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‹Cosa significa che Alessio vi ha dato il suo numero di telefono perché vuole che lo chiami per chiedermi una cosa importante?› alzo la voce.
‹Significa che Alessio ci ha dato il suo numero di telefono perché vuole che lo chiami per chiederti una cosa importante› mi fa da eco Lea.
‹Non sei affatto divertente e comunque non ho alcuna intenzione di chiamarlo, è davvero folle› butto un paio di calzini sporchi nella valigia, pomeriggio si riparte e ora ci stiamo dando ai bagagli.
‹Ma Nicole, che ne sai cosa vuole chiederti, magari ti fa la proposta del secolo e...› continua Ele.
‹Sposarlo?›
‹Scema, sarà qualcosa riguardante il tuo pezzo. Eravamo sedute vicino a lui al concorso e ci ha detto che il tuo brano è sensazionale, l'ha adorato da matti. Era anche molto commosso›
Ridacchio ‹A maggior ragione se si tratta del mio brano non lo chiamo›
‹Sei una testa dura...› commenta Lea, scocciata.

Lasciare Roma equivale a lasciare un pezzo di cuore lontano, ma mi consola il fatto che la rivedrò a maggio e si completerà di nuovo per poi ritornare incompleto perché ci sarà sempre quel pezzettino che rimarrà lì.
Il nostro aereo parte tra più o meno un'ora e mezza, dunque ci concediamo un caffè in un bar dell'aeroporto. Mentre siamo in coda, l'occhio mi cade su un pacchetto di caramelle gommose a forma di vermicelli. La mente mi riporta inevitabilmente a Luca e alla sua scorta di queste, dunque decido di contribuire comprandogli due pacchetti, ma tornerò dopo a prenderle, non vorrei che le mie amiche mi chiedessero di offrirgliele.
Presi i nostri caffè accompagnati da qualche biscotto, ci sediamo ad un tavolino.
Ele tira un gran sospiro ‹Quanto non vorrei andarmene. Dobbiamo ritornare insieme›
‹Ovviamente, dobbiamo riconcederci questa vacanza assolutamente› concordo dando un'occhiata fuori dalla finestra ad un aereo che sta per partire. Chissà dove è diretto, chissà quale magnifico posto raggiungerà e se all'interno porta persone che stanno realizzando loro sogni.
Mi affretto a finire il mio caffè per ritornare al bancone ‹Vado a comprare una bottiglietta d'acqua, torno subito› avviso le mie amiche.
Compro due pacchetti di quelle caramelle e, per non farle sospettare, prendo davvero l'acqua, anche perché, a dire la verità, non la ho in borsa e mi potrebbe servire.
Aspettiamo il nostro imbarco chiacchierando del più e del meno e Celeste ci racconta del suo famoso libro che sta scrivendo da più o meno un anno e mezzo, ma dice che ci sta ancora lavorando per bene.
‹E dai, dicci qualcosa, almeno il nome della protagonista o di cosa parla la storia, vogliamo sapere!› Lea la osserva con occhi dolci e labbruccio.
‹No, non vi dico niente. Vi ho promesso che appena è pronto siete le prime a cui lo dico e ve lo leggerete tutto con calma› risponde Ele ‹Comunque sta venendo davvero bene e sono soddisfatta come non mai. Sto tirando fuori un po' me stessa in questo lavoro e... mi piace parecchio›
Le sorridiamo. Sono impaziente di leggerlo, voglio sapere cosa ha creato. È da molto che ha il desiderio di portare a termine un libro e spero tanto che ci possa riuscire, se lo merita perché sta lavorando sodo, anche se non ce ne parla mai, ma lo so.
Finalmente chiamano il nostro volo e siamo pronte per tornare a casa. Infondo è sempre bello ritornare.

Mi stravacco sul mio vecchio letto scricchiolante. Sono abbastanza stanca, ma mi consola il fatto che domani vedrò Luca che un po' mi è mancato.
Al mio rientro, mamma mi ha accolta con un grandissimo abbraccio, complimentandosi con me per il concorso in tutti i modi possibili, mentre quello stronzo di mio fratello si è limitato a chiedermi disperatamente di aiutarlo per l'interrogazione di italiano di domani, senza neppure salutarmi. L'ho mandato direttamente a 'fanculo.
Apro la valigia per tirare fuori attestato e medaglia del concorso. Incornicerò entrambi, li appenderò vicino al mio letto e sorriderò solamente guardandoli, pensando a quanto appagante è stato quel momento. Ma appagante non è di certo la mia camera che fa veramente pena da tempo immemore, mi devo dare una sbrigata e sistemarla decentemente. E poi guardo la mia pianola, la mia cara vecchia pianola. È incredibile quanto ha resistito e resiste ancora dopo quasi quindici anni. È sempre lì a sopportare ogni mio sentimento e pensiero e credo che non la lascerò mai. Anche se un giorno dovessi cambiarla, la conserverò comunque, non potrei mai abbandonarla: è un pezzo storico della mia vita. Tutta così fastidiosamente rosa, con gli stickers di Hello Kitty appiccicati sui tasti, le ammaccature, il leggio incorporato rotto, alcuni tasti traballanti e un suono decisamente vecchio, sporco, ma la amo così com'è.
Sento che mi chiama, come se le fossi mancata follemente, e mi chiede di suonare qualcosa, la prima canzone che mi viene in mente.
Mi siedo sullo sgabello, appoggio le mani sui tasti e faccio riprendere alla mia pianola un po' di vita. Non suono nulla in particolare, bensì una melodia a me sconosciuta. È molto spontanea e orecchiabile e non posso non appuntarmela...

