Promise me this is forever

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Affrontare una rottura non era una cosa facile. Affrontarne una dall'amore della tua vita era praticamente impossibile.

Ritrovarsi da un momento all'altro senza quell'amore che ti riempiva le giornate era devastante, e Mario Serpa questo lo sapeva bene.

La mancanza gli bruciava sotto la pelle e non poteva fare niente per spegnerla, l'unico in grado di farlo era Claudio. Ma Claudio non era lì.

In realtà non sapeva neanche lui come erano arrivati a questo punto, come da un giorno all'altro avevano smesso di essere i "Clario" ed erano diventati semplicemente "Mario senza Claudio".

Era successo tutto così in fretta, o così lentamente, che non se ne era nemmeno accorto. D'un tratto la distanza tra loro era troppa, i dubbi mai pochi, e le incomprensioni altrettanto.

E allora di quell'amore che superava le logiche, le distanze e il tempo che ne era stato?

Mario il suo lo custodiva in un angolo remoto del cuore, ancora caldo, circondato da quel gelo che aveva imparato a mostrare per non farsi ferire troppo.

Claudio invece il gelo lo aveva sciolto del tutto e non si sforzava neanche a nasconderlo quell'amore, quella delusione.

Quindi, com'era possibile che due persone che si amavano così tanto non potessero stare insieme?

Certo i 503 km tra di loro non aiutavano, ma quelli avevano imparato a gestirli col tempo. Parlavano addirittura di convivenza, planimetrie, casa nuova. Erano pronti a condividere ogni attimo, ogni singolo istante.

Ma qualcosa si era spezzato tra loro, e nessuno dei due sapeva bene cosa.

Forse la quotidianità era diventata solo abitudine, o forse l'amore che potevano darsi l'avevano già consumato.

E Mario si era rassegnato all'idea che il suo tempo con Claudio era passato e che della loro intensa, ma troppo breve, storia d'amore restavano solo i ricordi.

Ricordi accesi che gli si proiettavano nel cervello ogni volta che la notte si metteva a letto e cercava di dormire. Ricordi infuocati ogni volta che apriva il telefono e gli si presentavano davanti tutte le foto scattate insieme. Ricordi dolorosi che lo infrangevano, come il mare sugli scogli, e non lo facevano tornare a galla.

Ogni tanto gli piaceva credere che anche Claudio stesse pensando a quello che avevano vissuto nello stesso preciso momento in cui lo faceva lui. Solo così riusciva a sentirlo ancora vicino, ancora vero, ancora suo.

E in momenti come quelli si aspettava una stupida chiamata, che puntualmente non arrivava mai.

                                     ***

Quel giorno però il telefono prese a suonare, ma probabilmente Mario stava ancora sognando perché non era possibile che Claudio lo stesse chiamando. Si strofinò gli occhi più e più volte aspettando di svegliarsi e di sentire il telefono smettere di squillare. Ma il telefono suonava ancora e il nome di Claudio era ancora sullo schermo in attesa di una risposta.

Così Mario respirò profondamente facendosi invadere dall'ansia e con le mani tremanti accettò la chiamata.


"P-Pronto?" aveva paura che Claudio avesse sbagliato numero, che quella chiamata non fosse indirizzata a lui.

Ma dall'altro lato tutto quello che riusciva a sentire era un respiro pesante, affannato.

"Pronto?" ripeté.

"M-m-ma.."

Mario riusciva a udire solo suoni spezzati e respiri scoordinati.

"Chi è?"

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