Era una giornata di pioggia, e nella città venivano finalmente espulse quantità enormi di smog. Che poi per quale motivo ci si lamenta dello smog? Siamo stati noi a crearlo, e noi ce lo subiamo. Ma forse questo è un atteggiamento egoista. New York, invece, non era mai stata così bella per un gruppo di persone chiuse in una piccola stanza di un edificio. Quel gruppo di persone avrebbe presto avuto in mano il mondo intero. I loro nomi per moltissimi erano sconosciuti, ma a loro questo non importava, anzi sembrava essere un privilegio. Quel gruppo di persone erano Hacker. Pericolosi? Si. Ma era questo il loro scopo, incutere terrore. Tyrell, il più grande di tutti, si sgranchí le gambe dirigendosi verso la finestra della stanza, dopo 4 ore davanti al pc. Era stanco, ma tremendamente felice. Elliot, che era di fianco a lui, seduto a controllare i dati, lo osservava. Ultimamente lo faceva spesso. Per quale motivo poi? Non lo sapeva neanche lui. Ma quando i loro occhi si scontravano, non riusciva automaticamente a reggere la tensione. Tyrell questo lo sapeva, anche fin troppo bene. Amava quando si sforzava ad ignorarlo, ma falliva. Si giró e gli sorrise, compiaciuto.
"Elliot, non devi pensare più a nulla adesso, prenditi una pausa, non pensarci. Abbiamo vinto." Con queste parole Elliot si alzò e si massaggió gli occhi, affaticati per le troppe ore passate davanti allo schermo del computer. Andò vicino a Tyrell e osservò dalla finestra il caos irrefrenabile della città. Odiava quella vista, a lui piacevano i posti tranquilli e più isolati possibile. Per lui la città era caoitca. Troppo piena di edifici e case, e vuota di persone a cui piace quello che fanno. Ad Elliot invece piaceva quello che faceva. Era l'unica cosa che sapesse fare. Quindi se la faceva piacere. L'hacking non è una cosa per tutti. Tyrell si giró verso di lui, togliendo lo sguardo dalla finestra, Elliot invece ancora la osservava. Come se da essa dovesse trarre spunto. Tyrell mise le mani sulle sue spalle e lo giró verso lui. "A che stai pensando?" Disse sottovoce, con massima cautela. "A niente." Disse Elliot con la voce di chi non aveva parlato per ore. Tyrell prese la maschera che era appoggiata sul tavolo dove lavoravano, era la maschera che usavano quando volevano nascondere i loro visi alle autorità nei video. Se la mise e si avvicinò pericolosamente al viso di Elliot, che non muoveva un muscolo. Mancavano due centimetri e le loro labbra si sarebbero unite. Ma perché lo faceva con la maschera? Se lo domandava sempre Elliot. Chiuse gli occhi quando sentí la plastica della maschera sfiorargli le labbra. In quel momento niente avrebbe potuto distrarlo. Tranne il rumore di una chiave e una porta che si apriva. E Tyrell che si levó immediatamente la maschera per gettarla nel primo posto che capitava, terrorizzato. Non capiva perché lo fosse, dato che era solo Darlene che aveva portato la cena. Tyrell tiró un sospiro di sollievo appena vide la ragazza entrare. E si mise le mani in faccia, esasperato. Darlene si accorse della tensione e si appoggió al muretto del salone poco illuminato, accedendosi una sigaretta. Vedeva che i due la stavano fissando e con nonchalance li mandó a cagare buttando la sigaretta appena iniziata.
