provarci lo stesso. Decise di provare a fare un colloquio ad un ristorante. Si avviò al primo che vi era sulla sua strada. Sulle vetrine vi era scritto 'cercasi cameriera' in caratteri cubitali. Chiese alla cassiera se il capo poteva riceverla per un colloquio. La cassiera annuì. Destiny le diede il suo nome e cognome.
Si mise nella sala d'attesa aspettando il suo turno per il colloquio. faceva sempre più fatica a respirare già di suo. E di certo l'ansia che adesso portava nel cuore riusciva a peggiorare e rendere più affannoso il suo respiro. 'Destiny Parker' chiamò ad un tratto una voce roca e cupa da dietro la porta di fronte a lei. Con l'ansia alle stelle, entró nel grande ufficio e si fece posto su una delle comode sedie.
'Buongiorno' le fece il direttore squadrandola da capo a piedi.
'Buongiorno' ricambió lei flebilmente il saluto.
'Posso farle alcune domande?' Chiese lui guardandola negli occhi.
'Certo' rispose lei in tono sussurrato.
'Ha già avuto esperienze su questo campo?'
'No. Qualche volta facevo da serva a mia sorella.' Disse timidamente guardandosi la punta delle scarpe.
'Ah.' Fu la risposta.
'Ha percaso dei problemi di salute, o allergie a qualche alimento?'
'Sono asmatica. Ma non ho allergie.'
'Mh... okay.... pensa che il suo problema di asma possa inpedirle di lavorare o si sente in grado di farlo?'
'Mi sento perfettamente in grado di affrontare un lavoro.' Disse con determinazione lei.
'D'accordo signorina Parker. Le faremo sapere. Arrivederci' le disse in tono cordiale il direttore porgendole la mano.
Strinse debolmente la sua mano, e disse 'Arrivederci.'

Breath; -Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora