Twings and dry leaves

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Il mattino seguente, dopo una notte insonne, Remus decise che ormai non aveva più senso tentare di addormentarsi. Era l'alba, e le nuvole fuori cominciavano a colorarsi delle diverse sfumature del rosa e dell'arancione, preannunciando una giornata particolarmente soleggiata, abbastanza rara per la Londra di quel periodo.
Senza far rumore e facendo attenzione a non svegliare il compagno di stanza, il licantropo scese lentamente le scale, trascinandosi a fatica nella cucina; i piatti che i genitori di James avevano messo in tavola per la cena erano ancora intatti: i ragazzi, infatti, erano corsi in camera senza toccare minimamente il cibo, discutendo per ore sui possibili luoghi dove poteva essere il loro amico e di come si sarebbero comportati il giorno seguente con la famiglia Potter. Avevano discusso fino a tarda notte, fin quando il ragazzo dai capelli indomabili non era crollato sul letto, con addosso ancora i vestiti della mattina stessa; premuroso come al solito, Remus lo aveva cautamente coperto con delle trapunte trovate in giro per la stanza, poi si era sdraiato sul suo letto, le mani dietro la testa e lo sguardo rivolto al soffitto, mentre cercava invano di capire dove potesse essere in quel momento in moro; era rimasto in quella posizione fino al mattino successivo.
Dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua ed essersi sciacquato il viso, il giovane si era spostato nel salotto e si era seduto sulla solita poltrona, osservando le strade al di fuori della finestra, ancora profondamente deserte; solamente a quel punto un suono attirò la sua attenzione. Sembrava che qualcuno stesse picchiettando contro una delle finestre al primo piano; rimase qualche istante immobile, tentando di intuire se quel suono fosse reale o se si trattasse semplicemente di uno scherzo causato dal sonno e dalla stanchezza. Quando ebbe constatato di non essere impazzito, si alzò immediatamente ed uscì fuori di casa; in un primo istante, tra la nebbia di primo mattino, non vide nulla. Solamente dopo aver aguzzato la vista ed essersi guardato attorno, notò una strana figura che, nascosta tra le siepi, lanciava dei piccoli sassolini contro la finestra della stanza di James.
"Sirius, che diamine stai facendo?" –esclamò il licantropo, avvicinandosi con cautela.
"Dio, Rem, pensavo che nessuno si sarebbe accorto di me! Sono qui fuori da un'ora ma avevo totalmente dimenticato quanto James avesse il sonno pesante." –rispose l'altro, mentre un sorriso sollevato si faceva largo sul suo viso. La sua espressione, tuttavia, mutò immediatamente in terrore, quando vide il compagno avvicinarsi con fare minaccioso.
"Dove sei stato, Sirius? Hai idea di quanto ci siamo preoccupati io e James? Pensavamo che ti fosse successo qualcosa!" –sbraitò il castano puntandogli un dito contro il petto, gli occhi leggermente sgranati e una vena pulsante sul collo.
"Che cos'è tutto questo fracasso? Lasciatemi dormire, sono solamente le sette del mattino! –una voce proruppe dal piano di sopra, e un James ancora assonnato fece capolino dalla finestra- Sirius? Che cosa ci fai fuori a quest'ora? E soprattutto, quando sei tornato?"
"Vi spiegherò tutto, promesso, ma almeno lasciatemi entrare! Si sta gelando qui fuori!" –ribatté sorridendo il giovane Black, mentre si affrettava ad entrare in casa.
Quando Remus ebbe chiuso la porta, senza molte cortesie lui e James spinsero il moro su una sedia della cucina, poi lo fissarono corrucciati in attesa che cominciasse a parlare.
"James, è andata alla grande! Avresti dovuto vedere la faccia della povera Walburga quando gli ho presentato Remus! Sembrava avesse visto un troll nella sua cucina. Alla fine mi ha cacciato di casa senza dire una parola!" –iniziò l'altro ridendo, e a quel punto il licantropo aggrottò la fronte pensieroso.
Perché il moro non stava raccontando la verità al suo migliore amico? In tutta risposta, come se potesse leggere nella sua mente, Sirius gli lanciò un'occhiata fugace, e a quel punto il castano poté notare delle profonde occhiaie di un grigio-violaceo che avrebbero potuto fare concorrenza alle sue. Decise dunque di rimanere in silenzio, ascoltando la nuova versione senza controbattere. "Saggia scelta, quella di non raccontare nulla a James ieri sera." –pensò tra sé e sé con un mezzo sorriso.
"Dici davvero? Non ti ha detto proprio nulla?" –domandò James sorridendo sornione, accomodandosi poi in una sedia in attesa dei particolari.
"Sì, certo. Ha solamente blaterato qualcosa sull'onore e sull'infangare il nome della famiglia e poi mi ha spinto fuori di casa." –rispose il moro in maniera vaga.
"E a quel punto Sirius? Dove sei andato? Perché non sei venuto al parco come avevamo stabilito?" –chiese Remus, riservandogli uno sguardo duro.
"Beh, a qual punto ti ho perso. La tempesta di neve imperversava troppo forte ed non riuscivo a trovarti, così sono andato nell'unico posto che avevo bene in mente, casa di mio zio Alphard, e lui mi ha invitato a restare per la notte. Avrei dovuto inviarvi un gufo, lo so, ma fuori il tempo era troppo brutto e non volevamo mettere a repentaglio la sua povera civetta." –rispose prontamente lui, cercando di non guardare negli occhi il licantropo.
Quella variante dei fatti, architettata con grande cura e che sembrava essere abbastanza plausibile, sembrò convincere il povero James che, ancora profondamente assonato, si congedò tornando a dormire. Il giovane Black lo seguì a ruota, borbottando di aver bisogno di fare una doccia veloce prima che i signori Potter si svegliassero; aveva volontariamente evitato lo sguardo inquisitorio di Remus, che invece non era rimasto molto convinto dalla scusa di Sirius.
Prima che il moro salisse su in camera con un cenno, il licantropo aveva infatti notato un paio di rametti e di foglie secche incastrate tra i capelli color pece del ragazzo, la terra incrostata sotto le unghie e alcuni tagli superficiali che spiccavano sulle braccia scoperte.

Matters of different point of viewWhere stories live. Discover now