cambiamento

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Stanchezza.

Stanchezza era tutto ciò che provavo. Ero stata sveglia tutta la notte in ospedale ad aspettare che mio fratello finisse l'operazione.
Era andata male. Le lacrime scesero pian piano sugli occhi come un piccolo ruscello in cerca di via di fuga dal corso principale.

I medici avevano detto che ci saremo dovuti trasferire a Milano per dare delle cure migliori a Michele - mio fratello.

Io, Michele e mia madre in una nuova cittadina completamente diversa da quella in cui vivevamo.

Napoli in confronto a Milano è un covo di tossici.
Milano in confronto a Napoli è un covo di lord.

Mia madre non è abituata a vivere in una città come Milano. È sempre vissuta a Napoli, in mezzo alla droga, alla corruzione.
Mia madre spesso tornava a casa fatta e ubriaca, normale vista la sua abbastanza giovane età.

Aveva subito una grave perdita, quella di suo marito - mio padre.

Ricordo ancora cosa successe.
Era pieno di debiti. Aveva chiesto prestiti a molti usurai.
Non era riuscito a pagarli e lo avevano minacciato di morte.
Si suicidò.
Si butto dalla camera da letto di mio fratello, dal quarto piano.
Si schiantò a terra e morì.

Tra tre giorni ci saremo dovuti trasferire. Avevamo due giorni scarsi per fare il trasloco.

Io sistemai tutte le mie cose dentro degli scatoloni che poi avrei chiuso. Ci saremo trasferiti nella periferia di Milano. Ero tesa. Molto tesa.

Michele se ne stava triste in camera sua. Tutti eravamo tristi.
Non avremmo più visto i nostri amici, i nostri parenti. Non avrei più rivisto quel sorriso che ogni giorni mi riscaldava il cuore.
Il sorriso di Matteo.
Lui sì che mi faceva provare tanti sentimenti. Non volevo andarmene.

Scoppiai in lacrime.

Avrei abbandonato tutto e tutti. Non sarei più stata felice. Mai più.

---

In quei due giorni finimmo di traslocare.

Il giorno della partenza era arrivato. Il treno sarebbe passato alle 13:30.

Mi guardai allo specchio della stazione.
Portavo una maglietta grigia con un alieno disegnatoci sopra, dei leggins neri, le vans nere e una felpina nera non chiusa. I capelli castani mi scendevano fluidi nella schiena. Erano molto lunghi. Gli occhi neri erano lucidi. La pelle chiara li metteva molto in risalto. Non avevo un filo di trucco.

Distolsi lo sguardo da quell'immagine e raggiunsi mia madre che stava davanti alle rotaie.

Sentii qualcuno chiamarmi.

"Nadia." sentii dire in lontanaza.

Mi voltai e lo vidi. Vidi Matteo che mi veniva incontro. Mi abbracciò forte. Io sorrisi stringendolo.

Era venuto a salutarmi. Ero felice ma allo stesso tempo triste.

Scoppiai nuovamente in lacrime e lui me le asciugò.

"Vedrai che andrà bene. Tuo fratello starà bene e tu ti farai nuovi amici. Devi stare tranquilla." disse sorridendomi.

I suoi occhi verdi sostenevano il mio sguardo.

"Grazie..." mormorai.

Avevo voglia di baciarlo. Tanta voglia. Mi mordicchiai il labbro inferiore. Fece lo stesso anche lui.

Restammo lì fermi a parlare sino a quando non arrivò il treno.

Lasciai salire prima Michele e mia madre.

Salutai nuovamente Matteo.

"Ciao Nadia." sussurrò.

"Ciao" mormorai per poi voltarmi ma, prima che potessi salire sul treno, lui mi afferrò per un braccio e facendomi voltare verso di lui.

Mi baciò.
Un bacio veloce, a stampo, si staccò quasi subito e mi sorrise. Poi si voltò e se ne andò via.

Salii sul treno rossa in viso.

Volevo urlare.

Mi aveva baciata, mi aveva seriamente baciata, mi aveva baciata e io sarei dovuta andare a vivere a Milano, che vita del cazzo.

Mi sedetti sul mio posto e misi le cuffiette alle orecchie. Incrociai le gambe sul sedile e mi addormentai.

---

Ridevano felici i due ragazzi.
Nadia e Matteo correvano per i campi di grano.
Caddero a terra assieme. Uno sopra l'altro.
I due bambini avevano nove anni. Avevano passato l'infanzia assieme.
Nadia si alzò e tese la mano a Matteo, che la prese - non per rialzarsi, bensì per tirare a se la bambina e farla cadere nuovamente.
Nadia scoppiò a ridere dando un pugno leggero nella spalla di Matteo.
I due bambini si volevano bene.
"Nadia." mormorò lui inginocchiato.
"Dimmi Matteo." rispose lei a gambe conserte.
"Ma noi saremo amici per sempre?" domandò il bambino.
Nadia non si aspettava una domanda del genere, ma annuì.
"Sì, per sempre."

---

"Nadia. Svegliati." mormorò una voce lontana. Piano aprii gli occhi.

Il treno si era fermato.

Realizzai che eravamo arrivati. Eravamo a Milano.

Mi alzai dal sedile e guardai fuori dal finestrino. Ero alla stazione di Milano. Moltissime persone camminavano o correvano di qua e di là. Presi il mio bagaglio; o meglio dire: i miei bagagli.
Avevo tre valige e uno zainetto in cui avevo sistemato un libro, il caricabatterie, le cuffiette e il portafoglio.

Mia madre fece segno a me e a mio fratello di seguirla. Obbedimmo.

Saltammo fuori dal treno tutti e tre. Mio fratello era un po' debole. Ma sorrideva.

Lo ammiravo. Lo avevo sempre ammirato. Non si era mai dato per vinto. Aveva sempre resistito. Non si era mai lasciato andare. Era malato, sì. Ma questo non gli impediva di vivere la sua vita. Di avere degli amici. Degli amici che lo sostenevano. Degli amici che purtroppo non avrebbe più visto per diverso tempo.

Michele aveva diciannove anni. Era un ragazzo grande, quasi uomo. Gli volevo un mondo di bene.

Seguimmo mia madre verso l'uscita della stazione. Si sapeva muovere bene. Pensai che conoscesse già il posto.

Usciti dalla stazione un cielo grigio ci accolse, e un alto grattacelo incombeva su di noi. Guardai il panorama a bocca aperta.

Era proprio diversa da Napoli.
Mi piaceva.

Sorrisi tra me e me.

Mi feci forza. Stavo per cominciare una nuova vita. E sperai che questa nuova vita sarebbe stata migliore della precedente. Ce l'avrei fatta. Sarei sopravvisuta. Perché una Lusciano soppravive sempre. Una Lusciano non si sarebbe mai data per vinta. Mi sarei ambientata e sarei riuscita a divertirmi.

Il taxi arrivò e io, mia madre e Michele ci salimmo. L'autista sistemò i nostri bagagli nel bagagliaio. Infine mise in moto la macchina e partì, e in quel preciso momento mi resi conto che davvero tutto stava cambiando.
Tutto.
Per sempre.

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Salve a tutti! Siamo due ragazze, due amiche. Siamo due ma ci firmeremo con un unico nome e cognome: Laurica Dettega.

~ Laurica Dettega.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 16, 2017 ⏰

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