«Sono troppo pigro per difendere i colpevoli»

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Era arrivato finalmente il gran giorno: quello cioè in cui Sam avrebbe affrontato la sua prima causa da solo.
«Nervoso, Pasticcino?» gli chiese Gabriel, mettendogli davanti un piatto di omelette già arrotolate e posandogli un bacio sui capelli, poi si chinò per darne anche a Tricky.
«Da morire! Ma immagino che sia normale. Sei sicuro che la marmellata gli faccia bene?» chiese indicando il cane.
«Per chi mi prendi?» esclamò Gabriel un po' offeso. «Le sue sono farcite con paté e non sono zuccherate. Certo che si sta riprendendo proprio bene... sì bello, parliamo proprio di te» disse accarezzandolo quando vide che il cucciolo aveva smesso di mangiare e lo stava fissando.
Tricky scodinzolò, poi riprese a mangiare con gusto.
«Com'è la querelata?» domandò Gabriel sedendogli davanti e versando lo sciroppo d'acero sulle proprie omelette.
«Non ho mai conosciuto una ragazza più sgradevole» sbuffò Sam. «Non capisco come abbia fatto Paul a mettersi con lei.»
«Forse pensava che fosse vero amore, per fortuna mammina gli ha aperto gli occhi» ridacchiò Gabriel. «Comunque il fatto che abbia un pessimo carattere può giocare a tuo vantaggio.»
«Perché?»
«Perché se riesci a farlo venire fuori, hai metà della vittoria in pugno, ricordati che alcuni giurati vanno a simpatia. Sii gentile nelle domande, dalle corda e lascia che si impicchi da sola.»
«Qualche altro consiglio?»
«Forse te l'ho già detto ma durante l'arringa guarda i giurati negli occhi: quella è l'unica opportunità che ha un avvocato per toccare loro il cuore e i tuoi occhioni da cucciolo arrivano dritti all'anima.»
«Come sei poetico stamattina» replicò Sam, arrossendo un po'. «Hai visto il giornale? C'è un processo per il crollo di un edificio appena costruito in cui sono morte due persone. La cosa singolare è che l'avvocato che difende la ditta di costruzioni si chiama anche lui Novak, Jeremy Novak.»
«Il mio genitore è un volpone mediatico: difenderebbe chiunque purché se ne parli» disse Gabriel disgustato.
«È tuo padre?» chiese Sam sorpreso.
«Il mio genitore, please!» rispose con una smorfia. «Lui si è limitato a farmi capire in tutti i modi che così come sono, non gli piaccio e per quello c'è già Raphael, grazie tante.»
«Vi siete mai scontrati in aula?» gli domandò incuriosito.
«Come avvocati, dici? No ed è improbabile che possa mai succedere: ai giornali non interessano le liti condominiali a meno che non sfocino in un delitto ma a quel punto si passa dal civile al penale.» Stette un attimo a pensare. «Non so se hai mai sentito parlare di quel cantante melodico accusato di aver abusato di una sua fan.»
«Mi sembra di sì ma non è stato un po' di anni fa?»
«Esatto, e il mio vecchio era il suo avvocato difensore. Io avevo appena cominciato a studiar legge ed ero convinto che il suo mestiere fosse il più nobile del mondo... colpa di Matlock immagino... e pensavo che anche lui difendesse gente innocente la cui unica colpa era non avere un alibi al momento del fattaccio, grosso errore! Era la prima volta che entravo in un'aula di tribunale, seppur come pubblico, e quel giorno capii che non volevo essere come lui.» Scosse la testa. «Ricordo ancora la sua arringa: "A 18 anni si può guidare, votare per le presidenziali, comprare una casa, insomma si è individui responsabili e adulti. Una donna adulta non sa che non si va di sera nella stanza di un uomo? Non sa quello che può succedere?" Donna adulta! Era poco più di una bambina, però è stata un'esperienza positiva: per la prima volta ho potuto vergognarmi di lui, come lui si è sempre vergognato di me. Vinse la causa e venne da me a dirmi: "Visto come si fa a vincere? Quando sarai laureato, verrai a lavorare nel mio studio e..." "Mi dispiace, papà" gli risposi, stiracchiandomi e simulando uno sbadiglio, "ma son talmente pigro che preferisco difendere gli innocenti."»


Nel frattempo, nonostante novembre fosse ancora lontano, qualcuno stava già pensando al Giorno del Ringraziamento e a come festeggiarlo.
«Dean» esordì John, «credo che stiamo affrontando il problema di Sam nel modo sbagliato.»
"Stiamo?" pensò il ragazzo, inzuppando una brioche nel cappuccino. Certo che era strano: per quanto si alzasse presto, in pasticceria esaurivano le apple pie, sempre un attimo prima che lui entrasse.
«Avevi ragione tu: tagliarlo fuori dalla famiglia non farà altro che spingerlo tra le braccia di quel pervertito. La soluzione è un'altra: lo inviteremo per il Giorno del Ringraziamento ma soltanto lui, non voglio che si spargano chiacchiere e inviteremo anche Lisa. Quando Sam vedrà come state bene voi due insieme gli verrà voglia di tornare a una vita normale.»
«Non mi sembra una buona idea invitarla» mugugnò Dean.
«Che storia è questa?» gli domandò il padre serio. «Lisa è la tua fidanzata e tu la inviterai!»
«Prima di tutto lei è vegetariana o vegana, non ho capito bene...»
«Non le piace il tacchino? Le prepareremo qualcos'altro.»
Dean sospirò: «Lisa non solo non mangia il tacchino ma non tollera che gli altri ne mangino in sua presenza.»
«E allora ne faremo a meno! Per una volta non sarà la fine del mondo, no?»
«E poi non mi sembra giusto invitare Lisa e non anche...»
«Dean! Ne abbiamo già parlato! O Sam viene da solo o rimane là dov'è! Sono stato chiaro?»
«Sì, papà» sospirò Dean. Ma forse era meglio così. Probabilmente Gabriel avrebbe mantenuto il segreto su una certa cosa ma era così mattacchione che sicuramente si sarebbe divertito a lanciare qualche allusione qua e là durante il pranzo, soltanto per vederlo in imbarazzo o forse avrebbe taciuto per amore di Sam, limitandosi a fissarlo con quell'aria furbesca come per dire: "Chissà paparino che cosa direbbe se sapesse..."«Comunque a Sammy non piacerà per niente.»
«Ora basta!» esclamò John. «Sam deve ricordare com'è bello avere una donna al proprio fianco e per questo conto su te e Lisa. Mi sono spiegato?»
«Certo» rispose Dean. "E che cosa si aspetta? Che ci accoppiamo sul vassoio dell'insalata?"

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