"Quand'è che mi porti con te? Voglio vedere quello che vedi." Gennaro glielo chiedeva di continuo, e come sempre riceveva in risposta un timido sorriso.
"Sei troppo fragile per stare in mare, Gennà. Ti spezzeresti." Diceva Alessio. Poi gli prendeva le mani candide tra le sue, callose e consumate, rassicurandolo con un semplice sguardo.
Ogni volta, il biondo temeva che quel momento sarebbe stato l'ultimo. Così lo assaporava completamente, per paura di non poterlo fare mai più.
Non si fidava delle promesse da marinaio, erano promesse vuote.
Come gli era solito fare, dopo interminabili attimi di silenzio, Alessio lo baciava dolcemente, lo stringeva, promettendo che sarebbe tornato, e se ne andava.
Gennaro rimaneva a terra, coi piedi ben saldi sul molo, guardando la nave allontanarsi dalla riva, un nodo nello stomaco, pensando che se non fosse stato per la sua fragilità, lo avrebbe seguito su tutte le rotte, tutte le volte.
Non ce la faceva più a stare da solo.
Quando Alessio tornava dai suoi viaggi, lo scafo era silenzioso mentre si avvicinava al paesino, lesto come un'ombra nella notte.
Gennaro lo avvistava dalla finestra della loro casa sopra il porto, lo vedeva all'arrivo, lo sentiva libero. E di nuovo suo. Erano i suoi ricordi più felici.
Perché non si sa mai quando torna, chi lavora per mare.
Rimani una vita ad aspettarlo, e una volta che ci si abitua all'assenza, non si è pronti per rivederlo, eppure eccolo lì, reale. In tutta la sua gloria.
Non poteva nemmeno fargliene una colpa, perché il mare e la nave erano tutto il suo mondo, e non si sarebbe mai sognato di toglierglielo. Non sarebbe mai stato capace di fargli scegliere tra lui e il mare.
Gennaro aspettava solo quel momento, compreso nel tratto di tempo nel quale Alessio attraccava insieme ai compagni, e lui correva giù verso le assi scricchiolanti del pontile, per stringerlo di nuovo.
Quei secondi di magia, in cui poteva ridere appoggiato al suo petto, annusare gli abiti intrisi di salsedine, guardare con occhio critico i capelli che erano cresciuti, dall'ultima volta che l'aveva visto. Ammirare la pelle abbronzata e gli occhi profondi e vissuti dell'amato, per poi baciarlo con tutta la passione e la tensione accumulata, scandita dai giorni della sua partenza, riscattata con il suo rientro.
Ma durava sempre troppo poco. Qualche giorno, una settimana. Poi Alessio iniziava a sentire il richiamo dell'acqua e sale, del sole cocente, dei venti e del lavoro. Uno sguardo inquieto gli appannava gli occhi, mentre spiava il biondo suonare melodie nostalgiche in un angolo della loro abitazione, incastrata nella costa frastagliata, erosa dal passare del tempo.
Gennaro sapeva che Alessio il mare l'amava, peccato che lo trattenesse in posti troppo lontani da raggiungere, e che piano piano lui stesse iniziando ad odiarlo. Lui al mare aveva dato tutto, ma l'unica cosa che le onde avevano riportato erano conchiglie rotte e sassolini sulla spiaggia.
"E questa volta che fai?" Gli chiedeva ogni volta che lo vedeva scosso da un fremito, intento ad osservare il mare di sfuggita. Gli occhi vacanti, persi nel blu profondo. Gennaro poggiava la chitarra, corde consumate dalle dita di entrambi, si alzava in piedi e lo affrontava.
"Resti?" Chiedeva con il malessere in gola. "O vai?"
Alessio non rispondeva mai, si limitava a distogliere lo sguardo per un secondo, guardare Gennaro malinconico, per poi tornare ad osservare le onde che si infrangevano sugli scogli.
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I marinai tornano tardi
FanfictionAlessio ama due cose: il mare e Gennaro. Ogni volta che parte promette di tornare. Gennaro non si fida delle promesse da marinaio, pensa che siano vuote. Gennex, what else? [Ovvero l'AU! legata al mare che nessuno ha chiesto, ma che ho scritto comu...