capitolo 10

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Rimasi delle ore in quella posizione, Cristian parlava per tenermi compagnia, mi diceva cose che non riuscivo a percepire ma che in un momento del genere sarebbero state inutili in ogni caso.
Sentivo i suoi occhi preoccupati addosso, e anche quelli dei suoi genitori che più volte entrarono, con la scusa di portarmi del cibo, a vedere come stavo.
Solo un secondo Cri era uscito e lo avevo sentito dire ai suoi di scusarlo ma che sarebbe rimasto con me tutta la sera, finché non avrei compreso la situazione.

Caro Cristian, con me non è semplice, ti sarebbe servito troppo tempo.

Decisi di sgusciare via così, nel mezzo della sera, mentre lui parlava ai suoi.

Avevo lasciato un biglietto per loro: 'grazie per l'ospitalità'.

Sembravo una ladra, mentre camminavo sulla grondaia di casa sua.

Scesi solo quando fui sicura che non ci sarebbe stato nessuno a vedermi, camminai nell'ormai notte, continuando a chiamare i miei con la speranza che non denunciassero la mia scomparsa alla polizia. Come spiegargli che ero svenuta e poi rimasta 5 ore nel letto di un ragazzo a cui non fregava un cazzo di me?!

Avevo le guance rigate di mascara, colato con le lacrime.

Arrivata a casa, illustrai pressoché ai miei la situazione che stranamente, dopo 10 minuti di ramanzina, mi capirono.

Andai in camera e ascoltai il messaggio in segreteria che mi aveva mandato Cristian nel frattempo.

-Dove cazzo sei? Sono 2 ore che ti cerco! Stai bene?-

Non potevo rispondergli, o forse non volevo e basta.

Entrata nel letto mi addormentai in 10 secondi. Quella notte lo sognai a vagare in mia ricerca per tutta la città.

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