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Essere a casa con sua moglie e sua figlia mentre, dall'altra parte del mondo, i suoi ex colleghi erano impegnati nella gara, per Nico era... strano. Nemmeno in senso positivo. Gli mancava il rombo dei motori, gli mancava l'odore di gomma e olio del suo box, gli mancava l'adrenalina, più di tutto, però, gli mancava il suo compagno di squadra, il suo grande amore. Lewis. Credeva che, dopo la vittoria del Mondiale, ritirarsi fosse la cosa giusta (soprattutto in vista del suo rapporto con Lewis, che negli ultimi tre anni era stato fortemente a rischio) ma, più passava il tempo, meno era certo della sua decisione.
Guardò con malinconia il suo ragazzo arrivare secondo, pensando alla serata di festeggiamenti, seppur conditi di una leggera amarezza per la vittoria mancata, che si sarebbero concessi se lui fosse stato a Melbourne. Sorrise nel vederlo sul podio e si affrettò a scrivergli un messaggio per congratularsi del suo secondo posto. Sua moglie lo osservò con uno strano sguardo. A volte aveva l’impressione che lei sapesse, eppure continuava a fare finta di nulla. Nico le voleva un sacco di bene, ma non la amava nel modo totalizzante in cui amava colui che era stato un compagno di corse e di vita fin dall’adolescenza.
La giornata passò senza che Lewis si facesse sentire molto, soltanto qualche sporadico messaggio. Fu invece molte ore dopo la gara che l’inglese chiamò.
Era sera quando il cellulare di Nico squillò. Nel momento in cui il primo squillo risuonò nell’aria, capì subito. –Lewis?- mormorò, allontanandosi per poter parlare liberamente.
-Non è lo stesso senza di te.- la voce di Lewis era decisa ma Nico riuscì a percepire la tristezza che celava.
-Non deve essere per forza una cosa negativa, Lew. Dovresti essere più concentrato senza me a darti fastidio.-
L’inglese rise sarcastico. –Non essere stupido. Non eri una distrazione, lo sai.-
-Lo so.- mormorò Nico.
Ci fu un lungo silenzio, che venne interrotto da Lewis. –Non credo di riuscire a farcela senza di te.-
Nico sapeva quanto gli era costato dirglielo e questo, se possibile, fece ancora più male. Capiva le sue parole perché per lui era stato lo stesso: era sicuro che non avrebbe mai vinto un Mondiale se non ci fosse stato Lewis a stimolarlo, a spingerlo a fare meglio. Ma Lewis era diverso. Lewis non aveva bisogno della sua presenza per dare il meglio di sé, era sempre stato quello con più talento tra i due.
-Adesso sei tu lo stupido- disse deciso il tedesco. –Puoi vincere anche senza di me e l’hai dimostrato. Ti abituerai. Ci saranno altre persone a darti fastidio ora.- Pronunciare quelle parole era stato un dolore quasi fisico, ma sapeva che Lewis necessitava di sentirle.
Ancora silenzio. Nico sospirò. –Ascolta, io ci sarò sempre se hai bisogno di me. Non sei solo, Lewis, e non lo sarai mai.-
Dall'altro lato della conversazione, Lewis chiuse gli occhi al sentire quelle parole. Come sempre, parlare con Nico si era rivelato l’unica cosa in grado stare meglio. La sua mancanza, però, si faceva sentire. Aveva bisogno di sentirlo fisicamente, toccarlo, baciarlo, rifugiarsi nei suoi abbracci. Non averlo vicino lo uccideva.
Nico era preda della stessa situazione. Sapeva di non poter fare molto, trovandosi dall’altra parte del globo. Per cui prese una decisione. –Qual è la tua prossima meta?-
-New York. Ho un’intervista la settimana prossima. Perché?-
-Ci vediamo a New York domani.- e, senza dargli il tempo di rispondere, riattaccò.

Rivedersi dopo due settimane era stato come tornare a respirare dopo lunghissimi minuti di apnea. Stesi sul letto dell’appartamento dell’inglese, i due si guardavano, felici di essere insieme.
Era da tempo che non parlavano così tanto. Grazie a Nico, Lewis aveva superato la delusione per il secondo posto e l’unica cosa che poté dirgli per ringraziarlo fu: -Ti amo.-
Nico sorrise. –Dimostramelo. In Cina, va’ e fai vedere a tutti chi sei. Vinci per me.-

Lewis lo fece.

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