Capitolo 3

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Le piante più umili nascondono i segreti più sorprendenti.

Quando sento il felice trillo della campanella so di per certo che cinque noiosissime ore di scuola sono finalmente trascorse, posso dire che oggi sia un vero miracolo perché non sono stata presa degli stupidissimi scherzi di Jessica e le sue amichette oppure dai ragazzi.

Mi avvio frettolosamente verso l'enorme portone scolastico e vedo già un ammasso di gente che spintona per uscire.
Oggi non ho visto da nessuna parte mio fratello e noto che la sua auto non è parcheggiata nel apposito spazio vicino alla scuola.

'Questo è un bel problema'

Spero solo che mio padre sia al lavoro da non accorgersi del mio ritardo.
Brendon (mio padre) è un uomo famoso e temuto in tutto il mondo per le sue innumerevoli imprese. Possiede numerose concessionarie e altri locali in giro per il globo.
Sono infatti noti da tutti i suoi viaggi di lavoro verso l'estero, per i quali sta via anche una settimana o più, tutto aumenta la mia totale felicità.
In questi due ultimi anni, ha ampliato moltissimo il suo "potere" perchè stava tutto il giorno nel suo ufficio per.. per.. per non pensare...
Ma questa è un'altra storia.
Lui è, per tutti quelli che conosco io e che conoscono lui, un personaggio famoso a cui si deve rispetto, potente, a cui non si può dire di no, il suo volere deve essere eseguito. Pensano che sia un uomo fantastico e la sua amicizia sia oro. Quello che non sanno è che è cambiato. Due anni fa.. era il padre migliore al mondo e l'amico più fedele, ora.. beh.. ora è un caso perso..

Cammino a testa bassa fino a che non passo davanti ad una libreria.
Ho sempre amato leggere fin da quando ero bambina, mi facevo raccontare storie su storie e poi, quando sono cresciuta ho iniziato a leggerle per conto mio. La lettura è il cuore dell'anima; attraverso la lettura immagini la vita che vorresti avere, immagini che quelle belle frasi, quelle belle parole siano rivolte a te, vorrei anche io avere il libro della mia vita e preferibilmente vorrei avere un lieto fine, ma il destino non fa mai ciò che vorremmo.
Guardo ancora una volta l'insegna della libreria e mi beo dell'odore di carta che ne fuoriesce, un sorriso compare sulle mie labbra, poi proseguo il mio cammino.

Dopo neanche altri cinque minuti di strada mi sento prendere per i polsi e sento il mio corpo sbattere duramente sul muro di mattoni.
"Ahh cazzo" dico urlando, sento un livido pulsare violentemente dietro la schiena "Ma porca put.. aspetta Mike? Ma che cazz...?" Dico più confusa che mai, sparando imprecazioni e domande alla rinfusa.
"Sta calma e rispondi alle mie domande" mi dice in un ringhio.
"Io non ti devo dire un bel niente" gli dico di rimando.
"Cos'è successo due anni fa?!" Chiede lui cercando di calmarsi.
"I fatti che non sono tuoi ecco cosa!" Gli urlo in faccia
"Derek e tu siete cambiati, pensavi non lo notassi? Ho resistito un po' pensando che vostro padre non vi desse più le attenzione che eravate abituati a subire.. ma devo ricredermi.." dice in un sussurro.

Quindi lui se né realmente accorto? Ha fatto finta di non capire per tutto questo tempo? Chi altri sa di questo cambiamento? In quanti l'hanno notato? Domande su domande si accavallano nella mia testa tanto che non sto più ad ascoltare quello che il moro davanti a me dice una frase che mi fa destare dal mio tranche.
"E poi oggi Derek è stato assente era davvero preoccupato e anche quando esce con noi è sempre triste e sovrappensiero. Dimmelo ti prego, vi aiuterò.." dice l'ultima frase in un sussurro ma io la sento egualmente.

Tuttavia non riesco a fidarmi, non riesco a piangere o a sfogarmi davanti a lui, nonostante sia un nostro amico d'infanzia.
Evito il suo sguardo nonostante bruci con insistenza sulla pelle del mio viso.

Basta me ne devo andare, non riesco a sopportare questo contatto, questo sguardo, questa preoccupazione evidente che si nota nei suoi occhi.
Ho sempre pensato di non essere mai stata guardata, se non con pena, ma oggi mi ricredo. Mike ha notato ogni mia piccola mossa. Sento che tiene davvero a Derek ed è visibilmente preoccupato per lui tuttavia non voglio rispondere alle sue domande, togliendogli i dubbi che lo tormentano.
"Ti prego.. lasciami" lo supplico, tutta la mia grinta è sparita, sono bastate due parole per capovolgere il mio modo di pensare.
Nonostante tutto, non so se per il mio flebile tono di voce o per lo sguardo dolente presente nei miei occhi mi ascolta, mi ascolta e mi lascia andare.

Io corro via da lui, dai suoi dubbi e dalle mie incertezze, corro via dall'ultima persona che nonostante l'odio è rimasta accanto a me, corro via dalla mia vigliaccheria, dalla mia paura.

Sento il suo sguardo bruciare sul mio corpo, finché non svolto l'angolo e finalmente, al sicuro dalle mie insicurezze, ritorno a casa.

Ti odio, ma sei già mia ||Cameron Dallas||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora