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Dopo aver passato più di venti minuti a ripercorrere le stesse identiche strade, scorgo Emily correre lungo il marciapiede che porta al liceo.
Accosto l'auto in mezzo alla strada e scendo, rischiando di essere investito da una moto e dirigendomi verso Emily, tentando in tutti i modi di ignorare la pioggia che mi picchia sul viso.
<<Emily!>> la chiamo.
Si volta e resta immobile, con i capelli fradici che le ricadono sul viso. <<Che vuoi?>>.
<<Vieni quì>> dico, sperando di risultare gentile come vorrei.
Si avvicina subito e si ferma a pochi centimetri di distanza da me. Il trucco le cola sul viso e sono abbastanza sicuro che abbia pianto.
<<Torniamo a casa>> dico, tendendole la mano.
Esita, come le piace fare spesso, dopodichè le sue dita si intrecciano alle mie ed io avverto una piacevole sensazione.
La scorto verso la macchina e quando siamo entrambi a bordo mi volto a guardarla.
<<Perché te ne sei andata?>> domando.
Sospira e si guarda le scarpe bagnate. <<Che avrei dovuto fare? Restare lì per continuare a sentirmi dire quelle cose da te? No, grazie>>.
In effetti ha ragione, ma non lo ammetterò. <<Non ingigantire la cosa>>.
Scuote il capo. <<Devi sempre avere ragione tu>>.
<<Beh, se ora ti sto antipatico... aspetta soltanto di conoscermi meglio>> dico, mettendo in moto l'auto e ripercorrendo la strada verso casa.
Mi guarda. <<Non mi stai antipatico>>.
Non le credo. Non del tutto, almeno.
Arriviamo a casa in pochi minuti ed io sistemo Emily in una stanza accanto alla mia. Di solito non viene mai nessuno a dormire da noi, ed effettivamente non si tratta di una stanza per gli ospiti; infatti era la camera di mio fratello, che non vedo da cinque anni. La cosa buffa, se così la si può definire, è che abito in questa casa da quattro anni, ma credo che i miei genitori abbiano riservato uno spazio tutto per lui nella speranza che prima o poi sarebbe tornato da noi. Per ora, però, è solo un accumulo di polvere in più in una casa già troppo grande da tenere in ordine.
<<Christopher>> dice Emily, sedendosi sul letto mentre le porgo un cuscino più morbido. Più precisamente il mio.
Mi fermo accanto al letto. <<Dimmi>>.
<<Grazie ancora>> sussurra abbassando lo sguardo.
Non rispondo e annuisco, uscendo dalla stanza e chiudendomi la porta alle spalle.
La mia camera è ancora immersa nel buio e quando accendo la luce noto buona parte dei miei vestiti sparsi sul pavimento; per l'ennesima volta ho dimenticato di riordinare.
Al momento, però, non ho le forze per rassettare, perciò mi sdraio sul letto e mi abbandono al sonno.

<<Christopher...>>.
Mi sveglio di soprassalto e accendo la lampada sul comodino, guardandomi attorno confuso e mettendo lentamente a fuoco la stanza ed Emily, in piedi sulla soglia della porta. <<Che succede?>>.
Mi metto a sedere e la guardo; ha un dito posato sulle labbra e mi sta guardando preoccupata.
<<Che ore sono?>> domando stropicciandomi gli occhi.
Sospira. <<Le cinque del mattino>>.
<<E perché mi hai svegliato?>>.
<<Beh...>>.
Sospiro. <<Domattina c'è scuola...>>.
<<Ho fatto un incubo>> dice.
Non posso crederci... mi ha svegliato all'alba per un incubo? Mi sembra che il tempo per essere una bambina sia passato da un bel pezzo. <<Scherzi?>>.
Scuote il capo. <<Sul serio>>.
<<D'accordo, hai fatto un incubo>> ripeto,guardandola. <<E allora? Torna a dormire, ormai è passato>>.
Avanza di qualche passo e si siede sul bordo del mio letto. <<Non riuscirò a riprendere sonno subito>>.
Cosa mai potrà aver sognato di tanto spaventoso? <<Davvero?>> chiedi, perplesso. <<Che hai sognato?>>.
<<Non posso dirtelo, però... non voglio dormire da sola>> mormora, un po' in imbarazzo.
Soffoco una risatina e mi passo una mano fra i capelli. <<Vorresti dormire quí... con me?>>.
Annuisce.
<<Dal momento che vuoi dormire assieme a me la cosa migliore che tu possa fare sarebbe dirmi cosa hai sognato>> dico con un filo di voce.
Si guarda attorno, a disagio. <<Ti prego, non chiedermelo ora>>.
Mi sorprendo ad annuire. <<Va bene>>.
Non so cosa sia successo a questa ragazza, ma ci sono alcune cose che mi turbano; per esempio il motivo per il quale non è voluta tornare a casa sua.
Sale sul letto e si sdraia accanto a me, tenendosi a debita distanza. Mi rendo conto che è a disagio, perciò mi sdraio sull'altro fianco, verso di lei, e la guardo.
<<Mettiti comoda>> dico.
Accenna un sorriso e sembra rilassarsi appena. <<Sei un bravo ragazzo, dopotutto>>.
<<Ti prego, non contarci troppo>> la avverto. <<Potresti restare delusa>>.
<<Perché?>> domanda, tutt'altro che preoccupata. La vedo più che altro curiosa, o comunque decisa a volerne sapere di più sul mio conto.
Abbasso lo sguardo, sospirando. <<Non dico di non essere bravo... ma non voglio che tu mi creda una persona che probabilmente non sono>>.
<<Io non credo niente. Con il tempo imparerò a conoscerti>> ammette, accennando un sorriso.
Non capisco tutta questa sua voglia di conoscermi. Insomma, ho sempre avuto molte ragazze dietro, ma mai nessuna realmente interessata a me. Non così, almeno.
Inoltre, sono sicuro che non arriverà mai sino in fondo; giusto il tempo di conoscermi meglio e farà dietrofront.
ora, però non mi va di discute, perciò sospiro e dico solo : <<Vedremo>>.
Lei non sembra voler chiudere quì il discorso. <<Che cosa?>>.
Scrollo le spalle. <<Per quanto mi riguarda ho smesso di voler conoscere le persone da molto tempo, ormai>>.
Non sembra stupita, ma un velo di tristezza le attraversa il viso. <<Perché?>>.
<<Perchè ho capito che la gente giudica sulla base del nulla più totale>> dico, sentendomi tranquillo nel parlare di questo con lei, ora. <<Basta vedere dei tatuaggi e qualche piercing per etichettare una persona come poco raccomandabile, o robe simili>>.
Mi guarda negli occhi. <<Mi dispiace>>.
<<Per cosa?>> domando.
<<Per come la pensi. Mi piacerebbe farti cambiare idea>> dice passando lo sguardo in rassegna dal piercing che porto al sopracciglio a quello al naso. <<Potremmo diventare amici, no? O almeno provarci>>.
<<Amici? Beh, mi sembra un parola molto grande>> mormoro. <<Sono poche le persone che considero amiche>>.
Non voglio passare da stronzo, è solo che la penso realmente così.
<<Lo so, ma con il tempo le cose cambiano>> mi fa notare, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. <<A volte>>.
<<Non lo so>> dico spegnendo la luce. <<Si vedrà>>.
Mi giro sull'altro fianco, dando le spalle a Emily, e lei sussurra : <<Buonanotte>>.
Accenno un sorriso pur sapendo che non può vedermi. <<'Notte>>.


Un forte profumo di caffè appena fatto mi sveglia.
Dopo aver ripreso conoscenza balzo giù dal letto, stropicciandomi gli occhi e mettendo addosso qualcosa. Dopodichè scendo al piano di sotto, dove trovo Emily poggiata al bancone della cucina, intenta a versare il caffè in due tazzine.
<<Ehi>> dico, spaesato.
Sorride. <<Buongiorno>>.
La guardo confuso. <<Che stai facendo?>>.
<<Beh, ho pensato di preparare la colazione>> dice mostrandomi la caffettiera.
Sospiro. <<Non avresti dovuto pensarlo>> dico, ma mi rendo subito conto del mio tono di voce e sopratutto dell'espressione colpevole sul viso di Emily, perciò mi affretto a dire : <<Insomma, non ti saresti dovuta disturbare>>.
Scuote il capo e mi porge una tazzina. <<Bevilo finché è ancora caldo>>.
Faccio come dice, constatando che è davvero buono, ma lei non saprà che lo penso. <<Va a prepararti, tra poco dobbiamo andare a scuola>>
<<Va bene>> dice salendo su per le scale.
Dopo pochi secondi torna indietro e mi guarda, a disagio.
Ripongo la tazzina nel lavandino. <<Che c'è?>>.
<<Non ho niente da mettere>> dice timidamente.
Sbuffo e la scorto nella stanza dove avrebbe dovuto dormire questa notte, aprendo la cassettiera e le porgendole alcuni vestiti.
<<Questi di chi sono?>> domanda ispezionandomi.
Sospiro. <<Di un'amica>>.
'Di parecchie ragazze' mi corregge il mio subconscio.
Ho portato un sacco di ragazze in questa casa, e spesso dimenticavano qualcosa. Questo cassetto lo tengo quasi sempre chiuso a chiave perché non oso immaginare la reazione di mia madre se dovesse magicamente trovare indumenti femminili nella cassettiera di una stanza che, in teoria, non viene utilizzata da nessuno.

My Everything #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora