Capitolo Ventotto.
Spalanco le porte del Palazzo, ancora scossa dagli avvenimenti precedenti, seguita da Logan, il quale sorregge Douglas con un braccio intorno alla vita.
-Maestà!- urlo correndo verso la sua stanza. -Maestà!- sto per bussare alla sua porta, quando due guardie mi bloccano la strada afferrandomi per le braccia.
Mi dimeno nella loro stretta ma, tutto ciò che ottengo, è essere sbattuta con violenza contro il pavimento gelido. Ansimo in preda al dolore e socchiudo gli occhi per guardarli.
-Che cosa vuoi, serva?- chiede uno di loro con disprezzo.
-Devo conferire con il Re, è questione di vita o di morte- sussurro alzandomi in pieni, senza distogliere lo sguardo dal suo.
Ridacchia, insieme all'altro, prima di parlare di nuovo. -E che cosa deve dire di così importante, una serva, al Re a quest'ora della notte?- sto per rispondere, ma vengo interrotta dalla porta che si apre alle sue spalle.
Un Re assonnato fa la sua comparsa e, quando mi vede davanti a sè, inarca un sopracciglio confuso. -Isobel, che cosa ci fai qui? Perchè stavi urlando?- chiede ed io, seguita dalle due guardie, m'inchino in segno di rispetto.
-Vostro figlio, maestà, ha perso i sensi- spiego brevemente, facendogli spalancare gli occhi.
-Portami da lui- ordina ed io annuisco, camminando lungo il corridoio per poi arrivare da Douglas. -Oh mio Dio, figliolo!- esclama precipitandosi verso di lui. Schiaffeggia leggermente il suo viso, nel tentativo di fargli riprendere i sensi, ma l'unica cosa che ottiene sono dei bisbigli incomprensibili.
-Logan, corri a chiamare il dottor Welsey- ordina al moro, il quale dopo aver lasciato Douglas nelle mani di sua maestà, si fionda fuori dal Palazzo per raggiungere il paese. -Isobel, aiutami a portarlo nella sua stanza- posiziona un braccio sotto le sue ginocchia, uno alla base della sua schiena e lo solleva da terra.
Annuisco.
Raggiungo la sua stanza, apro la porta e mi faccio da parte per far passare sua maestà. Stende Douglas sul letto e gli sfila la giacca, la camicia, gli stivali e il pantalone, lasciandolo in biancheria intima.
-Metti dell'acqua fredda nella vasca, veloce!- ordina alzando il tono della voce ed io annuisco, per poi correre in bagno.
Una volta riempita, lo prende di nuovo in braccio e lo immerge al suo interno. Noto dei brividi comparire sul suo corpo, dischiude gli occhi ed allunga una mano verso di me, perchè io possa afferrarla.
No, Douglas, non farlo.
-Vado da mia moglie, torno subito. Resta con lui, ti prego- supplica, prima di lasciare la stanza.
-Bel- sussurra Douglas ed io mi avvicino a lui, accarezzandogli le guance bollenti.
-Ssh, amore mio, non parlare- immergo le mani all'interno dell'acqua e le passo sul suo viso per rinfrescarlo.
-T-Ti amo- dice stringendo una mia mano. Scuoto la testa, chiudo gli occhi, le lacrime scivolano lungo le mie guance ed un singhiozzo fuoriesce dalle mie labbra, risuonando all'interno della sala da bagno.
-Non dirlo come se fosse l'ultima volta- mi asciugo le guance con il palmo della mano.
-Ho i sintomi dell'epidemia, che sta colpendo il paese nell'ultimo periodo... potrei morire, come tutti gli altri- dice chiudendo gli occhi, facendo scivolare la mano all'interno dell'acqua.
-No, no, no!- esclamo prendendo il viso tra le mani. -Non devi pensarlo, amore mio. Il dottor Welsey sta arrivando, prescriverà la tua cura, guarirai e tornerai a vivere la tua vita- dico, prima di posare le labbra sulle sue, baciandolo con tutto l'amore che nutro per lui.
***
Lasciare la sua stanza, in un momento del genere, è stata una delle cose più difficili che io abbia dovuto fare. Il dottor Welsey ha visitato Douglas ed ha stabilito che si tratta dell'epidemia; la temperatura del suo corpo potrà alzarsi e abbassarsi in continuazione nei prossimi giorni e dovrà stare a riposo senza prendere freddo.
Cammino lungo il corridoio delle stanze reali, stringendo tra le dita il vassoio con la colazione di Douglas. Ho voglio di vederlo, di sapere come sta e di prendermi cura di lui anche solo per pochi minuti.
Mi ritrovo davanti alla porta della sua stanza e, con la mano chiusa in un pugno, busso. Non ricevo subito una risposta ma, quando la porta si apre, la speranza della sua guarigione s'impossessa di me.
Dischiudo le labbra e spalanco gli occhi, quando mi ritrovo davanti una Principessa Giselle stanca ed assonnata. Indossa una camicia da notte di seta bianca, che le arriva alle caviglie, ed una vestaglia dello stesso tessuto per ripararsi dal freddo.
Che cosa ci fa qui?
Dovrebbe essere nella sua stanza, non qui. Non con lui.
-Maestà- la saluto con un inchino sorreggendo il vassoio con entrambe le mani.
-Buongiorno Isobel- sussurra con voce bassa, stropicciandosi un occhio con la mano chiusa in un pugno. -Che cosa ci fai qui?- chiede gentilmente arricciando le labbra in un sorriso.
-I-Io ho portato la colazione per sua maestà, il Principe Douglas- dico abbassando lo sguardo sul vassoio. -Non sapevo foste qui, se volete posso tornare in cucina e portarvi qualcosa da mangiare- propongo, ma lei scuote la testa, senza smettere di sorridere.
-Non preoccuparti, non ho fame. Grazie per aver portato la colazione al Principe, aspetterò il suo risveglio per farlo mangiare- afferra il vassoio con le mani e mi volta le spalle, entrando in camera. Appoggia il vassoio su un mobile accanto al letto, mentre lei si accomoda su una sedia e stringe una mano di Douglas, il quale dorme beatamente sotto le calde coperte del suo letto.
Deglutisco, prima di chiederle: -Posso entrare?-
Si volta verso di me ed annuisce. -Oh si, certo. Scusami Isobel, ma sono stanca e distratta... Non ho dormito questa notte per stare al suo fianco- spiega accarezzandogli la fronte con la punta delle dita. -Puoi passarmi quel panno bagnato, per favore?- chiede indicando con un cenno della mano una bacinella piena d'acqua.
La prendo, strizzo il panno eliminando l'acqua in eccesso e gliela porgo.
-Grazie- sorride e la appoggia sulla fronte di Douglas, il quale sussulta nel sonno a causa del contatto freddo.
-Posso sostituirvi, se volete riposarvi- propongo incrociando le dita dietro la schiena, sperando che accetti la mia proposta.
Ho bisogno di stare con lui.
-Grazie per il pensiero, Isobel, ma preferisco restare al suo fianco- aumenta la stretta intorno alla sua mano e con il pollice la accarezza.
Annuisco tristemente ed abbasso lo sguardo sulle mie scarpe rovinate, diventate improvvisamente interessanti.
-Ti ringrazio- rompe il silenzio che si era creato ed io, confusa, alzo lo sguardo con un sopracciglio inarcato.
-Per quale motivo, maestà?-
-Se non fosse stato per te e lo stalliere, a quest'ora Douglas non sarebbe qui- dice mentre una lacrima le scivola lungo una guancia, ma la asciuga subito.
Spalanco gli occhi e dischiudo le labbra.
Una dura verità mi colpisce dritta al cuore, mentre osservo i suoi occhi lucidi e pieni d'amore rivolti verso Douglas.
La Principessa Giselle è innamorata di lui... del mio Principe.
***
Nuovo capitolo per augurarvi buona Pasqua.
P. S 4K visualizzazioni?!
Grazie di cuore :')
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Il Principe E La Serva.
RomanceEra il 1608 quando il Principe Douglas tornò dal suo viaggio in Francia. Tutti dal più ricco al più povero non vedevano l'ora di rivederlo, di abbracciarlo. Una di queste era Isobel, una serva e dama da compagnia della Principessina Elena, figlia de...