Impercettibile

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Cosa ho pensato quando il Signore Oscuro ha ucciso con un noncurante colpo di bacchetta Charity Burbadge, nella mia sala da pranzo?

Paradossalmente ho pensato al giorno del mio matrimonio.
Dico paradossalmente, perché certo non è stata la gioia a farmelo ricordare.
Mio marito, che quel giorno ha promesso di amarmi e proteggermi e prendersi cura di me, ha trasformato la nostra casa in un covo di assassini e torturatori senza battere ciglio.
Ho paura in casa mia.
Mi sento spiata, osservata, giudicata.
E mi sembra sempre che il giudizio che pende sulla mia testa non sia positivo.

Ho paura per mio figlio.
Il mio bellissimo bambino, che troppo presto è diventato un uomo, alto e bello, ma senza più gioia nello sguardo.
Oh, lui è come suo padre... Cipiglio altero in ogni circostanza, sguardo impassibile.
Ma negli occhi del mio Draco io vedevo una luce, una gioia che suo padre ha perso da tempo.
Voleva disperatamente essere sempre all'altezza degli standard imposti da Lucius, ma Draco amava la vita e amava divertirsi.
Poi quello che era un punto d'onore per noi Purosangue – la purezza della razza – si è trasformato in un'arma che ci è esplosa tra le mani.

Se volessi scivolare nel volgare, direi una Caccabomba che ci è esplosa tra le mani, ma io non sono mai volgare. Non ho mai permesso a mio figlio di giocare con quelle cose puzzolenti, nemmeno quando era piccolo.

Comunque.
Un'arma che ci è esplosa tra le mani, quando questo folle che cammina nel mio salotto come se fosse casa sua e fossimo noi gli intrusi indesiderati, si è presentato alla nostra porta.
Invitato da quell'altrettanto pazzo uomo che è mio marito.
Lancio un'occhiata alla mia destra e vedo Lucius fissare il piano del tavolo.
Quando ci siamo sposati non utilizzavamo mai questa sala da pranzo: è troppo grande e impersonale.
Preferivamo mangiare nel mio salotto, con lui adagiato in poltrona e io sulle sue gambe, o accoccolata ai suoi piedi.
Come stavamo bene.
Come eravamo giovani, felici, spensierati.
Poi, Lucius è cambiato.
È diventato la copia di suo padre, assimilando tutti quegli atteggiamenti che da giovane odiava.
L'alterigia. La freddezza. La cattiveria, persino.

Anche io sono cambiata: ho perso la sbadataggine quando sono diventata madre, perché mio figlio – l'amore della mia vita – è arrivato tra noi e ha guadagnato il centro dei miei pensieri.
Ho perso la spontaneità quando mia sorella è stata processata e sepolta viva ad Azkaban.
Ho acquisito i modi di mia madre, ho accettato le scelte di Lucius.
Ma non avevo mai perso la voglia di vivere.

Mai, finché lui non è piombato qui.
Ora la mia casa mi è nemica, i muri mi soffocano, i quadri degli antenati mi opprimono.
Vorrei scappare... Ma dove posso andare?
Mi hanno sempre insegnato che il mio posto è accanto a mio marito.
In casa mia.
Nessuno mi hai mai detto che la mia casa poteva diventare la mia prigione.

Non ho avuto la forza di oppormi a Lucius quando ho visto che il suo fervore nel seguire il Signore Oscuro stava crescendo.
Ne avevo paura, in segreto, ma non osavo dirglielo perché Lucius disprezza i deboli.
E poi... è diventato più grande di lui.
Io non ho mai creduto, davvero, che potesse tornare.
E invece...
Eravamo seduti a tavola, proprio in questa sala, quando il Marchio nero di Lucius bruciò improvvisamente, dopo anni.
Lui ha gridato e si è afferrato il braccio, facendo cadere il bicchiere di cristallo che stava portando alle labbra.
Io ho osservato la parabola scintillante del bicchiere che si infrangeva a terra ammutolita.
Poi ho alzato gli occhi su mio marito e lui ha detto solo:
«Devo andare!»
Si è Smaterializzato e, con lui, è sparita la mia vita.

È tornato un Lucius diverso: infervorato, sprezzante.
Quella notte mi ha lasciata sola ed è andato ad incontrare gli altri Mangiamorte.
I suoi amici, che non sono mai stati i miei.
È stata la prima di tante notti in cui sono rimasta sola, ad aspettarlo.
Con una paura latente che non tornasse da me, che gli succedesse qualcosa.
Buffo.
Ho scoperto solo dopo che esistono più modi per non tornare.

Quello che mi è accanto giorno e notte non è più mio marito.
Di nuovo, ripenso al giorno del nostro matrimonio.
Eravamo giovani, felici, bellissimi.
La freschezza se ne è andata, le sicurezze sono sparite con essa.
Siamo adulti, ricchi, potenti nel nostro mondo.
Ma non siamo più noi due.
Non avrei mai creduto di poter essere sentimentale.
È così volgare, direbbe mia madre, mostrare i propri sentimenti.
Chissà se lei ne ha mai provati, di sentimenti autentici.
Io sì, quando mi sono innamorata di Lucius.
Ancor più quando ho preso in braccio per la prima volta Draco.

Come è potuto succederci questo?

Ci siamo persi, stiamo diventando due estranei.
Lucius è passato dalla frenesia – una frenesia dettata da un rancore folle e da un'inspiegabile desiderio di rivalsa... ma dovuto a cosa? Non eravamo già felici? – allo sgomento.
Il Signore Oscuro non è un amico.
Il Signore Oscuro non è manovrabile.
Al Signore Oscuro non importa niente di noi.

Provo una fitta di nostalgia per la ragazza felice e innamorata che sono stata.
Non ci sono più.
Lucius non c'è più.

C'è questo tavolo cui siedono degli estranei, c'è questa casa tetra e piena di dolore.
C'è mio figlio, che stanno addestrando a diventare un assassino, a perdere la sua umanità.
C'è mia sorella, che è un mostro.
C'è mio cognato, che è un fantasma.
Ci sono le persone con cui sono cresciuta, che dovrebbero essere i miei amici.

Ma io sono sola.

Con un brivido di disgusto osservo il serpente enorme del Signore Oscuro strisciare tra noi.
«Nagini, la cena» mormora lui compiaciuto.

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