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"La famiglia non si tocca. E se tocchi la mia, prega, perché puoi co...
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Mai più. Non accarezzerò la tua pelle mai più. Non sfioreròle tue labbra mai più, né ti guarderò più negli occhi.
Non vi vedrò più alla finestra, ad aspettare il mio ritorno, né mai più viabbraccerò mentre scendete le scale per venirmi incontro.
Non credo a chi mi dice che era così che doveva andare, che è stato il volere di Dio, o che gli angeli avevano bisogno di loro in cielo. No. Non sono un cazzo di bambino a cui si deve mentire sulla morte di un parente, inventando milioni e milioni di fesserie, quasi come se fossero loro, le persone da convincere di tale situazione. Ma no, io sono un adulto e non ho bisogno di menzogne per sapere che cosa è successo. Ero in macchina assieme a loro. Guidavo io.
Vorrei dire che i loro corpi abbiano preservato la loro intera bellezza, nonostante il forte impatto e le lamiere, ma direi una fesseria. Vorrei anche dire di essere riuscito a scambiare con loro un'ultima parola, un ultimo abbraccio, un ultimo bacio... ma non ho avuto nemmeno il tempo per un ultimo saluto, un ultimo sguardo.
Fumo. Asfalto. Detriti. Teli bianchi. Il cielo.
Una sensazione così vivida, così lacerante. Un respiro spezzato.
La pioggia. Il senso di colpa.
La morte. La crudele, vecchia e scheletrica signora con il mantello nero e la falce che, senza pietà, miete le proprie vittime.
Un fiume di lacrime che scava giganteschi canyon nel petto. Il mio cuore in frantumi. Lo sento sgretolarsi pezzo per pezzo, franare e riempirmi i polmoni di macerie che mi impediscono di respirare. Il fuoco nel petto. Lava incendiaria.
Il silenzio che rimbomba assordante nelle orecchie, provocando l'eco di parole gridate sussurrando con disperazione.
Passerò la vita contando i giorni.
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