Distratto

356 28 5
                                    



Un'ora, un giorno o poco più, 

per quanto ancora ci sarai tu, a volermi male, di un male e che fa solo male. Ma non ho perso l'onestà, e non posso dirti che passerà, tenerti stretto quando in fondo sarebbe un inganno. 


Era una giornata di Maggio, io e Duncan eravamo a un pub, lui sorrideva, io no. Lui guardava il sedere della cameriera, io il caffè macchiato che avevo davanti agli occhi, chiedendomi perché. Perché avevo deciso di tornare insieme a lui, dopo All Stars? Perché ero stata così stupida da credere di poterlo amare come prima? Lui non sarebbe cambiato e sicuramente io non avrei dimenticato ciò che mi ha fatto.


E non vedi che sto piangendo, chi se ne accorge non sei tu, tu sei troppo distratto. 

Piangevo silenziosamente, dentro di me, e lui non se ne accorgeva. Era troppo distratto. Distratto dalle sue malefatte, dalle altre donne. Alzai gli occhi, cercando tra la clientela qualcuno che mi capisse, anche se sembrava impossibile. Incredibilmente lo trovai, seduto da solo a un tavolino in legno, che mi guardava con sofferenza, lui aveva capito. Continuò a fissarmi silenziosamente, come a volermi rassicurare, mentre dentro di me cresceva un dubbio. Io quell'uomo l'avevo già visto. Quei capelli li conoscevo, come le sue iridi all'apparenza un po' inebetite.

Sussurrai il suo nome, sorpresa. Vidi i suoi occhi scrutare le mie labbra, aveva letto il nome che era uscito dalla mia bocca. Lasciò delle banconote sul tavolo e si alzò, diretto verso l'uscita.


Un'ora, un giorno o poco più, dicevi sempre e per sempre, si però, guarda cosa è rimasto adesso che niente è lo stesso. Se non fa rumore l'anima, e quando sei qui davanti non s'illumina, è perché non ne sento più il calore non ne vedo il colore.

 

A quel punto mi alzai pure io, sentivo il bisogno di vederlo, di abbracciarlo. Sentivo il bisogno di noi. Mi diressi verso la porta, ma Duncan mi afferrò il polso. " Dove stai andando? " Mi chiese, gelandomi con i suoi occhi azzurri. " Io non ti amo, Duncan. Non più. " Singhiozzai, questa volta le lacrime uscirono veramente.


E non vedi che sto piangendo, chi se ne accorge non sei tu, il tuo sguardo distratto. E non vedi che sto fingendo, e non mi guardi già più, col tuo fare distratto. 


Piano piano la sua presa si allentò, finché la sua mano non scivolò via dal mio polso, lasciandomi andare. Scrutai un'altra volta il suo sguardo, finalmente aveva capito cos'erano stati quei tre mesi per me. A quel punto me ne andai da chi amavo veramente, da chi sapeva proteggermi.

Un'ora, un giorno o poco più, 

per quanto ancora ti crederò? Solo e perso e più confuso non avresti voluto. Vedermi scivolare via, fuori dalle tue mani.. che fantasia! Fuori dalla tua vita ma mi hai preso soltanto in giro. 


Uscì dal pub, lasciando che la gelida aria della notte s'infrangesse sul mio volto. Prima di scendere la scala che portava al parcheggio mi affacciai dalla terrazza, vedendo il rosso aprire la portiera del suo furgone. " Scott! " Lo chiamai e lui si girò, scrutandomi nuovamente il viso. " Courtney. " Disse, riuscendo a vedere le mie lacrime da così lontano. Scesi la scala in marmo di corsa, abbracciandolo una volta raggiunto. Il vero pianto scoppiò sul suo petto, mentre lui mi portava una mano sulla nuca, accarezzandomi i capelli.

" Shh, ora ci sono. " Sussurrò più volte. Già, lui al contrario di Duncan c'era.


E ora vedi che sto ridendo? E chi mi guarda non sei tu, tu eri sempre distratto. Ora che mi sto divertendo, chi mi cerca non sei tu, tu eri troppo distratto. 


Ero in furgone, con Scott, stavamo andando chissà dove e io ridevo. Ridevo come una matta. Era da tanto che non mi sentivo così felice. " No, ahahaha, tu stai mentendo! " Urlai, tenendomi la pancia dal dolore di troppe risate. " Te lo giuro, veramente sono stato inondato di latte dalla mucca Sinny. " Lo scrutai mentre guardava la strada oltre il parabrezza e scoppiai nuovamente a ridere, quell'uomo era incredibile.


(Le pagine), strappa..le, (dei giorni con me), non mi rivedrai più, (puoi bruciarle perché), e non mi ferirai, (non mi rivedrai), e non mi illuderai, (non mi ferirai), (non m'illuderai), e non sarà, (non mi tradirai), mai più, (come credi). 


Mi portò alla sua fattoria, ma prima di scendere m'intimò di fare il più silenziosamente possibile. Non andammo in casa, ma alla stalla. Mi portò davanti a un'arcata che dava alla collina, accanto stava un telescopio. Lo prese e lo mise davanti alla finestra, calibrandolo. Lo guardai, perplessa, e lui mi sorrise. " È di mia sorella. " Non era il tipo da guardare le stelle, ma lo fece lo stesso. Per me. Perché per lui ero importante.


Per un'ora, un giorno forse un po' di più, non girava il mondo se non c'eri tu, e non volermi male adesso se non ti riconosco.


Molte volte mi chiesi come stesse Duncan, ma mai sperai di essere rimasta lì seduta. Una volta lo incontrai al centro commerciale, era solo. Io, invece, avevo con me Martin e Catrine, i miei figli. 

DistrattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora