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Wěn
Bacio

"L'atto di darsi la morte in quanto compiuto con deliberata volontà."
(自杀)

Guardò il fiume scorrere tenue e quiete sotto di sé.

Nulla gli faceva paura, nemmeno la morte. Gli faceva cosí tanta indifferenza che, a parer suo, se non ci si poteva nemmeno godere il brivido della vita, nulla aveva piú senso.
Non aveva mai sentito il sangue scorrergli nelle vene, non aveva mai gridato dallo spavento né di gioia, non aveva mai pianto alla morte di una persona né alla nascita, indipendentemente dal fatto che fosse importante o meno, non aveva mai provato piacere mangiando, non aveva mai sentito l'aria fresca riempirgli i polmoni.
Non aveva mai sentito la sensazione di un orgasmo, non aveva mai sentito il tocco di sua madre sulla sua pelle, non aveva mai socchiuso gli occhi per i pungenti raggi del sole, non aveva mai avuto un incubo, tantomeno un sogno.

Era quello vivere?
Era davvero quello, vivere?
Quello non era vivere.
Perché gli altri potevano provare, e lui no? Era ingiusto, a parer suo. Se quello era vivere, morire era più bello? Aveva pensato più volte alla possibilità che quello non fosse davvero il suo posto. Magari era un demone, o magari un angelo. Jungkook non provava nulla. Aveva pensato che, forse, morendo avrebbe posto fine a quella sofferenza, a detta del vocabolario: Jungkook non sapeva cosa fosse la sofferenza, non l'aveva mai provata.

Il vento gli scompigliava i capelli, e il tramonto si rifletteva sull'acqua. Le strade erano pressoché vuote, nessuno lo vedeva.

Forse l'impatto lo sentirò. Pensava.

Mollò la presa dal ponte rosso, alzando lo sguardo al cielo. Fra poco sarebbe andando al suo posto.

E così, si sbilanciò in avanti, perdendo ogni contatto con il lastricato.

Respirava tranquillamente, l'aria gli sbatteva tagliente in volto, e il momento gli sembrava interminabile.

In quegli instanti pensò. Pensò che tutte quelle cose non le avrebbe mai più riviste: sua madre, suo fratello, i suoi parenti, né i grattaceli illuminati dai neon notturni né la foto del suo migliore amico.
Kim Taehyung.
Il suo amato, Kim Taehyung.
Solo lui era riuscito a toccare realmente il tepore della carne di Jungkook; in vita sua, era riuscito a sentire solo il suo, di tocco. E se n'era innamorato, si era innamorato di quel tocco. Sarà stato perché aveva percepito solo quello nella sua vita, ma il ragazzo si era come infatuato di quelle dita. Le sentiva ancora sul suo corpo. Lo accarezzavano. Accarezzavano ogni sua costola. Accarezzavano la mandibola, il torace, il collo. Passavano in mezzo ai suoi capelli, lo beavano di quelle attenzioni gentili e affettuose. Delineavano il confine delle sue labbra.
Jungkook mai si era sentito più vivo che in quei momenti.

Ma Taehyung si suicidò.
Si strappò la vita, precipitò nel fiume da un'altezza spropositata, e morì così com'era nato: in un attimo.

E adesso, Jeon Jungkook, stava precipitando da un'altezza spropositata nello stesso fiume in cui Taehyung aveva esalato l'ultimo respiro.

Si rannicchiò nel vuoto, preparandosi.

E successe: per Jungkook era giunta la fine.

Baiser » TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora