Capitolo 10

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-Salve, lei deve essere la dottoressa Wayland. Ho prenotato una seduta ieri.- annuncio mentre entro nell'ufficio. La donna dietro la scrivania appare impeccabile nel suo completo nero e con i suoi capelli rossi raccolti in una coda. Rappresenta la tranquillità in persona. Solo con il suo sorriso è riuscita a infondermi il coraggio per varcare la soglia e provare ad indagare.
-Certo, lo ricordo. Sei Jay, giusto?-
-Si- sforzo un sorriso.
-Bene. È la tua prima seduta da uno psicoanalista, Jay?- mi chiede facendomi segno di stendermi sul lettino adiacente alla sua sedia.
-Veramente non sono qui per una seduta. Vorrei che lei mi dicesse qualcosa su Michael Robbinson-.
-Mi dispiace ma non posso esserti di aiuto. Non posso rivelare le informazioni personali dei miei pazienti.-
-Era un suo paziente?- domando con la viva speranza che non sia così. Perché Michael avrebbe avuto bisogno di una psicoanalista?
-Si, era in cura da me da circa un anno quando poi non mi ha più informata sulla sua salute. Spero stia meglio.- sorride.
Anche io avrei voluto che lui superasse qualsiasi cosa lo affligesse. Ma lui non è qui. E questa donna crede sia vivo, magari felice.
Vorrei poterlo credere anche io. Vorrei riuscire ad ingannarmi e a fingere che sia tutto okay. Solo per un giorno.
-Michael è morto.- butto fuori.
Riesco a vedere il suo sorriso spegnersi e i suoi occhi spalancarsi dallo stupore.
-Morto? Come? Quando? Io...io non riesco a capire...- balbetta la dottoressa. Avrei potuto dirle il tutto in modo più delicato, preparandola alla tristezza della morte. Ma non c'è nulla di dolce nel morire, e non ci deve essere nulla di dolce nel raccontare la morte. Nessuno, un anno fa, mi aveva preparata a questo dolore.
Non ero pronta ad affrontare la sua mancanza. Eppure ce l'ho fatta. E ce la faranno anche altri.
-È morto suicida un anno fa. Si è...affogato nella sua vasca da bagno. Era il mio migliore amico...- e di nuovo una scia di ricordi mi sovrasta. "Il mio migliore amico". Sento gli occhi diventare pesanti ed è in momenti come questi che vorrei potermi concedere di crollare.
Ma non posso.
So che dopo non riuscirei più ad alzarmi.
-Ho visto il suo corpo in quella vasca- rivivo l'immagine di lui, pallido e indifeso. Morto.
-La prego, mi dica tutto quello che sa su Michael. Ho bisogno di capire perché se n'è andato- parola dopo parola sento un lancinante dolore al petto.
Non un dolore fisico. Ma un male che si insinua in ogni fessura dell' anima e mi stringe piano piano, quasi senza che me ne accorga.
-Ti dirò quello che so. È venuto da me la prima volta due anni fa. Mi disse di aver bisogno di parlare. Mi raccontò dei suoi cambientid'umore, della sua rabbia immotivata. E senza volerlo mi portò a dedurre la mia diagnosi.
Michael soffriva di bipolarismo di tipo 1. Non so se l'avesse mai accettato in seguito ma quando glielo dissi rise. Una risata isterica e incredula. Nonostante tutto continuava a venire alle sedute, penso che gli facesse bene parlare.- e mentre lei sospira sento una scia fredda accarezzarmi la pelle, per poi lasciare spazio ad un sussurro gelido.

Non avevo bisogno di parlare, J.

E riconosco la sua voce carica di sarcasmo amaro, come solo la sua poteva essere.
Non capisco da dove provenga la voce e guardo freneticamente nella stanza.
Niente.
Devo essermelo immaginato.

-Jay? Tutto bene?-
-Si..io...nulla. Tutto bene.-
-Allora...stavo dicendo...lui continuava a venire alle sedute. E vedendolo peggiorare gli somministrai alcuni psicofarmaci. Non sono sicura che li prendesse sempre. Ed essendo lui maggiorenne aveva il diritto di potersi autotutelare. Di conseguenza non ho mai potuto parlare con sua madre. Avrei voluto. So che ha perso anche due anni di scuola...-
-Si...lui non amava niente in quell'edificio...-
-Capisco...Comunque nella nostra ultima seduta mi disse di aver dato uno schiaffo a sua madre. Non forte, non doloroso ma pur sempre uno schiaffo. E probabilmente il dolore più grande per quella donna sarà stato ricevere uno schiaffo da suo figlio. Allora proposi a Michael di aumentare la terapia e i farmaci. Il suo disturbo bipolare era sempre più inclinato verso stadi di depressione. Credo non ce l'avesse fatta più.-

Lo credo anche io.

-Come?-
-Ho detto che secondo me non ha avuto più forza di combattere.
-Io...credevo di aver sentito...niente. Sono d'accordo con lei.- dico alzandomi dal lettino ed avvicinandomi alla porta.
-Grazie dottoressa-
-Di niente. Ah, Jay?-
-Si?-
-Nel caso avessi bisogno di parlare vieni pure qui-
-Certo- e insceno l'ennesimo sorriso.

Avanzo svelta verso il portone dell'edificio quando vedo il riflesso di un'altra figura nel vetro. Osservo i contorni di questa seconda presenza e mi assale un senso di nostalgia.
-Michael...- sussurro.
Impaurita mi volto ma dietro di me non c'è nulla se non l'atrio vuoto.

Sto iniziando ad impazzire.




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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 13, 2017 ⏰

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