11. Primo Caipirinha e passaggi notturni

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"Perfetto, adesso unisci lo zucchero di canna" mi disse pazientemente John, mentre io mettevo i pezzetti di lime nel bicchiere che mi aveva passato. Ne versai tre cucchiaini cercando di essere abbastanza precisa, mentre lui mi sorrideva sollecitandomi. Si avvicinò poi a me e mi fece vedere come amalgamarli per bene con il pestello. Aggiunsi, infine, la Cachaca, storcendo il naso per l'odore forte e girai il tutto.

"Brava Ellie, hai fatto una Caipirinha!" si congratulò, allontanandosi per pulire qualche tavolo, mentre io mi proponevo di aiutarlo. Mi liquidò, mentre io rimettevo a posto tutto, e mi domandai cosa farne di quel cocktail che non avrei bevuto prima di lavorare. Cogliendo la distrazione di John, preso a cercare di ripulire sotto tutti i tavoli, mi allontanai con il bicchiere tra le mani; mi diressi verso la cucina, convinta che avrei trovato Harry lì.

Mia madre si era offerta di portarmi al 1896 e lui mi aveva ringraziata talmente tante volte che avevo perso il conto e dopo avermi affidata a John, per insegnarmi i "trucchi del mestiere", si era allontanato per risolvere alcuni problemi di cui non mi aveva parlato. John era riuscito a mettermi a mio agio e, nonostante la mia totale inesperienza in quel campo, era stato incredibilmente paziente, rivolgendomi dei sorrisi smaglianti, che spiccavano sul suo viso scuro.

La cucina si era rivelata priva di Harry, mentre ero entrata sfrontata trovandomi di fronte ad uno staff incuriosito dal nuovo acquisto del loro proprietario. Molto lontana dall'imbarazzo, uscii dalla cucina con non-chalance mentre mi ritrovai di fronte ad una porta semi aperta.

"Non devi passare da qui" tuonò la voce di Harry "ci vedremo quando avrò finito" continuò, facendo capire che qualcuno lo stesse facendo arrabbiare.

"Samantha, non è necessario venire fin qui per delle dannate chiavi" ribadii chiaro, dopo aver sicuramente smesso di parlare con la sua misteriosa interlocutrice. Bussai alla porta, mentre continuavo a tenere il bicchiere ghiacciato nella mano sinistra, che si era ormai atrofizzata. La porta si spalancò mentre Harry, fortemente infastidito da chiunque l'avesse disturbato, mi si parò davanti. Gli sorrisi, confidente, mentre lo sorpassavo per entrare in quello che capii essere il suo studio, da dove gestiva il locale.

"Ti è successo qualcosa?" mi chiese, mentre si sedeva sulla sedia davanti alla scrivania. Si grattò la mascella in un gesto di evidente frustrazione e per la prima volta mi sentii indesiderata. Non potei evitare di concentrarmi sulla barba che spuntava sul punto che stava stuzzicando, poca e praticamente invisibile ai meno attenti.

"No, ho solo preparato la mia prima Caipirinha" dissi, mentre mi appoggiavo di fronte a lui, sulla scrivania, e gli porgevo il bicchiere "e lo so che devi fingere di essere autoritario, ma devi provarlo" lo presi in giro, ottenendo una risata spontanea da parte sua.

"Fingere di essere autoritario?" si alzò, avvicinandosi a me, mentre mi rubava il bicchiere dalla mano e la sua altezza mi sovrastava. Appoggiò il palmo della mano libera vicino alla mia, per appoggiarsi. Assaggiò velocemente il contenuto del bicchiere, mentre chiudeva impercettibilmente gli occhi per godersi quel banale minuto di relax.

"Per essere il tuo primo Caipirinha, mi piace" rispose, con sufficienza, mentre mi guardava dall'alto.

"E' un Caipirinha buonissimo, non fare il critico gastronomico!" risposi, adirata, mentre affrontavo e reggevo il suo sguardo, vedendolo sciogliersi in una risata cristallina, dovuta probabilmente alla mia caparbietà.

"Se mi porti cocktail nell'ufficio, potrei pensare di assumerti" assottigliò gli occhi, rivolgendomi un'espressione maliziosa "vuoi farmi ubriacare?" chiese poi, scherzoso.

"Assolutamente no, capo" scossi fortemente il capo " e adesso tornerei al mio lavoro, se non le dispiace" continuai a reggergli il gioco

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CANTHARIDE- [H.S. AU]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora