Alla fine abbiamo pranzato con il cibo che ci eravamo portati dietro, ovvero: patatine, barrette di cioccolato, affettati e caramelle.
«Gente ho paura che vomito, ho mangiato prima il dolce e poi il salato» si lamenta Debbie.
Mi giro verso di lei, il suo viso è più pallido del solito.
«Vuoi che ci fermiamo? Chiede Luke al volante.
«No, non voglio farci perdere tempo» risponde in un sussurro chiudendo gli occhi.
Gli metto una busta sulle gambe «Non vomitarmi addosso però, vomita qui»
Stringe le labbra in una linea sottile «Che gusto ci sarebbe se vomitassi nella busta? Addosso a qualcuno è più soddisfacente»
«Non pensarci neanche» la avverto sorridendo.
Mi avvicino e le accarezzo la testa.
«Mi ricordi dove siamo diretti?»
«Non l'abbiamo ancora deciso, però stiamo andando verso sud. Potremmo farci tutta la costa orientale»
«Non è una cattiva idea» commenta Jack.
«Passiamo anche per Philadelphia, dicono che è bellissima» dice Debbie sempre ad occhi chiusi e la mano sullo stomaco.
Philadelphia è anche ricca di storia, infatti fu uno dei luoghi simbolo della rivoluzione americana, tanto che nella Indipendence Hall vennero firmate lì sia la Dichiarazione d'Indipendenza che la Costituzione degli Stati Uniti.
«Allora prossima tappa; Philadelphia» dico a Luke che annuisce e accende la radio.
«Potremmo andare al Philadelphia Museum of Art» dice Debbie.
«Già che ci troviamo lì andiamo a vedere anche la Scalinata di Rocky, dovrebbe essere proprio nei pressi del Philadelphia Museum of Art» dice Jack.
Sorrido al pensiero dei film di Rocky.
Quando da piccola Justin mi insegnava a difendermi ripeteva "Non fa male, non fa male!" Per incoraggiarmi a non mollare, proprio come faceva Mickey con Rocky.
«Ho sempre voluto vederla!» esclama entusiasto Ian, mentre Bryan ogni volta che parla Jack rotea gli occhi o sbuffa.
Perché gli dà così tanto fastidio?
Bryan
Dopo due ore in macchina con la presenza fastidiosa di Mozzarella che non la smetteva di blaterare stronzate, siamo finalmente arrivati a Philadelphia in Pennsylvania, precisamente davanti ad un museo del cazzo con duemila fottuti scalini per arrivare all'entrata.
«Almeno ci sgranchiamo le gambe» ironizza Luke.
«Fanculo» impreco ad alta voce.
Lei è così piena di vita da quando siamo partiti. Più ci allontaniamo da quel posto maledetto e più è bella. Sembrava come se quel posto la stesse sfinendo. Come se gli stesse succhiando via tutta la vitalità. Più si allontana da lì e più riacquista le forze.
È già arrivata in cima alle scale e fa le smorfie a tutti noi.
Mi scappa un piccolo sorriso, è così buffa. Poi torno serio.
Pensavo che sarei stato più felice anch'io. Ansi, ne ero convinto, come ero convinto di essere l'unico per Alison.
È tutta colpa di quel figlio di puttana.
Stringo i pugni.
La sta raggiungendo e ora l'ha presa in spalla come un sacco di patate. Stringe le cosce di Alis tra le sue luride mani. Lei ride urlando «Mettimi giù!»
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To risk » Christopher McCrory
عاطفية«Come una droga pericolosa, sai che potresti morire di lei, ma finché ne fai uso stai bene. Perciò ogni volta ne vuoi una dose maggiore. Ma quando essa non c'è; stai male, malissimo. E altre droghe non allevieranno mai il tuo dolore come faceva lei...