Severus

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Piton stava percorrendo il corridoio con passi ampi, accompagnato da Gazza. Era sicuro al 100% che quella lanterna fosse di Potter. E l' avrebbe beccato, oh, se l' avrebbe beccato, e allora un' altra visitina da Hagrid non gliela toglieva nessuno. Era perso nei suoi pensieri non esattamente dolci, quando sentì delle voci: Potter e Silente.
- Professore! Lei è stato qui per tutto il tempo?-
- Sai, io non ho bisogno di in mantello per nascondermi...-
Sbuffò. Albus non avrebbe voluto essere interrotto. Puntò la bacchetta e sussurrò :
- Muffliato .-
Fortuna che quel rimbecillito non li ha sentiti, pensò Severus.
Dopo un po', il professore, con la scusa di essere stanco, impose al bidello di tornare a letto. Anche se controvoglia, Gazza strascicò i suoi piedi borbottando - tra uno sbadiglio e l'altro - qualcosa riguardo al suo poco sonno in quel momento alla sua stupida gatta.

Severus rimase immobile, aspettando di non sentire più il passo zoppicante di Gazza nel corridoio. Cautamente, si avvicinò alla porta dietro la quale aveva sentito Potter e Silente parlare. Tolse l'incantesimo ed ascoltò i due parlare. Per precauzione, si premette la bacchetta contro la pancia e si Deluse, in modo da essere invisibile.
Origliò il dialogo tra i due:
-... questo specchio ci mostra ciò che noi bramiamo nel profondo del nostro cuore. Tu vedi i tuoi genitori perchè non li hai mai conosciuti. Ora voglio che tu mi ascolti attentamente, Harry.
Molti hanno perso la testa per via di questo specchio, e ti voglio chiedere una cosa: non cercare mai più lo specchio delle Emarb, in quanto questo verrà spostato in un altra dimora. Ricorda: non serve a niente rifugiarsi nei sogni, e dimenticarsi di vivere.
Severus li  sentì avvicinarsi alla porta, perciò si scansò e li lasciò passare. Ma ovviamente, Silente lo guardò dritto negli occhi, prima di sorridere.
E lasciò la porta chiusa.
Severus attese che se ne andassero, poi si rese visibile ed entrò nella stanza.
Dentro vi era un enorme specchio:

Severus si avvicinò, incuriosito, e quello che vide lo pietrificò

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Severus si avvicinò, incuriosito, e quello che vide lo pietrificò. Accanto a lui c' era una ragazza bellissima, con i capelli rossi e degli sfolgoranti occhi verdi. Lo stava abbracciando.
Lentamente, voltò la testa verso la ragazza, sapendo che era impossibile che lei ci fosse, ma sperandolo nel profondo del suo cuore. Voltò la testa. Ed era solo.
Questa cosa gli fece salire addosso una rabbia incontrollabile. Cominciò a piangere, e ad urlare, non accorgendosi che Silente aveva Insonorizzato la stanza. Scagliò calci al muro, piangendo amaramente.

Gli venne in mente quel libro babbano che sua madre gli leggeva sempre. O meglio, glielo leggeva quando non era impegnata ad urlare contro suo padre. L'Orlando furioso si chiamava. C' era un pezzetto che,  quella notte del 31 ottobre, gli era balzata in mente. Recitava:
Queste non possono essere lacrime, poichè non finiscono mai. È la mia essenza vitale, che lentamente mi abbandona. Questi non possono essere sospiri, perchè non finiscono mai. È certamente il mio cuore che brucia, ed esala questo vento come dalla cappa di un camino.
Maledetto chi aveva scritto quel libro, pensò Severus. Finalmente calmatosi, si volse verso lo specchio, vedendo ancora Lily che sorrideva. E ricominciò a piangere. Un pianto silenzioso. Si lasciò cadere in ginocchio. E pianse ancora, per tutta la notte. Pianse per Lily, magnifico giglio.
Pianse per Potter senior, che non meritava di morire così.
Pianse per sè, perchè era stato così stupido. Pianse, ed infine si addormentò.

Silente entrò nella stanza senza far rumore. Vide Severus, accoccolato su se stesso. Guardò lo specchio, ma distolse subito lo sguardo. Non aveva intenzione di soffrire. Puntò la bacchetta verso il corpo vestito di nero.
Mobilicorpus pensò, e Severus fu portato al suo letto.

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