Venerdì.

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E siamo giunti anche al termine di questo racconto. A essere sincera non credo sia ufficialmente l'ultimo capitolo, ho voglia di scrivere un epilogo ma non so quando troveró il tempo per farlo, magari tra una settimana, magari domani. Per questo approfitto del momento per ringraziarvi davvero di cuore, dalla prima all'ultima per aver apprezzato questo racconto decisamente diverso dal solito!
Ho sempre scritto fanfiction in chiave drammatica nonostante la mia tendenza ad ironizzare su tutto eppure sentivo la necessità di scrivere qualcosa di leggero, qualcosa di divertente e simpatico. Posso assicurarvi che far piangere la gente non è facile ma farla ridere lo è ancora meno. Per questo spero di avervi strappato almeno un sorriso e spero di essere stata divertente almeno un po'!
Mi auguro che questa versione di Claudio impacciato e goffo alle prese con l'amore per la prima volta, vi sia piaciuto e che abbiate capito che dietro i suoi comportamente infantili e irrazionali si nascondeva sempre un animo da bambino spaventato ma curioso di questo nuovo sentimento.
Questa storia era destinata a nascere e morire in pochi capitoli. Spero di avervi sorprese soprattutto sul finale senza avervi mai annoiate.

Per quanto riguarda me, mi trovate sempre in "Sei di mattina" a cui sono tanto affezionata. E per il futuro vi assicuro che vi stupiró! Scrivere per loro è il mio più grande sfogo e continueró a farlo indipendentemente da come andrà la realtà.

E grazie a Claudio e Mario perchè non solo hanno risvegliato la mia voglia di scrivere ma perchè con il loro essere divertenti, cocciuti, strani e tremendamente veri si prestano sempre bene ad ogni tipo di personaggio.

🌹🌹🌹












A Claudio e Mario: che possiate trovare sempre qualcosa per cui vale la pena lottare.











VENERDÌ:




Firmo l'ennesimo documento portando una mano sulla mia testa: ancora tasse, non ne posso più!
Pagare questo, quello, quell'altro. E' tutto in continuo pagare, pagare, pagare.
Una voce richiama la mia attenzione mentre documenti e cartacce mi sommergono senza pietà.
"Capo sembra esserci un guasto nella sala 2!", sbruffo. Come hanno fatto ad andare avanti una settimana senza di me? E poi sorrido perchè in realtà sono state bravissime e se la sono cavata al meglio. Certo, è anche vero che tornando indietro non sprecherei più una settimana in questo modo ma alla fine è andata come doveva andare, sto già meglio.
Non è stato facile, non lo è stato soprattutto il primo giorno.
Inghiottito da una totale apatia non avevo neanche voglia di farmi un caffè o accendermi una sigaretta.
Così ho rivisto due, tre, quattro, sette volte lo stesso film steso sul divano con l'unico obiettivo di non pensare.
E forse ha funzionato. E da lunedì ho ripreso la mia vita, ho rimosso quella settimana dalla mia mente, ho fatto finto di non aver vissuto assolutamente nulla.
Ho gestito il salone di bellezza e tra una tinta e una messa in piega l'unico obiettivo: non pensare.
Ho ricominciato ad uscire con i miei amici regolarmente buttando giù alcool, meno rispetto a prima, ma pur sempre alcool. Unico obiettivo: non pensare.
Ho riordinato casa, mi sono dedicato alle grandi pulizie di primavera, sono andato a trovare mia madre e mio padre e ho pranzato con mia sorella come non facevo da tempo. Unico obiettivo: non pensare.
Però alla fine di ogni giorno sono tornato a casa, da solo, e mi sono steso a letto e sarei stupido se non ammettessi che ogni tanto, anche solo per caso, la malinconia ha bussato forte alle palpebre dei miei occhi. Però non ho pianto, mai. E dopo aver ammesso a Paolo di stare male ho deciso di chiudere li l'argomento e da quel momento in poi non ne ho più parlato con nessuno, neanche con me stesso.

La vita va avanti, alla fine va sempre bene, altrimenti non ha senso, vero?
Controllo la sala 2, a quanto pare qualcuno ha invertito le prese, ristabilisco l'ordine e torno dietro alla mia scrivania. Non c'è tanta gente nel salone, i clienti scarseggiano come ogni venerdì così mi concentro sui miei documenti e cerco di dedicarmi unicamente alla parte burocratica.
"Capo!", mi richiama ancora Elisa, possibile che abbiano così tanto bisogno di me oggi?
Alzo la testa e faccio cenno di parlare, così Elisa sorride maliziosamente e: "C'è un gran bel ragazzo che ha chiesto di lei all'entrata, che faccio?"
Alzo un sopracciglio, è sempre la stessa storia. "Elisa ma quando lo capirai che Paolo non fa esattamente per te? A lui piace.. insomma.."
"Ma no capo, non è Paolo! Non mi ha voluto dire il suo nome, ha solo chiesto di poter parlare con lei."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 15, 2017 ⏰

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