3. Che nervi, che nervi, che nervi!

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Che cosa?

Faccio un passo indietro e subito vado a sbattere contro qualcosa, o meglio...qualcuno. Mi giro. Robert è dietro di me e mi tiene per le spalle. Il mio sguardo passa da Robert a Pertinent. Sono confusa: o sto parlando con un morto vivente o Edward si diverte a prendere in giro la gente.

"Scusi, ripeta" la voce di Robert arriva pacata.

Pertinent mi guarda, probabilmente per capire se può fidarsi dell'uomo che si trova alle mie spalle. Vedendo che non mi muovo, si decide a parlare

"Qualcuno mi ha avvelenato" spiega. "il mio corpo sta cercando di reagire, ma, non sapendo che razza di intruglio ho ingerito, è difficile trovare una cura...se esiste..."

"Cioè si spieghi...ha bevuto del veleno?" Chiede Robert.

L'uomo scuote la testa leggermente "Non lo so...penso...ma non so né quando né dove..."

Direi che abbiamo un sacco di indizi! Troveremo il colpevole in un battibaleno!

Incrocio le braccia al petto. "Potrebbe morire?"

"Morirò sicuramente..." Dice con un sorriso triste "...ma prima voglio beccare quei bastardi!"

"Ha una pista?" Chiedo stanca scostandomi un po' da Robert.

"...non proprio..."

Se continua a fare il misterioso non riusciremo mai a venirne a capo!

"Va bene. Ci incontriamo domani nel mio appartamento." Ordino porgendogli un fogliettino di carta giallognola con il mio indirizzo.

Edward mi guarda e poi fissa Robert.

"sì, ci sarò anch'io se è ciò che vuole sapere..." Dice sospirando.

L'uomo annuisce e, dopo averci rivolto un fiebile saluto, si dilegua.

"Tutti a te i tipi strani?" Chiede il poliziotto una volta scesi dall'edificio.

Sbuffo in risposta.
Stiamo tornando al 'quartier generale' e pian piano il cielo si sta facendo nuvoloso.
Entriamo dalla porta a vetri e saliamo al terzo piano.

"Eccovi qui!" È Anna, la segretaria degli uffici. "Il signor Finn Stuart vi sta aspettando." Non ha staccato lo sguardo dal computer.

Guardo Robert e sbuffo. Quando ci cerca mio zio, non è mai nulla di buono...
Anche Robert mi guarda con occhi supplichevoli. Ci dirigiamo verso il suo ufficio completamente vetrato. Busso vedendolo intento nella lettura di un librone.

"Avanti." Dice con voce possente dando un'occhiata verso di noi.

Entro sentendo dietro di me la presenza di Robert.

"Allora..." Inizia lui chiudendo il tomo appoggiato sulla sua scrivania. "Non vi chiederò dove siete stati perché potrebbe nascere un'altro problema..."

Io ed il mio collega ci siamo fermati davanti a zio Finn.

"Parliamo del vostro operato." Dice serio guardando prima me e poi il mio amico. "Non state risolvendo molti casi..." Si ferma e mi guarda come ad aspettarsi una risposta che da parte mia non tarda ad arrivare.

"Nessuno chiede di noi..." Scrollo le spalle.

"Nessuno! Nessuno? Eppure le chiamate ti arrivano spesso Mariline!" Ha alzato leggermente la voce.

Abbasso lo sguardo. Ho provato a dirgli che i clienti mi spengono il telefono in faccia quando rispondo, ma non mi crede e continuerà a fregarsene.

"In più ora vi date le ferie a Pasqua! Pasqua!?"

Stamattina ho dato i documenti per le ferie ad Anna...mio zio deve averli visti in un qualche modo.

"Signore è colpa mia." Mi difende Robert.

"Sono contento che tu cerchi di difendere mia nipote, ma ti pregherei di stare in silenzio." Continua Finn. "Per questa volta vi lascio fare, ma se non troverete e risolverete un caso entro la fine del prossimo mese, prenderò dei provvedimenti. Ora andate." Detto ciò riapre il suo libro è torna a leggere.

Usciamo da quella stanza troppo piccola per tre, anche se con mio zio tutte le stanze sono piccole...
Mi dirigo nel mio ufficio con Robert alle calcagna. Arrivata mi siedo pesantemente alla scrivania.

Che nervi, che nervi, che nervi!

Mi massaggio le tempie. Quando mio zio dice che prenderà dei provvedimenti, non c'è da stare tranquilli. Qualche anno fa lavorava per lui il dottor Silver. Si dice che sia stato licenziato per aver lasciato la tazzina del caffè sulla scrivania di Finn. Secondo me è solo una leggenda metropolitana: a mio zio non andava molto a genio il dottor Silver.

"Mi stai ascoltando?" La voce di Robert mi riscuote dai miei pensieri.

"Come?"

Lui sospira. "Vieni, andiamo a casa mia e prendiamo un te." La frase esce come un ordine e forse lo è.

Seguo Robert alla sua macchina e salgo nel posto anteriore del passeggero.
Durante il viaggio inizia a piovere. Il ticchettio delle gocce che battono sul tettuccio della macchina mi rilassa, così mi distraggo da tutti i pensieri negativi. Arriviamo alla villetta di Robert. Non hanno molti soldi, ma la madre di sua moglie Marta ha lasciato loro in eredità la casa.
Entro dietro di lui.
L'ambiente è silenzioso.

"Non ci sono i bambini e Marta?"

"Marta è al lavoro e le pesti all'asilo. Tornano tutti verso le cinque e mezza."

Guardo l'orologio della cucina, dove siamo entrati.

"fra mezz'ora." Dico.

Robert annuisce mentre prepara il te.
In pochi minuti una tazza fumante e profumata è davanti al mio naso.

"Grazie." Dico prendendo tra le mani la ceramica.

"Va meglio?"

Annuisco.

"Sta tranquilla. Riusciremo a risolvere il caso morto vivente"

Rido a come ha chiamato l'ultimo stano enigma. Poco dopo si aggiunge anche lui. Ridiamo e scherziamo per diversi minuti, finché sentiamo la porta aprirsi.

"Zia Meri!" Mi sento chiamare.

"Ciao bambini!" Li abbraccio.

"Oh che piacere Meri!"

Mi stacco dai nipotini "Ciao Marta!" Sorrido.

Sembra stanca, probabilmente è il lavoro...

"Già a casa?" La donna guarda Robert.

"Abbiamo staccato prima." Scrolla le spalle.

"Ora sarà meglio che io vada..." Dico intromettendomi nella conversazione.

"Ti accompagno!" Si offre Robert.
"No, non fa nulla, prendo un taxi"
"Insisto!" E mentre pronuncia la parola si infila la giacca di pelle.

Guardo Marta. Non voglio portarle via Robert adesso che possono stare un attimo insieme a casa. Lei mi sorride

"State attenti!" Ci ammonisce "il vialetto d'entrata è scivoloso."

Saluto la famiglia Grey e in dieci minuti Robert ed io siamo davanti al mio appartamento.

"Grazie...di tutto." Dico scendendo.

Mi sorride "Qualsiasi cosa, chiamami. In dieci minuti arrivo." Dice prima di sgommare via.

Il Passo Della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora