Tramonta il sole a Rio de Janeiro, e finita l'ora dell'elemosina.
Mi alzo da terra e raggiungo casa, se si può chiamare così.
Subito sento delle urla, e riconosco subito la voce di Mamãe e Papai.
Stanno discutendo, non lo fanno quasi mai.
Come di regola vado in cucina e preparo la cena con il riso comprato con l'elemosina.
Appena ho finito di cucinare i miei genitori vengono da me con la tristezza sul volto.
«Dobbiamo abbandonarti.» dice papai.
Sbalordita aspetto che si corregga ma non lo fa.
«Perche?» chiedo in tono supplichevole.
«Noi non siamo i tuoi veri genitori e non ti vogliamo.» continua mamãe.
«O ti abbandoniamo o ti dobbiamo uccidere. Secondo la legge tu sei una figlia illegittima e non ti possiamo tenere.
O te ne vai o verranno le guardie tra pochi minuti.» dice papai con sguardo feroce.
Al che io corro via, non so dove sto andando.
So solo che sto scappando dalla morte e da chi mi ha solo usata.
Arrivo a un posto che non conosco.
Si e messo a piovere.
Da ora non ho più un nome, non ho più nulla e ho solo sei anni.
Non so nulla, nulla.
Mi addormento sotto un ponte dell'autostrada.
Da oggi sono sola.