CAPITOLO 6

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VENERDI' 13 SETTEMBRE

La mattina seguente non avevo voglia di andare a scuola. Non mi sentivo nemmeno bene. Avevo un forte mal di testa. Causato forse dal fatto che avevo dormito con le cuffiette con la musica al massimo per tutta la notte.

Presi una pastiglia per far passare questo dolore alla testa, e rimasi nel letto. Decisi di dormire ancora un po', magari ciò mi avrebbe aiutata.

E così fu. Mi svegliai meglio di prima. Erano le 11:40. Era quasi ora di pranzo.

Decisi di provare, almeno, a mangiare qualcosa. Cucinai solo del riso in bianco.

Dopo qualche cucchiaio sentii lo stomaco chiudersi.

<Dai cazzo! Sforzati Arianna! Mangia!> mi urlavo contro.

Mangiai tutto con forza. Ma poco dopo sentii una sensazione disgustosa salire. Andai al bagno. E vomitai nel gabinetto. Era orribile. Mi sedetti con la schiena al muro. Alcune lacrime riuscirono a rompere quel velo, che da tempo si era creato.

Non potevo essere diventata davvero anoressica. Non era possibile!

Come avevo fatto a non rendermene conto, eppure non mi ero mai posta questo problema. Non avevo fame, mi dicevo che era per la stanchezza, o mi inventavo qualsiasi altra scusa, ma non credevo che sarei diventata così. Era come se il mio corpo non richiedesse di mangiare, e io gli dassi retta.

Intanto erano le 14:30. tra mezz'ora sarei dovuta andare da Edward.

Mi vestii con dei jeans neri strappati alle ginocchia, e una maglia semplice bordeux. Come scarpe, un paio nere basse molto semplici. Lasciai I capelli sciolti. Mi truccai e mandai un messaggio a lui.

Io <Sto arrivando.>

Lui <Sicura di riuscire a venire? Oggi non sei venuta a lezione, possiamo rimandare.> e da quando si preoccupava così tanto?

Io <No, no. Arrivo.> scrissi velocemente mentre salivo le scale del dormitorio maschile.

Io <Che numero della camera?> scrissi poco dopo ricordandomi che non me lo aveva detto.

Lui <108.>

Dopo un po' di giri la trovai. Bussai.

Lui <Ciao.> disse aprendo la porta. Indossava solo dei jeans semplici e lasciava vedere I suoi addominali ben scolpiti.

Io <Ciao.> dissi in imbarazzo.

Mi fece entrare e mi diressi verso la sua camera. Presi una sedia e andai verso il computer.

Io <Quindi? Che argomento facciamo?>

Lui <Non lo so, decidi tu.> disse sdraiandosi nel suo letto.

Io <Che fai lì? Devi aiutarmi!> lui alzò le spalle. Non disse nulla.

Io <Alza quel culo e vieni qui ad aiutarmi. Abbiamo un compito da svolgere, e non ho intenzione di farlo da sola.> lui sbuffò, e si alzò. Finalmente. Prese una sedia e si sedette vicino a me.

Lui <Facciamo la seconda guerra mondiale.>

Io <Ma è banale.>

Lui <Tutti dicono così, e per questo non la fa nessuno. Quindi la faremo noi.>

Dato che non aveva un maglia notai sul suo braccio destro una cicatrice, e non era nemmeno piccola.

Io <Come te la sei procurata?> mi guardò duro e serio senza darmi una risposta.

~La ragazza della ferrovia~ (Wattsy2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora