La luce del mio telefono mi sveglia, informandomi che sono appena arrivati dei messaggi. Mi sento più sballata di quanto già non lo fossi prima e la testa mi gira sempre più vorticosamente.
Prima di prendere il cellulare mi riappoggio per un attimo sul cuscino coprendomi meglio e chiudendo lentamente gli occhi, ripensando a questa specie di incubo che ho appena attraversato, quando in realtà non vorrei nemmeno pensarci. Non vorrei nemmeno esserci mai cascata dentro perché ora so perfettamente che questo sarà il mio primo pensiero appena penso di pensare, oppure non penso ed invade lo stesso la mia testa troppo piccola per cose troppo grandi che entrano comunque, tutte compresse, e mi fanno male.
La cosa più inquietante, però, e per la quale passerò giornate intere ad interrogarmi, è Alessio che, alla fine di tutto, pronuncia le stesse ed identiche parole che io cantai suonando il mio brano. È davvero spaventoso perché ho sempre pensato che i sogni, o incubi che siano, vogliono comunicarci qualcosa, anche se indirettamente, e ciò mi terrorizza ancora di più. Ci avvertono e si divertono a massacrarci mente e cuore fino a quando non ci pensi più. Tanto, prima o poi, anche tra anni, questi ritornano, si materializzano e tu nemmeno te ne accorgi perché sono sottoforma di qualcos'altro, ma ci sono.
Afferro il telefono con ancora la testa pesante e affannata, piena e straripante.
>Ciao Nicole, stai meglio?<
>Mi hai fatto un po' preoccupare, avevi una faccia che non prometteva nulla di buono<
>Hai febbre?<
Non mi capita mai di ricevere messaggi o chiamate alle tre di notte. Casomai sono io che scrivo a Lea e Celeste quando non riesco a dormire e ho mille pensieri per la testa tanto da poter piangere, e loro ci sono sempre, anche se magari le ho appena svegliate.
È Luca che mi scrive e mi sento strana.
>Hey! Non direi molto meglio. Quando sono arrivata a casa sì, ma adesso mi sa che sono peggiorata, anche se, per fortuna, non ho più nausea. E la febbre non l'ho ancora misurata, lo farò più tardi, ora le mie amiche dormono e non mi va< gli rispondo.
Immediatamente lui visualizza il messaggio e mi risponde >Mi dispiace, spero che ti rimetta presto. Se hai bisogno qualcosa fammi uno squillo< e ci allega una emoticon con l'occhiolino.
Inevitabilmente mi spunta un sorriso. Si sta dimostrando tanto disponibile e non mi era mai capitato con nessun ragazzo, non che ne conosca molti. Forse le mie amiche hanno ragione: un pochino gli piaccio.
>Grazie mille, davvero. E grazie anche per prima, in pizzeria, sei stato gentile<
>Figurati. Come mai ancora sveglia?< mi chiede.
>Ho fatto un sogno orribile che mi terrà impegnata la mente quando non saprò che fare. Non so nemmeno se definirlo sogno, credo fosse un incubo. Vabbeh, tu invece?<
>Che tipo di sogno? Se posso sapere. Comunque io ascolto musica alle cuffiette, rimango spesso sveglio fino a quest'ora in sua compagnia< risponde.
>Trattava della mia ex band preferita che si riuniva col cantante originale, ma non mi va di parlarne, scusami<
>Tranquilla<
>Comunque anche a me piace troppo rimanere sveglia fino a tardi con le cuffiette, a volte mi addormento così e la mattina mi risveglio ancora con la musica nelle orecchie!! Che canzone ascolti?< gli chiedo.
>"Impossible" di James Arthur <
>Adoro quella canzone da morire<
>Io anche, è tra le mie preferite<
C'è un secondo di silenzio in chat, quando è lui a scrivere di nuovo >Ora vado a dormire. Ci sentiamo e stammi bene eh!<
>Grazie Luca, e buonanotte anche a te<-
Questa febbre mi sta dando sui nervi.
Sono nel mio letto ormai da due giorni e vorrei fare qualcosa di utile in questa mia esistenza.
Il raffreddore è insopportabile, consumo almeno dieci pacchetti di fazzoletti al giorno.
L'unica cosa che sono riuscita a fare in queste quarantotto ore è stato sistemare ancora il brano che ho quasi portato completamente al termine, ed è la sola cosa che mi tira un po' su.
Non posso nemmeno andare a fare lezione ai miei bambini!
Tra antibiotico e aerosol mi accorgo che sulla mia mensola c'è il mio quaderno, quello sul quale scrivo di solito. L'ho trascurato parecchio nell'ultimo periodo, non scrivo da fine estate.
Lo prendo in mano ed inizio a sfogliarlo un po', senza soffermarmi su nulla. Afferro, poi, una penna e do' libera immaginazione a non so cosa, sono solo ispirata.
Mi ritorna in mente quella dannata frase che cantai e che Alessio ha pronunciato nel sogno.
La vita ci consuma.
E lui mi ricordo in particolare che ha detto anche che si sentiva stanco e bruciato.
Stanco e bruciato.
E se bruciamo ci consumiamo.
La nostra vita consuma noi stessi.
Quando brucia consumiamo, e anche velocemente.
O forse è la vita a consumare noi?
Inizio a scrivere.
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«Prendi quel microfono e canta» // Alessio Bernabei [COMPLETA]
Fiksi Penggemar«Prendi quel microfono e canta» // Alessio Bernabei TRILOGY. number 1. Un passato frastornato, segnato dal canto e da suo padre. E poi loro, la sua band preferita, che dopo la divisone l'ha resa niente. Nicole, 19 anni. Ormai crede di non poter es...