5. Tanto a queste figure ci sono abituata

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Okay...mi ero completamente dimenticata di essere in pigiama...
Tanto a queste figure ci sono abituata. L'altranno sono addirittura andata in ufficio con una scarpa di un tipo e una di un'altro...
Lasciando da parte le figuracce...
Devo fare ordine nel caso morto vivente, sì ho deciso di continuare a chiamarlo con questo nome...per quanto riguarda quello del mio vicino strano...per ora non gli dò molto peso, ci lavorerò nel tempo libero...forse.

Mi avvicino al mobiletto di betulla, dipinto di rosso, vicino alla porta d'ingresso e apro un cassetto da cui tiro fuori un foglio ed una penna. Sono una persona molto precisa quindi inizio a fare il punto della situazione:

CASO MORTO VIVENTE (Pertinent)

Cosa so:
1. Edward Pertinent, ricercatore in campo nanotecnologia, lavora per un certo professor Woods
2. Forse ha ingerito un veleno.

Cosa chiedere:
1. Sintomi del veleno
2. Nemici in campo lavorativo?

Informarmi su:
1. Veleni
2. Professor Woods

A questo punto direi che non so niente a proposito del caso...
Però ho una notizia positiva: so molto bene chi mi può aiutare con i veleni: il dottor Silver. Era il medico legale dell'ufficio di mio zio, sì proprio lui, quello che è stato licenziato per una tazzina di caffè...
Ricordo fosse famoso per la sua passione per i veleni, no tranquilli! Non ha mai ucciso nessuno! (per ora...).
Magari può darmi qualche informazione utile.
Ora che ci penso...sono sicura di avere il suo numero da qualche parte nella mia agenda. Prendo il libretto posto sul mobiletto e lo sfoglio.

P, Q, R, S!

Silver!

340***

Bingo!

Prendo la cornetta del telefono di casa e compongo il numero.

Bip, bip, bip

"Ehm ehm, pronto?" Una voce rauca, proprio la voce che volevo sentire, risponde.
"dottore? Sono Mariline Stuat, si ricorda di me?"
"Oh, la piccola Mariline! Come potrei dimenticarmi di te!"

Sì, piccola...questo nomignolo non mi va molto a genio, ma per il dottor Silver farò un'eccezione.
Solo perché gli voglio bene, e lui ne vuole a me.
Durante l'unico anno in cui abbiamo lavorato insieme, abbiamo creato un buon legame.

"Dimmi tutto." Mi sprona l'uomo.
"Ecco, io vorrei chiederle delle informazioni sui veleni."
"Ma certo!" È euforico.
"Esistono veleni che non fanno effetto subito sull'organismo?"
"Certamente! Alcuni veleni agiscono dopo mesi!" Spiega lui.
"E possono essere insapori o inodori?"
"Alcuni sì, ma la maggior parte mantiene una fragranza acida..."
"Oh va bene grazie mille...ci possiamo incontrare domani pomeriggio?"
"Sicuro! Vieni pure a casa mia verso le tre."

Dopo aver salutato il dottore, riprendo in mano la mia lista.
Professor Woods...uff, se avessi un computer!
So chi ne possiede uno, ma non ho nessuna intenzione di tornare dal mio vicino di casa adesso. Cercherò di capirci qualcosa domani. Ora devo solo riposarmi.

Dopo aver cenato con un'ottima frittata agli spinaci, mi siedo sul divano e accendo la tv. Non trovo film che mi soddisfino, così decido di guardare un documentario su uno strano tipo di uccelli, una specie che viene addestrata molto facilmente dall'uomo.

***

Credo di essermi addormentata dopo trenta minuti perché quando mi risveglio alle sette del mattino, sono ancora sul divano, anche se la tv è spenta...Forse muovendomi ho premuto il tasto rosso del telecomando...

Mi alzo e, dopo un'abbondante colazione, passo per la mia camera, sì quella che dovrei usare per dormire anche se di solito passo la notte sul divano, e prendo un vestitino a fiori.

Mi preparo in poco tempo, ma, quando sono pronta, l'orologio segna le otto meno un quarto.

Sto per uscire di casa, ma il telefono suona.

Driiin driiin driiin

Pazientemente torno dentro e lentamente alzo la cornetta.

"Pronto?"
"Mariline? Sono Anna. Ha chiamato un tipo dicendo di lasciarti un messaggio: arriverà stamattina alle 11 a casa tua." Dice con voce noncurante la mia segretaria.

Non faccio in tempo a dirle nulla, che lei ha già chiuso la telefonata.
Simpatica!
Non poteva dirmelo quando sarei arrivata in ufficio? Pensava non andassi a lavorare?

Con queste domande e mille altre che mi ronzano nella testa, scendo di corsa le scale del condominio e prendo il primo autobus che passa.

Tutti i giorni prendo l'autobus per arrivare al palazzo di vetro. So guidare, ma non possiedo un'auto né tanti soldi per comprarne una.

Comunque nel mezzo pubblico si vede la solita gente strana originaria di New York. A quest'ora del mattino si può vedere gente di tutte le età: anziani, che molto probabilmente vanno a fare la spesa o al bar, persone di mezz'età, sicuramente staranno andando a lavorare come me, ma anche ragazzi e bambini, che con ogni probabilità si stanno avviando verso la scuola.

Tra tutta questa gente noto una figura al quanto famigliare...ma sì è quello squilibrato di Rogers!
Ma cosa ci fa qui a quest'ora? Non mi pare di averlo mai visto sull'autobus! Lui incrocia i miei occhi e sembra illuminarsi. Si fa largo tra la folla, spintonando qualcuno che, guardandolo alterato, gli tira qualche accidente, e arriva vicino a me.

"Già in giro a quest'ora?" Chiede divertito.
"Come te!" Rispondo. "Come mai stamattina hai deciso di unirti alla gente mortale e prendere l'autobus?" Continuo.
Fa spallucce "Mi si è rotta la moto, quel rottame ha deciso di non partire più."

Lo scruto cercando di capire se sta dicendo la verità. Sembra sincero...

"Bene. Io scendo qui."

Guardo dove siamo. Alla mia fermata mancano ancora cinque minuti.

"Io no." Gli sorrido.
"Ricordati di questo pomeriggio!" Mi dice solare prima di uscire dalla porta scorrevole.

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