"Cause I could still be the only one you need
the only one close enough to feel you breath
I could still be that place where you run
instead of the one that you're running from.""You're still the one I run to
the one that I belong to
you're still the one I want for life
you're still the one that I love
the only one I dream of."Harry è convinto che di Amore vero, quello con la A maiuscola che gli scrittori del Medio Evo identificavano addirittura in un Dio, ne esista solo uno. C'è chi non lo incontra mai e passa la vita crogiolandosi nell'illusione di essere felice, c'è chi lo butta via per paura, c'è chi lo afferra e se lo lega al cuore e non lo lascia più andare.
C'è sua madre che per trovarlo ha impiegato un po' di tempo e qualche dolore di troppo, Lottie che ci si aggrappa forte per non crollare, Dan che l'ha perso per sempre.
Poi c'è lui, che è abbastanza sicuro di meritare una categoria a parte. Harry non ha mai trovato un nome da dare al suo amore, né un Dio in cui poterlo identificare.
Harry ha incontrato il suo Amore con la A maiuscola a sedici anni. Lo ha buttato via, se l'è ripreso, lo ha afferrato forte e se l'è legato al cuore al corpo e all'anima. Ci si è aggrappato per non crollare e poi lo ha perso per sempre.
Eppure ora è qui, il cuore in gola e i tasti del pianoforte che bruciano sotto le dita.
Sa che Louis lo sta guardando. Lo sa perché ha i suoi occhi plasmati su ogni parte del corpo ed è tutto suo, ancora tutto suo, e ricorda le notti trascorse sul letto con le labbra chiuse dalla paura e gli sguardi che parlavano d'amore. Harry ricorda com'è essere guardato da Louis.
E dopo anni e un singolo appena uscito, con nelle orecchie urla di persone che lo elogiano e abbastanza esperienza alle spalle, lo sguardo di uno stadio in delirio e delle sue luci accecanti non è comparabile a quello blu e luminoso di Louis. Esattamente come all'inizio, quando non c'era paura ed il loro Amore con la A maiuscola lo tenevano stretto tra le mani e Harry lo sentiva scorrere dalle dita di Louis sulla sua pelle durante le notti fredde di Londra.
-Puoi entrare, sai?- chiede retorico, senza distogliere l'attenzione dai tasti del pianoforte.
Sente Louis sospirare leggermente, lo studia con la coda dell'occhio mentre si avvicina e gli fa spazio sullo sgabello. Si siede cauto, quasi avesse paura di rompere un equilibrio che non c'è più.
-Perché mi hai chiamato, Harry?- è la prima cosa che dice.
Il riccio scrolla le spalle e piega gli angoli delle labbra in un'espressione noncurante, avvertendo il gomito di Louis spingere contro il suo. Vorrebbe voltarsi, avvolgere le braccia intorno alle sue spalle e spingerselo contro. Vorrebbe stringerlo fino a far confondere di nuovo i loro profumi, mischiare i vestiti nell'armadio, guardarlo indossare le sue felpe e infilare la mano nello scollo troppo largo delle magliette.
-Perché eri con me quando ho registrato il singolo e sei stato tu il primo ad ascoltarlo- si limita a spiegare invece, prima di voltarsi finalmente verso di lui.
Louis lo sta guardando con il respiro trattenuto negli occhi, sul volto un'espressione quasi rassegnata. Rassegnata, forse, al fatto che per loro due vivere significa amarsi, e amarsi significa vivere. Respiravano in un bacio, si riposavano negli occhi dell'altro. Poi tutto si è perduto, e Harry non sa riconoscere il momento esatto in cui ha sentito Louis scivolargli dalle mani. L'amore rimane, però, forse perché in passato l'hanno stretto così forte che adesso scrollarselo di dosso è impossibile. Harry lo trasforma in melodie, Louis ci riempie fogli di carta.
-Ho letto qualche commento su Twitter- accenna a quel punto il liscio -Penso tu abbia, tipo, mandato il mondo in black out per un po'.-
Harry ridacchia, la lingua tra i denti e le fossette profonde, prima di annuire leggermente e far risuonare un sol tra le pareti della stanza. -Non mi hai mai detto cosa ne pensi, comunque.-
-Parli della canzone?-
Annuisce di nuovo, lo sguardo puntato sulle mani che carezzano i tasti bianchi e lucidi, mentre Louis si sistema con il gomito poggiato sul bordo del pianoforte.
-Penso che mia madre ti riempirebbe di baci sulle fossette, se potesse sentirla- sussurra -E penso che sia impossibile lasciar andare un uomo che riesce a guarirti cantando.-
Per un attimo Harry viene invaso dal ricordo di occhi dolci, sorrisi sinceri e tocchi materni. Pensa al giorno in cui Louis gli ha comunicato che a Jay restava poco da vivere, con i pugni chiusi per trattenere la rabbia e il dolore visibile persino nella curva tesa delle spalle. Pensa a quanto sia stata dura vedere il sorriso della donna che lo aveva accolto come un figlio spegnersi giorno dopo giorno, raccogliere i pezzi e cercare di dar loro un senso nuovo.
Ma poi Louis poggia una mano sulla sua, la muove dolcemente sui tasti e suona qualche nota a caso, e tutta la tristezza scompare tra le rughette del suo sorriso.
-Ma l'hai fatto- soffia Harry, passando l'indice sul pollice di Louis in un tocco leggero. -L'hai lasciato andare.-
Lui scuote la testa, soffia aria dal naso e sorride con amarezza. -Credo di avergli fatto talmente tanto male, che ad un certo punto se ne è semplicemente andato.-
-Però glielo hai lasciato fare.-
-Sì- risponde immediatamente, senza alcuna traccia di esitazione -Perché lo amo e voglio il meglio per lui. E quel meglio non sono più io da troppo tempo, ormai.-
Harry scuote la testa, stringe la sua mano e la spinge sui tasti con più forza. Un rumore sordo gli invade le orecchie, mentre si chiede come è possibile che siano arrivati a questo punto. Quand'è che gli occhi si sono persi e le carezze hanno cominciato a lasciare graffi.
-Vorrei che fosse più facile- esala quindi, la voce spezzata e le palpebre chiuse per trattenere le lacrime. -Vorrei non dover aspettare di poterti rincontrare un giorno, in un altro posto e in un'altra vita.-
Louis aggrotta le sopracciglia e stringe le labbra, e Harry pensa che vorrebbe cancellare il dolore dipinto sul suo volto a forza di baci. -Sono gli amori difficili quelli che restano nella storia, sai?-
-Io volevo solo restare con te, Louis.-
Lo sente avvicinarsi, a quel punto, e avverte il calore della sua pelle bruciargli addosso. Il suo corpo reagisce, rabbrividisce, si protende verso quella presenza tanto familiare eppure così lontana. Harry ricorda di abbracci mattutini e tocchi delicati e baci a fior di labbra, e li sente bruciare in superficie come se fossero ancora lì.
-Non riesci neanche a pronunciare il mio nome in un'intervista, Harry- soffia leggero -Ma ho combinato un casino dopo l'altro e ti ho fatto male e lo capisco, sul serio.-
-No Louis, non hai capito un cazzo, invece- sbotta allora Harry, scostandolo bruscamente con un braccio.
Il più grande si allontana di qualche centimetro e sospira, e sembra talmente stanco che Harry deve reprimere l'istinto di abbracciarlo e dirgli che andrà tutto bene, prima o poi andrà tutto bene. Non può farlo, adesso. Non è più compito suo.
E quindi usa la rabbia, perché urlargli contro è l'unico modo che conosce per sentirselo ancora addosso.
-E' la lontananza che fa male, Louis. E' saperti a un oceano di distanza da me. E' la paura di dimenticare il suono della tua voce o il sapore dei tuoi baci. E' alzarmi al mattino e guardare la nostra storia incisa sulla mia pelle consapevole che non ci sarà un continuo.-
Louis ispira pesantemente, distorce il volto in una smorfia di dolore e trattiene un singhiozzo. Harry sente il cuore rompersi in tanti piccoli pezzi, e può quasi vederli mentre si depositano tra le mani piccole ed ossute dell'altro.
Nel momento in cui una lacrima silenziosa attraversa la guancia ruvida di Louis, Harry scavalca il muro. Lo prende a calci finché non è solo un ammasso di macerie, si sporge verso il suo Amore con la A maiuscola e lo rimette insieme. E' bellissimo anche ridotto in briciole.
Lo abbraccia forte, se lo stringe al petto e preme le dita sulle sue scapole fino a lasciare il segno, mentre mani calde gli carezzano lentamente la schiena. Sente qualche mi dispiace scontrarsi contro le sue guance accaldate e scuote piano la testa, il mento affondato nel collo di Louis e le narici pregne del suo profumo.
Gli è mancato così tanto.
-Mi manchi così tanto, Lou- sussurra infatti, un sospiro che si infrange sulla pelle dell'altro.
Louis annuisce e la barba pizzica contro il suo zigomo ma Harry non se ne lamenta, mentre le dita vanno ad infilarsi sotto la camicia appena slacciata.
-E' da troppo tempo che non ti bacio- soffia -Che non ti tocco.-
-E allora baciami- dice Harry con urgenza, portando il naso a sfiorare quello di Louis. -Toccami.-
Il liscio si ferma, le mani ancorate ai suoi fianchi e il respiro pesante, e semplicemente lo guarda. Intensamente, l'espressione di chi vuole aggiustare qualcosa ma sa che è troppo tardi per riuscirci, con l'amore negli occhi e sulla punta delle dita e sulle labbra che ancora cercano le sue.
Succede che una persona butti via l'Amore senza rendersene conto. Succede che il sentimento sia troppo fragile per poter essere afferrato con forza e che quindi scivoli tra le dita.
Succede però che l'amore rimanga, i corpi continuino a cercarsi e gli occhi a rincorrersi.
Harry non riesce a ricordare una vita in cui il suo corpo non abbia agito di conseguenza a quello di Louis e i suoi occhi non siano stati pieni della luce che emana.
Per questo lo bacia. Perché ha bisogno di illudersi solo per un attimo, di far finta che tutto sia ancora come prima; che le mani di Louis siano ancora in grado di guarirlo e che non contengano i pezzi del suo cuore infranto.
Schiude le labbra quando sente una lingua calda passare su quello inferiore, la incontra con la sua, ci gioca e la stuzzica e la riconosce, finché Louis non si stacca e prende a lasciargli baci dalla mascella al collo alle clavicole.
Risale, poi, aggredisce la sua bocca e stringe la mano sul suo fianco. Harry sospira bruscamente, prima di passare la gamba sinistra dall'altra parte dello sgabello e circondargli la vita con le gambe.
Louis sembra completamente perso, mentre gli sfila la camicia senza neanche preoccuparsi di slacciare i bottoni e passa la lingua sui contorni dei suoi tatuaggi.
-Ci sono io qui sopra- ringhia quasi, pressando i denti sulla farfalla. -Sei ancora mio. Sei sempre mio.-
Harry si permette di credergli, finge che abbia ragione e lo libera dalla maglia. Se lo spinge contro, a quel punto, petto contro petto, i cuori vicini come lo sono stati innumerevoli volte eppure più lontani che mai. Louis preme il naso contro il suo collo, stringe la presa sui suoi fianchi, lo spinge contro lo strumento alle sue spalle. Un rumore non ben definito riempie la stanza quando Harry si poggia con le mani sui tasti del pianoforte.
-Potrei rimanere a guardarti per ore mentre suoni- parla contro la pelle sensibile vicino al suo orecchio. -Sei la cosa più bella e poetica che i miei occhi abbiano mai visto.-
Harry gli tira leggermente i capelli, lo allontana pressando sulla spalla sinistra e si avventa nuovamente sulle sue labbra, perché sa che questa è l'ultima volta e vuole farsi male, vuole sentire il suo sapore sulla punta della lingua quando tutto ciò che rimarrà di Louis saranno il fantasma dei suoi tocchi sulla pelle e le tracce del suo profumo tra i capelli. -Ma lo sei sempre – lo sei sempre stato- continua il liscio dopo qualche secondo. -Anche quando ti muovevi in modo ridicolo sul palco, ricordi? Eri così piccolo. E così bello – così bello.-
-Sta zitto- lo interrompe Harry, quasi ringhiando, mentre sfila i pantaloni di entrambi e li butta da qualche parte oltre il pianoforte. -Zitto- sussurra di nuovo, sfregando l'erezione accennata contro quella di Louis.
Sorride leggermente quando lo sente gemere sulle sue labbra, cattura il sospiro tremante che esala e si spinge contro le dita che si avvicinano all'elastico dei suoi boxer. Si solleva sulle ginocchia, quindi, e li lascia scivolare sulle gambe finché non cadono a terra. Le mani di Louis sono ovunque sul suo corpo, si muovono esperte dal collo alle spalle ai fianchi come se non se ne fossero mai andate. Passano sopra la piccola voglia sulla coscia destra, sulle fossette alla base della schiena e poi avvolgono i glutei, mentre la fronte va a poggiarsi sullo sterno del riccio. Louis sembra devastato, completamente privo di forze, quando inserisce il medio nella sua apertura senza neanche guadarlo negli occhi. Harry stringe i muscoli intorno al suo dito, e lui sussulta sopraffatto.
Troppo tempo, lo sente sussurrare, mentre porta le mani a circondargli il viso e posa le labbra sulle sue, delicatamente, come se avessero tutto il tempo del mondo. Non è così, però, e Louis lo sa, perché le dita che si muovono dentro di lui diventano due e poi tre in meno di cinque minuti, e Harry continua a premersi contro di lui come se volesse poter essere in grado di imprimerselo dentro per sempre.
-Sei bellissimo- soffia ancora il più grande, lasciando che il riccio lo spogli con urgenza dell'ultimo indumento.
-Dentro- afferma lui in risposta, per poi sedersi di nuovo sulle sue gambe, poggiare la mano destra sul pianoforte e afferrare la sua erezione con l'altra. La indirizza verso il suo orifizio non adeguatamente preparato, mentre la pressione che esercita sui tasti continua a produrre una melodia assordante. Disordinata, come l'Amore impulsivo e irrazionale che li caratterizza da sempre e che si è perso, ad un certo punto, tra il caos e il rumore. Louis spinge dentro di lui con delicatezza e decisione, i polpastrelli affondati nella carne dei suoi fianchi e la bocca ovunque, su corpo cuore e anima, a cercare di guarire ferite che lui stesso ha causato.
-Di più, Louis- gli intima, sollevandosi sulle ginocchia per affondare con più determinazione, mentre Louis geme borbottii incomprensibili tra i suoi capelli.
Spinge più forte, a quel punto, contraendo i muscoli delle cosce e andando incontro ai movimenti circolari del suo bacino. Una, due, tre, quattro, infinite volte, mentre le mani si spostano sulle natiche e lo sollevano leggermente in un'angolazione più piacevole. Harry poggia parte della schiena sul pianoforte, allaccia le gambe intorno alla sua vita magra e Louis si alza in piedi, accelerando il ritmo.
-Harry- soffia in un gemito che si perde tra le note, il naso premuto contro il suo collo ad inspirare forte il profumo delle loro pelli che si uniscono.
La testa del riccio va a scontrarsi con la cassa del pianoforte, Louis spingespingespinge sempre più forte, e Harry si ritrova con le labbra spalancate dai gemiti e gli occhi strizzati per il piacere. Gli sembra di sentire un Amore mio quasi impercettibile infrangersi contro il suo mento, e poi tutto ciò che riesce a vedere è blu, perché Louis lo bacia con gli occhi aperti e lo stringe fino a fargli male e afferra la sua erezione. Gli basta qualche carezza decisa per farlo venire, tra sudore gemiti e musica rumorosa, prima di uscire da quell'antro caldo e toccarsi a sua volta. Con una mano ancora stretta intorno al corpo tremante del riccio e l'altra a stimolare la sua erezione, anche Louis viene, e il suo piacere va a mescolarsi con quello di Harry sui loro petti.
Restano immobili per ancora qualche minuto, con corpi e sguardi abbracciati, quasi non sapessero come fare per separarsi. Alla fine il primo a muoversi è Louis, che lo solleva per le cosce, borbotta un -Ti porto a letto-, e poi si incammina verso la stanza dall'altra parte del corridoio.
Harry non vorrebbe entrare lì dentro con lui, perché su quelle lenzuola hanno fatto l'amore per la prima volta, e in quell'armadio c'è ancora il suo profumo e sull'attaccapanni c'è appeso il loro cappello di lana. Ma rimane in silenzio, si lascia adagiare sul materasso morbido e lo guarda sdraiarsi al suo fianco.
Si avvicina, poi, posa la guancia destra sul suo petto e chiude gli occhi. Louis incastra una mano tra i suoi capelli, sospira, gli bacia piano la fronte. Harry non è pronto a dirgli addio.
Non lo è mai stato, in realtà. Non lo era quando significava rinunciare alla sua libertà, non lo è ora che significa lasciar andare il suo Amore con la A maiuscola, quello che si incontra una sola volta nella vita e che gli si è spezzato tra le mani senza che potesse fare niente per evitarlo.
-Buonanotte, amore mio- mormora Louis, la voce rotta e il cuore che accelera il ritmo sotto la sua guancia.
Incastrati tra le dita piccole e dinoccolate, Harry può ancora vedere i pezzi del suo.
-Buonanotte, Loueh.- Si addormenta grazie ai tocchi dolci e delicati che gli solleticano la schiena, e sogna di occhi blu e finali felici. Quando si sveglia Louis non c'è, ma Harry sorride comunque.
Forse si rincontreranno un giorno, quando saranno in grado di afferrare quell'Amore e di trasformare il disordine in melodia.
In un posto lontano, in una vita diversa."Remember everything will be alright
we can meet again somewhere
somewhere far away from here."
STAI LEGGENDO
Somewhere far away from here | Larry Stylinson
Fanfiction"Sa che Louis lo sta guardando. Lo sa perché ha i suoi occhi plasmati su ogni parte del corpo ed è tutto suo, ancora tutto suo, e ricorda le notti trascorse sul letto con le labbra chiuse dalla paura e gli sguardi che parlavano d'amore. Harry ricor...