Capitolo 5

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Alessandro Manzoni è uno degli esponenti massimi della letteratura italiana dell'Ottocento...

In questo momento sto chiusa in camera mia a scrivere un tema che ci ha assegnato oggi la professoressa su Alessandro Manzoni, alterno foglio e inchiostro, mi piace scrivere soprattutto se è un tema o un commento su un autore di romanzi.
La casa è tranquilla i miei genitori non ci sono, per fortuna, e Maria è impegnata nelle pulizie.
Oggi ,dopo che Mark mi ha accompagnato a scuola, ha cercato di baciarmi ma io glielo impedito, non oso immaginare le sue labbra sulle mie mi verrebbe il volta stomaco. La sua rosa giace sul mio cassettone, non so che farmene, vorrei buttarla via ma sarebbe maleducazione. Potrei offrirla a Maria, le farebbe piacere. Mi alzo dalla scrivania prendo il fiore e esco dalla stanza chiudendo la porta alle mie spalle. Il corridoio è silenzioso e splendente, Maria fa un ottimo lavoro quando si tratta di pulire. Inizio a camminare per il disimpegno alla ricerca della domestica, ma i miei occhi cadono su una porta in fondo al corridoio.
Joseph.
Non lo vedo da questa mattina, senza pensarci troppo i miei piedi vanno verso quella direzione, mi fermo davanti alla porta. Forse non vorrà essere disturbato, alla fine ci ripenso la apro e scendo le scale.
Quello che trovo mi stupisce un po.
Joseph è seduto su una cassa di legno con in mano un blocco di fogli ha in mano un gesso nero ed è molto concentrato sul quello che sta facendo. Intorno a lui ci sono dei fogli sparsi, gessetti di altri colori e la sua borsa di cuoio è aperta.
Mi avvicino piano alle spalle per non distrarlo, alla vista mi compare un disegno meraviglioso, è un casa molto grande con un giardino e in cielo ci sono delle nuvole scure con alcuni raggi che penetrano; ma è la mia casa sta disegnando la mia abitazione. È bellissimo ha preso ogni particolare, veramente fantastico.

-È bellissimo- sussurro, Joseph si gira di scatto spaventato ma poi si rilassa.

-Mi hai spaventato- dice con un piccolo sorriso è calmando il respiro.

-Scusa, non era mia intenzione- abbasso la testa.

-Non preoccuparti- sorride cordialmente per poi riprendere il disegno.

Interessata di quello che sta facendo prendo un'altra cassa di legno dal fondo della stanza e mi siedo vicino a lui. I capelli scuri gli ricadono sulla fronte e la sua mano sporca di gesso si muove sul foglio come se stesse bevendo un bicchiere d'acqua, non fa il minimo sforzo come se fosse un dono naturale.

-Sei davvero bravo- sorrido guardando l'immagine.

-Grazie, amo molto disegnare mi riesce naturale- sorride continuando a tenere lo sguardo puntato sul foglio e io non riesco a togliere i miei occhi da lui, ha un alone di mistero che vorrei tanto scoprire.
Dopo un po finisce il disegno e lo posa nel blocco.

-Disegno ogni cosa che mi colpisce-

-Ad esempio?- chiedo curiosa.

Lui prende un foglio dal blocco e me lo mostra, è disegnato un locale con il bancone delle bevande, sarà qualche birreria della zona e infondo al disegno posso riconoscere una donna molto elegante seduta ad un tavolo con un boccale di birra sul tavolino.

-Questo lo fatto qualche mese prima della guerra, è un piccolo locale che si trovava nel mio quartiere ed era frequentato solo da ebrei. Un sera volevo rilassarmi con una birra, quando mi sono seduto al tavolo ho notato una donna in lontananza molto raffinata ed elegante che beveva la sua birra, non so che faceva lì, sembrava che aspettasse qualcuno infatti aveva lo sguardo perso e preoccupato, mi ha attirato molto questa immagine e lo ritratta- mi spiega lui.

-E lei non si è accorta di nulla tutto il tempo?- chiedo incuriosita.

-Assolutamente no, è rimasta nel suo mondo e continuava a posare gli occhi sulla porta d'ingresso della birreria, e dopo una buona mezz'ora se ne andata-

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