"Che c'è, quello che vi ho portato non vi aggrada le papille gustative?" Disse con aria acida. In realtà non voleva essere cattiva, ma era al limite anche lei. "Ti ringrazio, Darlene." Disse poi Tyrell prendendo il contenuto nella busta. Erano delle pizze. Niente di speciale. Elliot non aveva fame, ma si costrinse a mangiare, non lo faceva da giorni, e questo lo indeboliva sempre di più. Non poteva svenire. Prese la pizza, e scontró la mano di Tyrell con la sua. Subito la tolse via, come se si fosse scottato, e Tyrell parve con accorgersene, ma Darlene vide anche fin troppo bene. "Che cazzo è successo in un ora che sono mancata, tra voi due?" Chiese confusa. "Mi sembrate una coppia di fidanzati alle prime armi, ma andiamo..." lasciò la frase a metà e si mise al computer. In realtà, Elliot parve davvero imbarazzato a quelle parole. Si mise il cappuccio e andò a sedersi davanti al computer con la pizza in mano. Tyrell invece controllava l'orologio di continuo. Alle 22. Sarebbe cambiato tutto. Sarebbero entrati nei server dell'FBI, e avrebbero rivelato i segreti più inrilevabili. Non erano solo tre a lavorarci. Anche altre persone. Ma loro tre avevano fatto il grosso del lavoro. Elliot aveva la nausea di tutte quelle lettere, codici e numeri. Una nausea così brutta e bella allo stesso tempo. Erano preparati, non avevano paura. Alle 21 dovevano essere in quel parco sconosciuto pieno di tossicodipendenti e siringhe, e lanciare il messaggio. Tutti insieme. Perché proprio quel parchetto? Beh, perché l'FBI, lo conosceva molto bene. Era sconosciuto solo dalla gente. La chiamavano "la strada delle siringhe" per un motivo. Nessuno si avvicinava. Tutti odiano le siringhe. "Cazzo, ho gli occhi più gonfi di un pallone da calcio. Il venditore di pizze mi ha scambiata per una tossica." Darlene aveva poca pazienza. Preferiva fare tutto e subito, e non aspettare e marcire in una stanza. "Darlene, abbiamo le maschere, vero?" Niente doveva essere preso alla leggera. Neanche le cose più semplici. "Certo che le ho, che domande fai?" Alzò gli occhi al cielo, e andò a vedere quello che faceva Elliot, e la raggiunse Tyrell, che si mise di fianco a Elliot. Per Elliot, Tyrell aveva un odore buono anche dopo settimane senza una doccia vera e propria. Sapeva di buono. Si giró senza volerlo e si trovó faccia a faccia con lui. Che sorrise guardandogli le labbra. Ma cosa stava facendo? Elliot spostò lo sguardo immediatamente sul pc. Erano le 21. Si alzó di scatto. I due lo seguirono. Darlene prese la videocamera e le attrezzature, Tyrell prese i filtri per modificare la voce e il pc. Ad Elliot non era rimasto che prendere le maschere e il suo pc. Avevano hackerato il wifi ad una ragazza che abitava di fronte al parco. Avevano tutto. Gli zaini erano carichi. Si avviarono, ed uscirono dall'edificio abbandonato. Elliot sentí una strana sensazione. Ma non gli diede peso. Ed eccolo lì, quando si distoglieva da quelle quattro mura e tornava alla realtà, Mr Robot era lì, pronto a guardarlo. Era pronto anche Elliot. Non era lontano. Erano arrivati. Posarono le loro cose dentro un capanno, che Tyrell aveva ribattezzato come "il capanno dei maiali" dato che puzzava davvero tanto, ed era pieno di fango. Ma ad Elliot e Darlene non interessava. Entrarono, posarono i loro zaini e installarono le telecamere. Toccava ad Elliot. Mise la maschera e cominció a parlare. Stava dicendo cose sull'FBI e la E Corp, cose segretissime. Le parole uscivano a raffica. Era questo il sapore della vendetta? Dopo 8 minuti di filmato, Darlene disse che bastava così. Tyrell guardava Elliot interrottamente. Entrambi avevano le maschere. Sembrava che creassero un involucro tra loro due. Potevano fissarsi quanto volevano. Stavolta Elliot non distolse lo sguardo. Darlene vide il filmato per 10 volte, mise i filtri per la voce, e sorrise. Stava arrivando il gruppo di hacker che aveva collaborato con loro, dovevano solo aspettare il lancio sul grande schermo. Ed ecco la parte preferita di Elliot. La città diventava muta. Tutti smettevano di fare le loro cose per sentire quelle parole melodiose e sanguinose allo stesso tempo. Era ora che la gente sapesse tutto. 21:59. Tyrell prese la mano di Elliot, nessuno li avrebbe visti. Si guardarono per un minuto esatto, tenendosi per mano. Sentirono le macchine. Delle sirene assordanti suonavano senza smettere. Erano arrivati. Darlene si mise sulla panchina a fumare. Il sorriso che aveva era indescrivibile. Tyrell si tolse la maschera, e fece lo stesso con quella di Elliot. Con le mani ancora unite, Tyrell alzó il mento di Elliot e lo bació. Le loro labbra formavano un mix di sensazioni. Elliot era rinato. Il mondo era rinato. Elliot si alzó sulle punte e prese il viso di Tyrell. Poi il vuoto. Solo un dolore mortale nel petto. Le loro labbra erano ancora unite. Il sangue cominciò a sgorgare dalle loro bocche. Ma non si lasciavano. Nonostante stessero scivolando a terra. Il loro sangue era unito, e le loro lacrime erano diventate rosse. Avevano vinto. Insieme.
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One Shot | Tyrelliot
Short Story"non abbiamo perso, il mondo ha perso, e dopotutto , anche se ci abbiamo rimesso la pelle, ne è valsa la pena."