Capitolo VENTISETTE❤

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Mi ero allontanata così tanto dalla stanza di Ben che non riuscivo a capire quanto ci volesse ancora per fare questa stupida tac di cui tra le altre cose non ne avevo neppure bisogno.

Mi ero guardata intorno più volte lungo il tragitto per accorgermi via via che i pazienti, le altre infermiere e i medici erano sempre più meno visibili lungo i percorsi che prendevamo.

Guardai l'ora di nascosto e mi accorsi che era già passata quasi unora da quando mi ero allontanata dal ragazzo che amavo e una strana sensazione aveva iniziato a crescere sempre di più dentro di me.

E più mi agitavo silenziosamente dentro, più sembravo indifferente al di fuori. Il mio viso non tradiva nessuna emozione.

"Ci vuole molto per fare questa tac?" chiesi con fare leggermente annoiato.

"No, siamo quasi arrivati." mi disse l'infermiera che avevo capito che si chiamasse Betty.

"Però tenga prenda questi..." mi disse fermandosi all'improvviso per due pillole.

"Che cosa sono?" chiesi stranita.

"Servono per dormire... quella che dovrà fare è una tac speciale." mi disse con uno strano tono di voce.

"Perché? A cosa mi serve?" chiesi non riuscendo a capire se fosse una bugia -anche se probabilmente lo era- visto che il suo modo di recitare meritava addirittura l'Oscar per la migliore interpretazione.

"Non ne so molto. So soltanto che il nostro lavoro è portarla fino a dove si fa la tac speciale. E ora, per favore, prenda quelle pillole." mi spiegò senza nascondere la sua irritazione.

"Mi faranno dormire?" chiesi unultima volta ricevendo una risposta affermativa.

Le presi e nel giro di pochi minuti mi appisolai con la testa penzoloni sulla sedia a rotelle.

"Maddy, finalmente. Non ti sei accorta anche tu che faceva troppe domande?" chiese la donna di nome Betty alla collega.

"Si, decisamente. Meglio lasciarla qui e andarcene prima che qualcuno ci veda nel circondario, tanto dorme come una povera sciocca." ribatte Maddy.

"Hai ragione, tanto lui sarà qui nel giro di quindici minuti, venti massimo e quel sonnifero dura un bel po'." le risponde Betty.

"presa la ricompensa?" chiede poi mentre i loro passi si allontanano velocemente verso il corridoio.

"Ovvio... ma ci conviene sbrigarci. Manchiamo da troppo tempo" la sento ribattere e per alcuni minuti il ticchettare delle loro scarpette è l'unica cosa che sento.

Quando uno strano silenzio si impadronisce del luogo apro lentamente gli occhi guardandomi intorno con cautela e mi accorgo di essere rimasta sola in un lungo corridoio.

Mi levo velocemente la fascia nera che mi avevano legata in vita e mi alzo in fretta per cercare di capire dove sarebbe stato meglio andare o nascondermi perché tra meno di dieci minuti sarebbe venuto a prendermi.

Non potevo lasciarglielo fare.

Camminai per poco ed entrando in una delle stanze, mi nascosi dopo aver trovato un nascondiglio perfetto.

O almeno speravo e pregavo Dio che fosse perfetto e che lui non entrasse lì e mi trovasse.

Nascosta in un buco nel muro non troppo stretto, ma neppure chissà quanto largo dietro a tante vecchie coperte e lenzuola, iniziai ad inoltrarmi lentamente al suo interno rendendomi conto non solo di quanto fosse umido, ma anche di quanto negli anni fossi diventata claustrofobica.

Non mi resi conto di quanto tempo fosse passato da quando mi ci ero inoltrata e non sapevo neppure se ne sarei uscita ancora viva, ma non riuscivo a perdere le speranze di rivederli ancora, ma soprattutto di essere consolata da quelle forti braccia che mi avevano stretta a sé e che mi avevano aiutata ad avere meno paura.

//Tutti i miei problemi// Benjamin mascolo//❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora