Le origini

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Un cigolio sommesso accompagnò l'apertura di una porta scura, in legno antico, intarsiata da minuziose decorazioni in ferro battuto.

Una figura incappucciata scivolò tra le ombre, senza far rumore, quasi fluttuasse a qualche centimetro dal suolo. Sbuffi di vapore argenteo si arricciavano ai lati del volto nascosto, disperdendosi in ampie volute nell'aria di quel gelido inverno.

Avanzò velocemente nella neve, stringendosi il mantello intorno al corpo e lanciandosi occhiate guardinghe tutto intorno.
Qualsiasi cosa lo stesse inseguendo sembrava esercitare una certa preoccupazione in lui.

Arrivato davanti ad un'antica abitazione, s'insinuò tra le crepe dei muri e scomparve dalla via innevata.

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"Senza coperchio, chiave né cerniera
uno scrigno cela una dorata sfera".

Una voce femminile, calma e ponderata, lo raggiunse dall'angolo più lontano e oscuro della stanza.

"Il buio, mia cara. E dovresti smetterla di dubitare del mio ingegno".

"Sei in ritardo. Hai avuto qualche contrattempo?".

"No, ma avevo il timore che qualcuno potesse seguirmi. Sai bene che l'odio ed il sospetto alimentano le voci nel villaggio".

Finalmente, il nuovo arrivato si calò il cappuccio dalla testa e rivelò un volto giovanile, affascinante, circondato da morbidi ricci color del grano e un lieve accenno di barba.
Gli zigomi pronunciati, la linea ben definita della mandibola ed il naso dritto gli conferivano una bellezza fuori dal comune, ma erano i suoi occhi d'oro colato ad attirare gli sguardi curiosi dei paesani.

Aleggiavano miti e leggende sulle iridi d'ambra: alcune sostenevano che fosse un dono maledetto dei discendenti del
diavolo, che aveva osato sfidare arrogantemente il Dio Cristiano. Perciò, questi aveva maledetto la progenie demoniaca, donandole le più rare tra le iridi, d'oro fuso, riconoscibili tra mille e, quindi, maledette dalle popolazioni.
Altre, invece, le ritenevano un presagio di sventura, di malattia ed epidemia.. o di morte.

"Da quando sei diventato tanto sospettoso?".

"Immagino da quando tu hai iniziato a rivolgerti a me per indovinelli, Rowena".

La figura si mosse sinuosamente verso di lui e raggiunse il cono di luce lunare al centro della stanza: lunghi capelli corvini incorniciavano il volto perfettamente ovale, argenteo alla luna. Le labbra rosse e carnose erano tese in un piccolo sorriso appena accennato e gli occhi, del blu più intenso, contornati da lunghe ciglia nere, brillavano di un'intelligenza fuori dal normale.
Il corpo sinuoso ed elegante era stretto in una veste scura come notte ed un ciondolo si insinuava nell'incavo dei seni d'avorio.

"Dove sono gli altri? Sanno bene quanto sia importante la segretezza. Non possiamo permetterci di farci vedere insieme.. non alla luce del giorno".

Il ragazzo emise una risata appena accennata e si massaggiò il mento. "Non ti agitare, sai come sono fatti. Avranno avuto le loro ragioni; non ci resta che aspettare" e si sedette al suolo, estraendo dalla tasca un piccolo groviglio di fili metallici intrecciati tra loro.

"Sei stata brava." le disse "È da quando me l'hai dato che mi assilla. È alquanto difficile".

Rowena sorrise e gli si avvicinò. Una mano candida gli sfiorò piano una spalla, per poi tracciare la curva del braccio, fino ad arrivare alla mano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 11, 2017 ⏰

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