Buio, completamente buio.
Percepisco solamente il lieve rumore della pioggia che canta il passare del tempo.
Mi sento completamente circondato dal semplice e costante gocciolare dell'acqua.Mi soffermo qualche istante ad ascoltare ad occhi chiusi quel ticchettio che più volte ho studiato dalle calde e sicure coperte del mio letto ma che mai come ora percepisco vicino.
Sono oramai sveglio, la pioggia ha sciacquato via la stanchezza dal mio corpo, esattamente come avrebbe fatto una doccia fredda.
Apro gli occhi e vengo sorpreso da un'insolita luce: tante volte mi è capitato di svegliarmi nel mezzo della notte, ma sono sempre stato avvolto dalle possenti braccia dell'oscurità.
La fredda luce in cui sono immerso mi permette di vedere chiaramente il soffitto di ciò che pensavo fosse camera mia: tessuti, tanti tessuti di svariati colori mi riparano dall'insistente pioggia.
Inizia a farsi largo in me la consapevolezza e la paura di non trovarmi a casa mia: ho passato tante notti insonni, assordato dai miei stessi pensieri, oramai conosco come le mie tasche l'accogliente buio di camera mia.
Ma chi non capirebbe, nella mia medesima situazione, di non trovarsi a casa, nell'unico luogo che si considera veramente sicuro, il proprio rifugio?Nonostante non possa essere definito un cuor di leone, e di questo ne sono pienamente cosciente, raccolgo tutto il coraggio che riesco a scovare in me e decido di scostare titubante la stoffa che mi teneva separato dalla realtà.
Davanti a me alberi, alberi e ancora alberi, sotto i miei piedi, al posto del morbido tappeto a cui sono abituato, si estende invece un tappeto di foglie che al mio passaggio provoca un rumore tagliente che lacera il solenne silenzio della notte.
Continuando a camminare in quel labirinto di legno, seguendo la bussola del mio cuore, giungo in un punto della foresta dove la vegetazione si fa meno fitta, permettendo alla luna, che fino ad ora è stata timidamente nascosta dietro un velo di nuvole malinconiche, di illuminare il bosco della sua luce argentea.
Ai rami degli alberi vi sono appesi degli specchi che, deformando la mia immagine e il paesaggio che mi circonda, creano una surreale sala degli specchi, decorata con forme triangolari sparse su tutto il manto di foglie.
In quale altro bosco comune si possono trovare tali oggetti?
Mi guardo per l'ennesima volta intorno nel vano tentativo di riconoscere qualche dettaglio famigliare, un dettaglio dal dolce aroma di casa: tutto è sconosciuto ai miei occhi, non sono mai stato in questo posto.
Nonostante io sia terrorizzato da questa situazione di totale smarrimento, una piccola parte del mio cuore era libera dalla paura e pericolosamente affascinata da questo luogo misterioso. Quale mente ordinaria avrebbe potuto pensare all'esistenza di un posto simile?
Sono tremendamente incuriosito e al contempo terrificato da questa foresta.I miei pensieri vengono interrotti da un rumore di foglie alle mie spalle; mi giro ma non riesco a vedere nulla: è buio, il fitto bosco che mi circonda mi impedisce di vedere in lontananza e la nebbia stava iniziando ad inghiottire ferocemente il bosco.
Sento nuovamente lo stesso frenetico fruscio e mi volto: i miei occhi corrono veloci in cerca di qualcosa che in realtà non vogliono vedere
I rumori si fanno sempre più frequenti e provenienti da più direzioni, mi stanno circondando e non posso nascondermi.
Dal buio emergono sagome umane che con agili movimenti si avvicinano sempre più a me.
Finalmente riesco a vedere con chiarezza ciò che abita quel bosco.
Posso affermare con certezza che mai prima d'ora i ero imbattuto in creature simili: non erano mostri, non erano umani, sembravano esseri evasi da qualche strano circo, sicuramente non uno di quei tendoni dove le famiglie passano qualche ora di svago.Non ho nemmeno il tempo di riflettere che vengo circondato, non ho vie di scampo. L'unico pensiero razionale che la mia mente riesce ad elaborare è quello di rimanere immobile, non ho altre alternative.
Solo i miei occhi corrono veloci su tutte le creature che mi hanno reso prigioniero della paura.Spesso si avvicinano celeri alla mia figura pietrificata per scovare ogni mia minima debolezza ed io, indietreggiando, cerco di sfuggire a quelle mani che sono certo mi intrappolerebbero nella loro ferrea morsa.
La mia mente è ora percorsa da un unico pensiero: la fuga.
Ma come posso fuggire?
Mi sento un prigioniero innocente a cui è stata negata la libertà che gli spetta per diritto.Sono esausto di pensare a soluzioni evidentemente inesistenti, doveva rischiare, era la mia unica chance.
Mi abbasso e sgattaiolo veloce tra le gambe di quelle creature e inizio a correre.
Le paure dalle quali ho tentato di scappare iniziano ad inseguirmi: sono stato uno sciocco ad agire impulso, cosa pensavo di risolvere scappando sotto tutti quegli occhi che eran0 attenti solo a me?
Continuo a scappare nella direzione scelta dai miei piedi.
Sto inesorabilmente naufragando in quel mare di alberi e paura.Noto con sorpresa che la vegetazione si sta facendo meno fitta: un senso di gioia si fa largo in me , sfondando quel muro di terrore in cui era rinchiuso il mio cuore.
Mi volto e ciò che vedono i miei occhi mi riportano alla realtà, facendo scomparire quella oramai sconosciuta felicità che viene prontamente rimpiazzata dalla paura, unica e fedele compagna in quella disavventura.
Giungo finalmente fuori dal bosco e ciò che si estende davanti a me spense definitivamente le mie speranze di fuga, facendomi ricadere nel freddo buio della disperazione: un immenso campo ha deciso di prolungare per l'eternità la mia fuga.
Pensavo che niente potesse essere peggio di quella gabbia di alberi in cui ero rinchiuso, ma l'immensità di quella distesa fece crollare la mia unica certezza.
Non avrei mai trovato un posto sicuro in cui nascondermi, sarei stato obbligato a correre finché le mie gambe non si sarebbero arrese sotto il peso della stanchezza.
L'aria sembra entrare infuocata all'interno dei miei polmoni, così come sembravano incandescenti le lacrime imminenti.
La mia corsa viene bloccata da un fiume dalle acque scure come quella notte.
Le gambe tremano, così come la mia anima al pensiero di quei terribili esseri che si sarebbero stagliati davanti a me in un batter di ciglia.
Chiedo nuovamente alla mia mente appannata dalle lacrime di pensare, di trovare un possibile soluzione: avrei potuto saltare il torrente, il cui corso sembrava quasi essere stato tracciato dal destino, ciò però non avrebbe fatto altro che prolungare la mia ricerca di una salvezza che sono certo non avrei mai trovato; l'altra soluzione avrebbe messo definitivamente fine alla mia corsa, abbandonandomi al destino e facendomi catturare da quelle tanto temute mani.
Sono in trappola e non faccio altro che rimuginare le mie azioni: se solo non fossi uscito dalla dannata tenda ora non sarei schiacciato dall'immenso peso di queste decisioni.
Dovrei farmi catturare? La mia testa dice sì mentre il mio cuore dice no, dando inizio ad un tormentato dibattito interno al quale avrei messo fine solamente decido a chi dare ascolto.
Mi volto un'ultima volta verso il bosco guardando quelle creature che sono state il mio incubo più vero.
Decido di abbandonarmi al fato, non sono nessuno per cambiarlo.
Lascio scivolare sulla mia guancia un'unica lacrima solitaria, per poi chiudere gli occhi definitivamente.Quando mi sveglio mi trovo in un bagno di sudore: sono in camera mia , è mattina e delle gocce di pioggia rigano il freddo vetro della finestra.
Appoggio nuovamente la testa sul cuscino, fedele compagno in questa notte tormentata.
Ancora scosso dall'incubo porto le mie fredde mani sugli occhi, cercando un po' di quella tranquillità che non era destino trovassi in un sonno profondo.
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Caught in a trap
Fanfiction"Mi guardo per l'ennesima volta intorno nel vano tentativo di riconoscere qualche dettaglio famigliare, un dettaglio dal dolce aroma di casa: tutto è sconosciuto ai miei occhi, non sono mai stato in questo posto."