Prologo

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17 anni prima

Il momento è arrivato. Tra poco stringerò tra le braccia il legittimo Erede al Trono. Colui che prenderà il mio posto una volta deposto il Trono. Sono a capo di questo Regno da ormai troppo tempo. È giunto il momento per me di ritirarmi e godermi l'eternità con la mia splendida sposa.

«Vostra Maestà congratulazioni! Sono tre gemelli! Un maschietto e due femminucce!» Esclama il medico uscendo dalla stanza. Gemelli? Com'è possibile che siano tre gemelli! Tutti gli altri medici di corte ci avevano detto che sarebbe stato un maschietto. Uno solo però. Non tre! Ringrazio il medico ed entro nella stanza. Lei è lì. Sfiancata dalla fatica e dal dolore del parto. Ma nonostante tutto resta stupenda. I capelli biondi le stanno attaccati al viso e i due pozzi blu sono pieni di gioia. Mi avvicino al letto e le lascio un bacio sul capo. Stringe una bambina tra le braccia e la guarda entusiasta mentre con il pollice le delinea i lineamenti del volto. Quasi come se avesse paura di dimenticarsene il volto. Gli altri due sono tra le braccia di due infermiere che guardano i due bimbi rapite. Osservo bene la bimba tra le braccia di mia moglie e ciò che vedo quasi mi paralizza. Non è come me la aspettavo. Ha i capelli neri. In famiglia siamo tutti biondi. Non so da chi possa aver preso i capelli così scuri.

«Non è bellissima?» Chiede con aria sognante e io annuisco. È vero. È bellissima.
«Come la chiamiamo?» Chiedo e lei si poggia il dito sulle labbra, pensando al nome della bimba.
«Lilith. La chiameremo Lilith.» Afferma dopo qualche secondo. Il nome mi paralizza. Lei non conosce la storia ma non mi va di rovinarle il momento. Non l'ho mai vista così felice e, dopotutto, alla bimba il nome Lilith sta a pennello. In ebreo significa "spirito della notte", e lei è nata proprio di notte. La notte più luminosa di sempre.
«Lilith.» Sussurro. La bimba spalanca gli occhi e li punta nei miei. Non è possibile. Ha i suoi stessi occhi. Mi fiondo sulle due infermiere per controllare gli altri due bambini. Hanno anche loro i capelli scuri. Gli occhi sono diversi. Sono neri.
«Non possono rimanere qui.» Sussurro con le lacrime che mi inumidiscono gli occhi. Lei alza gli occhi su di me confusa. Fanno cenno ai medici di prendere i bambini. Lotta, fa resistenza. Poi Lilith le viene strappata dalle braccia.
«No! Sono i miei figli! Dove li state portando? Riportateli da me!» Urla tra le lacrime. Un urlo straziante che mi rompe il cuore. Mia amata, un giorno capirai l'importanza della mia decisione. Ti prometto di spiegarti tutto una volta che starai meglio. Quando sarà il momento giusto torneranno da noi. Ci troveranno. Ma per ora Lilith ha bisogno di vivere in un luogo sicuro. Un luogo dove lui non può trovarla. Né lui né suo figlio. Le infermiere cercano di calmarla invano. Così le iniettano qualcosa. Un sedativo.
«Vostra Maestà, che cosa facciamo?» Chiede un medico con la piccola tra le braccia.
«Portate i due bambini da Lucifero. Lui saprà cosa fare. Però lasciate Lilith a me. Non fate parola con nessuno della sua esistenza. Ci penso io.» Affermo. Lui mi passa la bambina. Mi dispiace piccola Lilith. Mi dispiace davvero tanto. Spero che un giorno tu possa capire l'importanza della mia decisione e che possa perdonarmi.

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