32.Il primo saluto

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Venerdì mi svegliai con l'intenzione precisa di testare ciò che il giorno prima mi aveva scritto: quel "Ma io ti saluto sempre quando ti vedo". Ripensando a quello che avrei dovuto fare, mi salirono i brividi: dovevo salutarlo per la prima volta dopo due anni. Mi preparai in fretta e raccolsi i capelli in una coda alta. Uscendo di casa mia mamma mi disse:
Mamma:"Come stai bene con la coda alta!" E sorrise, con gli occhi con cui si guarda di solito un figlio, pieni di riguardo verso di me.
Io:"Proprio! Ahaha" e feci una smorfia con un mezzo sorriso.

La scuola andò bene di per sé. Era un venerdì e mi ricordo che non avevo avuto verifiche. Nell'intervallo andai a prendere con le mie amiche la pizza al bar e poi risalendo le scale, mi venne in mente il mio obiettivo di oggi: salutarlo per vedere se mi avrebbe salutato a sua volta come aveva detto. Da qualche tempo Fabio durante ricreazione entrava spesso nella mia classe perché i suoi amici erano miei compagni. Per questo, nonostante la mia determinazione il quel momento, appena lo vidi entrare nella mia aula mi lasciai prendere dal panico e feci dietrofront. Il coraggio ce l'avevo, ma non era proprio il momento giusto.
Agnese mi fece subito l'appunto.
Agnese:"Ma non volevi salutarlo?"
Io:"Emm no". Mi affrettai a dire mentre la trascinavo via verso il bagno delle ragazze mentre Lucrezia e Vittoria non capivano più che cosa stessi facendo.
Io:"....Emm, mi sono accorta che mi scappa la pipì!" Ironizzai.
A:"Ah sì certo..."
Vittoria:"Che sta succedendo?"
Miriam:"Ambra ma dove vai, perché abbiamo cambiato strada?"
Lucrezia:"Ma non dovevamo andare in classe?!"
Agnese:"Ambra ma..."
Io:"Non è il momento per salutarlo".
A:"Ma perché, è dentro!"
Io:"Non me la sento, poi con tutti i suoi amici con pure Simone e Giulio no ti prego lasciamo stare, tanto non mi cagherebbe di striscio".

La verità è che sì, avevo paura della reazione che avrebbe fatto se io mi fossi messa a salutarlo per la prima volta dopo tanto tempo, ma era anche che non ci riuscivo. Non ce la facevo a guardarlo in faccia, e quando lo facevo mi sentivo bruciare, tipo una carta appallottolata che va a fuoco. Una piccola torcia umana.

L'intervallo per fortuna finì e io mi assicurai che lui non ci fosse più nella mia classe prima di entrarci. Dimmi te, ora mi stavo pure facendo problemi per entrare nella mia classe, eh sì, mi sembra giusto.

Arrivò la professoressa di geostoria e io decisi di farmi interrogare. Dopo l'interrogazione mia e di alcuni altri, suonò la campanella e ci fu un riversamento generale di studenti giù per le scale. Avevo preso 8 di geostoria, finalmente una gioia. Ad un certo punto, una volta acceso il telefono e entrata su Whatsapp, mi saltò all'occhio la chat con Fabio del giorno prima. Mi girai. Era lì, a pochi passi da me, vicino a dei suoi amici. Finì di parlare con loro appena io mi ero girata e mi controllava con la coda dell'occhio anche se faceva finta di guardare da un'altra parte mentre io potevo solo vedere il suo profilo. Aspettava, eh, io lo so che aspettava a vedere se avevo le "palle".
Mi sentii arrivare la rivoluzione francese #2 nello stomaco, e il battito accelerava sempre di più. Ma non scappai come le altre volte. Non so cosa mi prese in quel momento, so solo che avvertii una scarica di adrenalina, tanta da non rendermi conto di cosa stavo per fare.

Io:"Fabio!"Lo chiamai.
Lui si girò con un sorrisino soddisfatto(?)
Io:"Ciao"
Fabio:"Ciao!"Allargò la bocca in un grande e bellissimo sorriso mentre mi salutava anche con la mano.
Mi voltai verso le mie amiche che nel vedere la scena erano rimaste stupefatte dal mio coraggio (eheheeeee😏😏)
Ero talmente felice del nostro primo saluto che subito non valutai neanche l'idea di essere letteralmente impazzita.
Elena:"Lo hai salutato, eh?"
Io:"Siiiiii"
Agnese:"Grande Ambraaaaa" e mi abbracciò. La strinsi forte a me, e restai allegra anche nel weekend. Raccontai subito a mio papà ancora prima di mia mamma l'accaduto, e lui fu molto contento per me.
Papà:"Ah brava, brava, continua così ma mi raccomando non dare l'idea di dipendere da lui. Menomale era ora che vi salutaste!"

Il fine settimana dopo quel venerdì mi ricordo che facevo tutto con voglia di vivere. Persino fare i compiti e aiutare mia mamma a sparecchiare non era più un peso. Come si può gestire un overdose di felicità?

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