Sogno e realtà - un passo indietro

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Un anno prima, ecco come si presentava quel posto, se lo ricordava talmente bene..

La prima cosa notata di quella stanza era la freddezza e la superiorità, che quelle mura emanavano con dettagli tipicamente ottocenteschi.
Quello era solo un assaggio dello spettacolo e della raffinatezza espressa dall'architetto, nella materia plasmata dagli artigiani, suoi allievi, diligenti ed altrettanto zelanti.

Quell'ambiente però era fin troppo stretto per i trenta allievi appena iscritti, alcuni trepidanti di esplorare ogni angolo della struttura ed altri ancora attendevano solo di poter dormire un po, dopo il lungo viaggio dalle regioni più disparate dello stato americano e non. I vestiti sono la prima cosa che uno nota, i colori che rappresentano il tuo essere (a volte pure veritieri) e la parte del mondo da cui provenivi se molto caratteristico, come un sari indiano.
Tra i vari discorsi in una lingua in parte sconosciuta, si potevano apprendere brandelli di discorsi, ma che una ragazza bionda in un angolo non interessava ascoltare troppo presa dalla propria musica, a cercare di cancellare il pietoso saluto riservato dal padre prima di lasciare casa.

Non riusciva a comprenderlo, come al solito. Era contento che se ne andasse o triste? Il suo sguardo ed i suoi gesti non facevano trasparire nulla, troppo abituato nel tempo a celare i propri sentimenti al mondo ed alla sua stessa figlia. Aveva seguito il suo esempio, aveva costruito una maschera, ma molto difettosa, non riusciva a celare il rammarico nella sua voce, la tristezza di non essere importante e neppure la consolazione di essere rimpianta.

No, perché quell'uomo ferito non aveva saputo neppure lasciare andare la propria moglie, tanto che non la vedeva veramente. Il solo guardarti negli occhi o sfiorarti le guance lo distruggeva "perché sembri lei, la tua defunta madre. Un altro esempio di problema che vi ha fatti allontanare, volevi essere più come lui, capelli scuri e lentiggini, carattere schivo."
La genetica ha voluto diversamente.

Un essere talmente fragile da essere già rotto dalla nascita, che si trascinava, come un giocattolo rotto, recitava la parte assegnata dalla vita. Continuava a camminare sul filo del rasoio, perché non poteva fare altro. Inevitabile equivale a motivi inutili per coprire l'impotenza che ci costruiamo, un muro od un confine in parte invalicabile.

Forse quel giorno aveva deciso finalmente di superarlo quel blocco, di stracciare quel copione pieno di cancellature e spazzi vuoti. Si era stancata di fare la bambola fragile, ma di far uscire finalmente le zanne e gli artigli del lupo da sotto il travestimento da dolce agnellino.
Provare ad essere viva per una volta, gettare via la maschera su misura, che si era fabbricata dopo aver subito troppe ferite.

Raccolse i brandelli del suo cuore ricucendolo malamente, incerta, come i giorni che passava in quella scuola. La bestia prima di attaccare si abitua al suo territorio lo osserva, prima di trovare la sua preda o un essere altrettanto ferito per cercare di curarsi a vicenda i dolori.

Ecco cos'era il suo adorato Erik, il suo ragazzo. Un'anima persa in quella selva, un compagno con cui condividere tutto, compreso l'ultimo respiro regolare prima di iniziare quella dannata gara che la separava dall'entrare in quella squadra di ginnastica. Sentiva il suo sguardo su di se, il peso di quegli occhi scuri, non la intimorivano, al contrario, erano la sua forza, la sua sicurezza.
La musica invadeva la pista.
Non udiva più i mormorii degli spalti, neppure lo sguardo dei giudici.
Solo lei e quello spericolato ragazzo a cui avrebbe dato la sua anima, ma che non accenava a dirle tutta la verità.
Non si fidava del tutto, come lei del resto, alla sua anima non ci teneva poi molto.

Il corpo si rilassa, esegue, come una macchina quasi perfetta, la coreografia saprebbe eseguirla anche ad occhi chiusi, intanto la mente restava fissa ad elaborare il tempo che passava.
1..2..3..
Afferrò il nastro dopo averlo lanciato ed aver compiuto delle giravolte.
4..5..6..
Dagli spalti non si sente più alcun suono se non dei regolari respiri.
7..8..9..
Amanda sicuramente a quest'ora avrà finito il suo progetto per chimica, starà festeggiando con chela e gli altri in chat.
Odiava quello stupido sistema scolastico.
10..11..12..
Il nastro si piegò al suo volere senza difficoltà, fendette l'aria con eleganza, mentre le membra cercavano di raggiungere la medesima armonia.
L'esibizione continuò, mostrandosi di ghiaccio, talmente vuoto da lacerare gli animi alla sua vista.

Sogno e Realtà (Thunderman serie) [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora