La tua ultima parola è stata 'buonanotte' e, dopo che hai lasciato casa mia, sono andato a dormire tranquillo. Ho dormito male, quella notte. I miei sogni non facevano altro che tramutarsi in incubi: un cane coccoloso diventava un lupo mannaro, un giorno di sole veniva aggredito da una tempesta violenta e tu, davanti ai miei occhi, ti scioglievi sotto le gocce di pioggia. Mi sono svegliato così sudato, quella mattina, che l'impronta della mia testa era stampata lì, fradicia, sul cucino che aveva ancora il tuo profumo. Non sapevo che, una telefonata dopo, quell'odore sarebbe stato l'unica cosa rimasta di te...
"Isak? Posso entrare?" Eva bussò alla porta, con attenzione. Faceva sempre tutto, con attenzione, da tre giorni a questa parte, dopo la terribile ed inaspettata dipartita di Even. Lei era convinta del fatto che le vite di quest'ultimo e del suo migliore amico fossero sicuramente legate l'una all'altra. Erano paragonabili ad un laccio da scarpe. Quando l'inizio in plastica di esso si rovinava, tutta la lunghezza si sfilacciava, fino a disumanizzare il laccio stesso.
Quello disumanizzato, ora, era Isak. Non sembrava effettivamente più un ragazzo sano e felice come era sempre stato, ma un incrocio tra un arbusto nel bel mezzo di dicembre ed una bestia. La sofferenza l'aveva reso spaventosamente stanco, dall'aria quasi malata, con un aura talmente negativa da intaccare l'umore di tutti. Compreso quello di Eva, in quel momento, che, quando entrò nella stanza, si sentì mancare il respiro. La tensione si poteva tagliare con un coltello.
"Ti ho portato il pranzo." aggiunse, con un finto sorriso. Appoggiò le mani sulle spalle dell'amico, che si spostò immediatamente, e sbirciò il foglio. "Cosa stai..."
"Ho intenzione di parlare, al funerale di Even." rispose, con tono scuro e lentamente.
Eva non seppe cosa dire. Era strano addirittura che Isak avesse risposto, visto che da giorni lei parlava con il muro e lui non usciva dalla propria stanza nemmeno per fare pipì. Dopo un po', annuì. "Va bene. Se vuoi... una mano, non lo so. Qualsiasi cosa. Io e Jonas ci siamo."
Isak si trattenne dal cacciarla via. Voleva bene ad entrambi, ma l'unica cosa che desiderava era scendere in salotto e trovarli abbracciati sul divano. Lui non aveva più la sua persona da abbracciare. Lei si sentì congedata e quindi lasciò la stanza, incitando Isak a mangiare qualcosina del vassoio appena portato.
Appena sentì la porta chiudersi, rilesse il foglio. Doveva essere tutto perfetto, per lui, per un bel saluto e, soprattutto, per Even. Isak era sempre stato un tipo molto riservato e così Even. Erano la tipica coppia che comunicava attraverso gli occhi e non con le parole. Si amavano molto, il loro amore si poteva quasi toccare, tanto era intenso, ma non se lo erano detti mai, nonostante, nell'ultimo periodo, quelle due paroline magiche premevano sulle labbra di entrambi per riuscire ad uscire.
Forse Isak avrebbe dovuto dirgli 'buonanotte, Even, ti amo' ed l'altro avrebbe dovuto rispondergli 'anche io, buonanotte' e tutto sarebbe stato più sensato. Più da film. Ma la sua vita era più catastrofica di un film e di sensato non aveva un bel niente. Sopratutto non il modo in cui l'amore della sua vita era morto.
Una notifica illuminò lo schermo del suo telefono ed Isak si affrettò a leggerla. Un conoscente gli aveva inviato le condoglianze su Messanger. Una cosa un po' patetica. Ma cosa c'era più patetico di Isak, che, ogni sera, immaginava che accanto a lui ci fosse Even e parlava ad un muro bianco come se niente fosse?
Rispose con un freddo grazie e decise di distrarsi un po' con qualche video di Facebook. Ma l'incubo che non era terminato al suo risveglio lo perseguitava ovunque.
Oslo in tempo reale ha pubblicato un link.
Banda di ladri uccide un diciannovenne con tre accoltellate.
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Before & After.
Fanfiction"Perché lui?" sussurrò, faccia a faccia con il petto del moro. Sapeva che Jonas non avrebbe mai parlato di puttanate come 'era il fiore più bello'. Infatti, dopo qualche secondo di silenzio, le braccia di quest'ultimo avvolsero Isak. "La vita è una...