7. La verità è che non ci capisco proprio nulla

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Mi affretto ad aprire e comunicare dal citofano il piano ad Edward, che è arrivato con qualche minuto di ritardo. Poi apro la porta e lo attendo. In men che non si dica, é già alla fine delle scale.
Lo saluto con un movimento della mano, che lui ricambia con un cenno della testa e lo lascio entrare.

Robert nel frattempo si è alzato e lo sta guardando con distacco. Tra i due sembra scoppiare una guerra di sguardi, così decido di prendere la parola.

"Prego, si sieda pure." Dico rivolta a Pertinent, indicando il divano e passando in mezzo ai due per sedermi sulla poltroncina di pelle nera.

Pertinent si siede sul divano, mentre Robert si sposta sulla poltroncina che affianca la mia.

"vuole qualcosa da bere?" Chiedo per smorzare la tensione che si sta facendo spazio nella stanza.

"No, grazie" scuote la testa sono a posto così."

"Bene! Allora iniziamo." Dico con tono sereno per far capire all'uomo che non c'è nulla di cui preoccuparsi. "Mi racconti la storia dall'inizio."

Edward mi guarda ma non parla.

"Non faccia giochetti con noi." Dice Robert serio. "Ci racconti tutto."

Edward sembra titubante, ma si decide ugualmente a parlare. "Poche settimane fa ci ha contattato una ditta di computer. Stanno lavorando su un particolare tipo si pc che a breve vogliono lanciare sul mercato e ci hanno chiesto se fosse possibile creare degli spazi molto ridotti per inserire delle piccole memory card o USB in formato minuscolo...Noi abbiamo risposto che ci avremmo lavorato su, ma...il giorno che sono andato a vedere i computer ho scoperto che i piccoli spazi che saremmo andati a creare, sarebbero stati utilizzati per inserire dei minuscoli microchip. Non so esattamente cosa vogliano farci, ma se la cosa che stanno facendo fosse legale, mi avrebbero fatto creare degli spazi apposta per i microchip!"

Sta parlando senza sosta, credo che si stia sfogando...forse non ha ancora raccontato nulla a nessuno...

"Mi dica...come ha scoperto la faccenda dei microchip?" Chiedo interessata.

"oh, be...ho letto dei documenti presenti nel cassetto del direttore...lo so che non avrei dovuto, ma..."

"oh, non si preoccupi, vada avanti!" Lo interrompo io.

"va bene...ho provato a tirare fuori la storia dei microchip con questo direttore, ma lui l'ha liquidata subito dicendo che era un vecchio progetto messo da parte."

"Potrebbe essere vero, non crede?" Gli fa presente Robert, che fino ad ora non aveva parlato.

"Oh...lo crederei, se non avessi visto la data ed il modello del pc stampati nero su bianco su quei documenti...guardate! Ho fatto una foto." Prende il suo telefonino dalla tasca e ci fa vedere i documenti che chiaramente risalgono a qualche settimana fa.

Il nome del nuovo pc sperimentale sembra essere formatic.

"Quindi il direttore sa che lei sa..." Constato.

"Esattamente."

"E...ne ha parlato con qualcun'altro a parte noi?"

"No." Dice accompagnandosi con un gesto della testa.

"Neanche al professore di cui ci ha parlato ieri?"

"No, ho pensato fosse meglio non dirgli nulla per non coinvolgerlo."

"Ma alla fine ha apportato le modifiche che la ditta le aveva richiesto?" Interviene Robert.

"Sì, siamo riusciti a creare quei settori all'interno del computer ed il prossimo lunedì li devo presentare davanti ad un comitato."

"Ci parli del veleno." Ordino cambiando drasticamente argomento. Non voglio che la conversazione prenda la piega di un interrogatorio, ma sono troppo curiosa per quanto riguarda alcuni particolari.

"Bene. Tre giorni fa mi sono sentito male a lavoro. Sono tornato a casa ma verso sera sono stato ancora peggio, così ho preso l'auto e mi sono diretto al pronto soccorso. Mi hanno visitato e mi hanno detto che dentro alle mie cellule sono presenti delle tossine. Mi hanno fatto l'esame del sangue, ma i medici non sono riusciti a capire che tipo di tossine fossero. Ho mandato le analisi ad un centro specializzato a Londra, dove lavora un mio amico e ieri, quando vi ho chiamato, erano appena arrivati i risultati. Si tratta di una qualche forma di veleno, ma per capire esattamente di cosa si tratti dovrei andare a Londra a fare una visita mirata."

"Ci andrà?" Chiede Robert con tono distaccato.

"No, la visita costa troppo e io non ho nessuno che riesca a pagarmela."

"Ha con sé le analisi?" Chiedo io.

"Sì eccole." Mi porge un foglio piegato un quattro, che tira fuori dalla tasca dei pantaloni.

Lo prendo e faccio finta di analizzarlo, ma la verità è che non ci capisco proprio nulla.

"posso tenerlo?" Mi riferisco al foglio sventolando un pochino.

"Sì, certo."

"Bene. Ho un'ultima domanda: le è successo qualcosa di strano in queste settimane?"

Pertinent sembra pensarci un attimo

"No, non mi pare..."

"Nessuna stranezza sul lavoro? Qualche incidente? Qualcosa di strano nel suo appartamento?"

"No..."

"Qualche incontro particolare?" Robert si intromette nella conversazione.

"A pensarci bene la settimana scorsa, sono entrato in un bar per prendere una birra, subito dopo lavoro. Mi sono seduto al bancone e poco dopo mi si è avvicinato un tipo. Non l'avevo mai visto prima. Lui ha iniziato a parlare con il barista di tecnologia e ad un certo punto ha menzionato i microchip. A quel punto ho avuto un sussulto e lui se ne deve essere accorto perché subito si è rivolto a me chiedendomi se sapevo qualcosa in materia. Ho risposto che di professione faccio ricerca in nanotecnologia. Abbiamo parlato un po' dei nuovi telefonini in circolazione e poi ci siamo salutati. Da allora non l'ho più rivisto."

"Quando è successo?"

"Mercoledì o giovedì della scorsa settimana." Dice dopo averci pensato qualche secondo.

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