Lisbona, 24 maggio 2014.
5 minuti al fischio di inizio.
«La squadra nel tunnel! Quelli dell'Atletico sono già tutti in riga! Se iniziamo così saremo i perenni secondi, per l'ennesimo anno!»
L'urlo del mister riesce a penetrare attraverso le cuffie, con cui Sergio ha cercato di estraniarsi dal resto dei compagni. Ancelotti si era leggermente irritato quando lo aveva ritrovato in quelle condizioni mentre rispiegava per la cinquecentesima volta gli schemi che desiderava utilizzare quella sera, però si era ripetuto che tanto a Sergio non serviva.
No, non ha bisogno di altre spiegazioni. Lui è Sergio Ramos. Difensore pluripremiato del Real Madrid e della Nazionale spagnola. Colui che non ha paura di niente. O quasi.
Scattano tutti in piedi e si precipitano fuori dallo spogliatoio. Percorrono il corridoio e si posizionano in fila indiana lungo il tunnel. Giusto il tempo per il solito bacio di rito che lascia sulla guancia di Iker, ed è già il momento di scendere in campo. È leggermente stordito dal baccano proveniente dagli spalti, ma riesce distintamente a sentire il portiere gridare a lui e ai suoi compagni «A por la decima!».
Già, la tanto agognata 'dècima'. Fin da piccolo aveva sognato che la sua squadra del cuore potesse riuscire ad ottenere la decima Champions League della sua storia, come tutti i madridisti, di cui anche lui faceva parte. Il suo sogno più grande era però quello di lottare, con la maglia dei blancos sulle spalle, per conquistare quella coppa, in prima persona.
A tutto questo pensa Sergio mentre fa il suo ingresso sul rettangolo di gioco. Si mette in posizione e chiude per un attimo gli occhi, mentre in tutto lo stadio si diffondono le note dell'inno del torneo.
2 minuti al fischio d'inizio.
"Dobbiamo vincere. Sergio, ce la puoi fare. Fallo per te, fallo per i tifosi. Fallo per il calcio." Sergio non è mai stato un tipo particolarmente scaramantico, ma quelle erano le stesse parole che si ripeteva prima che iniziasse una partita da quando aveva circa 7 anni.
1 minuto al fischio d'inizio.
Tutta la squadra si mette in posizione nella propria metà campo. Sergio dà prima una rapida occhiata a tutti i suoi compagni, visibilmente tesi, e poi il suo sguardo scivola verso le tribune. Cerca velocemente una persona in particolare, ma non riesce a vederla. Scoraggiato, sta per abbassare la testa quando nota Pilar che si sbraccia per salutarlo. Un sorriso amaro compare sul volto del ragazzo. "Allora è riuscita a venire" pensa tra sé e sé. Peccato che non sia lei la persona che il difensore tanto cercava.
Da quando lui e Fernando avevano litigato, il lontano 23 dicembre 2013 in occasione della cena organizzata dalla Federazione della Nazionale Spagnola per i consueti auguri di Natale, non si erano più rivolti la parola. Non un messaggio, non una telefonata. Non si erano nemmeno scambiati gli auguri di buon compleanno. Però Sergio, prima dell'inizio di ogni partita lo cercava sugli spalti. Questa volta ci sperava davvero, forse dato che sull'altra metà del campo si trovava proprio l'Atletico di Madrid, la squadra del cuore del giocatore del Chelsea. Però nulla.
Saluta la ragazza con un rapido gesto della mano e torna subito a concentrarsi. Giusto in tempo per vedere l'arbitro dare il fischio d'inizio. Subito le due squadre si dimostrano aggressive l'una nei confronti dell'altra, ma nonostante questo il risultato non sembra sbloccarsi. Almeno fino al 36' quando, dopo una serie di rimpalli, Godin riesce a scavalcare la difesa e a mettere la palla in rete.
0-1
Fine primo tempo.
Inizio secondo tempo.
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Sono qui per l'amore - ONESHOT
Short StoryLo stadio esplode in un urlo di gioia e Sergio corre a festeggiare con i suoi compagni. Gira lo sguardo verso gli spalti e lo vede. È bellissimo. Jeans chiari e maglietta scura. QUELLA maglietta scura. La maglietta che proprio Sergio gli aveva rega...