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Come tutte le mattine arrivai a scuola dieci minuti in anticipo, con il mio zaino in pelle colmo di libri che mi pesava sulle spalle non allenate e gli auricolari nelle orecchie che mi sottraevano dalla realtà urbana che mi circondava e che avrebb...

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Come tutte le mattine arrivai a scuola dieci minuti in anticipo, con il mio zaino in pelle colmo di libri che mi pesava sulle spalle non allenate e gli auricolari nelle orecchie che mi sottraevano dalla realtà urbana che mi circondava e che avrebbe altrimenti invaso la privacy dei miei sensi con il suo frastuono quotidiano.

Lo vidi scendere dall'autobus, come tutte le mattine allo stesso orario. I tiepidi colori dell'alba si riflettevano sulla sua pelle diafana, tingendo il suo volto e le sue braccia scoperte di un rosa pallido. Camminava con le spalle leggermente inarcate, teneva le mani in tasca e lo sguardo fisso a terra, perso in chissà quale ragionamento.

Mi passò davanti per fermarsi a pochi passi dal cancello della scuola, si appoggiò al muro in mattoni rosso, incrociò le braccia e chiuse gli occhi, piegando leggermente la testa all'indietro, come per godersi la luce del sole sul viso. Lo osservai con occhi rapiti. Sembrava non accorgersi del mio sguardo curioso e dei miei occhi indagatori. Continuai ad ascoltare la musica fingendo disinteresse, girandomi di tanto in tanto per dare un'occhiata a Taehyung. I suoi capelli castani venivano continuamente scompigliati da fievoli folate di vento, che annunciavano l'imminente fine dell'estate. Lui ogni volta li rimetteva in ordine con un gesto rapido della mano. Quel gesto mi dava un ingiustificato senso di familiarità.

La campanella della scuola suonò puntuale, la seguì il consueto sfrigolare della cancellata arrugginita che veniva aperta. Entrai all'interno e mi diressi verso l'aula della nostra classe, a destra rispetto all'entrata.

Mi accomodai al banco assegnatomi e aspettai mansueto che la classe si riempisse e che il moro dalla pelle pallida mi deliziasse con la sua presenza.
I

l momento atteso arrivò e quando Taehyung fu abbastanza vicino feci un cenno con la mano in sua direzione, al quale lui non si preoccupò di rispondere, ignorando così il mio saluto.
Ritirai subito indietro la mano un po' imbarazzato. Era la prima volta da quando mi avevano spostato che tentavo di approcciarlo.


Potrei parlare di quanto alle mie orecchie le voci dei professori suonassero irritanti e di come trovavo buffa e patetica l'abitudine del professore di storia di toccarsi continuamente la barba, ma riassumerò dicendo che passai tutta la giornata alternando sguardi in direzione di Taehyung all'ascolto delle lezioni. Teneva la testa appoggiata alla mano, quando si interrompeva nel prendere appunti i suoi occhi nocciola vagavano tra gli alberi che cominciavano a spogliarsi delle loro foglie variopinte.

A fine giornata scolastica, non contento dell'atteggiamento sgarbato della mattina, lo raggiunsi allungando il passo e gli sfiorai il braccio con la mano per richiamare la sua attenzione. Non potei non notare che la sua pelle era gelida, sebbene non fosse ancora giunta la stagione fredda. Un brivido freddo mi percorse la schiena partendo dalla mano che aveva sfiorato il braccio del moro. Al mio tocco, il ragazzo ebbe un sussulto, si girò nella mia direzione con un'espressione che decifrai come stupita e aprì leggermente la bocca, come per dire qualcosa, senza però che ne uscisse alcun suono.

«Ciao, mi chiamo Jeon Jungkook» mi presentai deciso a conoscere il ragazzo che aveva destato in me tanto interesse in ogni suo atteggiamento, per quanto piccolo e insignificante che fosse.
Mi guardò confuso, immagino non mi avesse riconosciuto.
«Siamo nella stessa classe, mi hanno spostato a fianco a te» continuai un poco deluso dalla sua reazione.
Quindi sembrò ricordarsi di me e annuì, abbozzando un mezzo sorriso timido.
«Puoi chiamarmi Kook» continuai un poco nervoso, lui non accennava a voler continuare la conversazione, anche il sorriso affabile che gli aveva illuminto brevemente il volto era sparito, restituendo al suo viso la sua abituale serietà.

Dopo un attimo di esitazione riprese a camminare, quindi lo seguii.
«Dove vai di bello?» chiesi imbarazzato ma determinato, non rassegnandomi all'atteggiamento schivo del moro.

«Là» puntò il dito davanti a se, come ad indicare che doveva proseguire per la via.
«Mangi da solo?» lui annuì più volte in risposta, continuando a camminare tranquillo verso 'là'.
Avrei dovuto anch'io mangiare da solo, per un breve momento presi in considerazione l'idea di invitarlo a mangiare con me per continuare la conoscenza, ma abbandonai subito l'idea.

«Io ora devo girare per questa via... ci vediamo domani a scuola» gli sfiorai il braccio ancora una volta per salutarlo, un brivido freddo tornò ad accarezzarmi la pelle. Si girò verso di me e per la prima volta mi guardò negli occhi. I suoi occhi color nocciola si illuminarono di una luce dolce. Inarcò le labbra in un sorriso sincero.
"Ciao Jeon Jungkook" disse; quindi si girò e irprese a camminare.

Rimasi a guardarlo mentre girava l'angolo, fino quando non mi fu più possibile intercettare la sua esile figura.

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-cherry trees; vkook

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