-
Sono seduta con Luca allo stesso tavolino dello stesso bar in Duomo in cui andammo prima di Halloween.
Ritrovarci è stato fantastico, mi ha accolta calorosamente ed era parecchio felice di rivedermi. Ha voluto sapere tutto riguardo al concorso, ma ho tralasciato la parte di Alessio, anche perché lui non sa nulla dei miei fatti del passato. È felice per me più di quanto pensassi, è davvero entusiasta al massimo e questo non fa altro che riempirmi il cuore di orgoglio.
‹Invece tu cosa mi racconti?› gli chiedo.
Mentre addenta un biscotto al cioccolato, mi dice ‹Finalmente mio fratello si è deciso a farmi lavorare nella sua ditta, dovrei iniziare questa settimana›
‹Grandioso, mi fa piacere!›
‹Sì, almeno racimolo un po' di soldi per conto mio e non devo essere mantenuto costantemente dai miei genitori e, appunto, da mio fratello. Non vedo l'ora di iniziare, sono carico› sorride.
Sono contenta abbia questo lavoro perché accentuerà sicuramente il suo voler essere indipendente.
‹Dunque per le lezioni? Io, dato il lavoro, sono libero sabato, domenica a parte› prende il discorso.
‹La mattina ho le lezioni alla scuola. Il pomeriggio verso le quattro? Facciamo lezioni da un'ora e mezza, se per te va bene› gli propongo guardando l'ultimo biscotto nel piattino ‹Lo mangi?› ridacchio.
Lui segue il mio ridere, divertito ‹Sei una mangiona!›
‹Non è vero dai› addento rumorosamente il biscotto accennando un'espressione di sfida.
‹Fai quasi paura, sai?› sta al gioco, proponendomi la stessa faccia, cercando di imitarmi.
Scoppiamo entrambi a ridere e mi accorgo, come non avevo mai fatto prima, che ha un sorriso smagliante, contagioso e davvero invidiabile.
‹Comunque sono d'accordo per giorno e orari. Iniziamo subito questo sabato?› ritorna un poco serio.
‹Certamente!› ci alziamo entrambi dal tavolo ‹Ti aspetto a casa mia›
Annuisce e fa per tirare fuori il portafoglio dalla tasca del suo jeans che ha l'aria di essere nuovo di zecca.
‹Hey, non provare a pagare anche questa volta, se no niente lezioni. Anzi, ti faccio travestire da principessa superfashion proprio come piace tanto a te, alla fine carnevale è passato da poco e siamo ancora un po' in tema› lo minaccio.
Ci facciamo un'altra risata e mi accompagna alla cassa per pagare.
Adoro passare del tempo con lui, mi fa sempre stare bene e sembra davvero interessato ad ogni minima cosa che dico, non si fa scappare nulla. Sa apprezzare tutto quello che di buono mi capita e sa essere felice con me. È veramente un amico e sta diventando sempre più speciale.
Saliamo in metro e fortunatamente troviamo due posti liberi vicini, una rarità. Non c'è nemmeno l'affollamento o gente urlante, perché capita spesso anche questo.
‹Vuoi?› mi porge una cuffietta.
La prendo volentieri e la infilo nell'orecchio destro.
‹Hai mai sentito questa canzone?› schiaccia play sul suo telefono.
Si tratta di "Another love" di Tom Odell e la amo da morire ‹Non solo l'ho già sentita, ma è tra le mie preferite in assoluto, ne vado matta›
Sorride, mettendosi più comodo sul sedile rovinato della metro.
Appoggio spontaneamente la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi, facendomi trasportare in tutt'altra dimensione, come succede sempre quando ascolto questa canzone. Mi rende di buon umore, mi da' una carica pazzesca, scatena in me un vortice interminabile e un urlo immenso. Provoca talmente tante emozioni dentro di me che non so spiegare, è semplicemente incredibile.
‹Ti piace davvero tanto...› nota Luca, appena la canzone giunge al termine.
Vorrei non finisse mai, vorrei fosse un eco continuo. Ancora appoggiata alla sua spalla, gli rispondo ‹Non sai quanto la amo. Perché me l'hai fatta ascoltare?›
‹Volevo condividerla con te›
Alzo la testa per sorridergli ‹Sappi che mi ha fatto piacere, parecchio›
Ricambia il sorriso e sento che vorrebbe dirmi qualcosa, ma non lo fa per non so quale misteriosa paura.
Arrivati, scendiamo dalla metro e ci diamo appuntamento a sabato.
Per tornare a casa mia dovrei fare un pezzettino in autobus, ma non ho voglia di aspettarlo. Dunque decido di concedermi una buona passeggiata. Prendo telefono e cuffiette e ascolto ancora "Another love" a ripetizione, sorridendo ed aumentando il passo quando la canzone raggiunge una forte intensità. Non ho mai pensato effettivamente di suonarla al piano. Appena rincaso devo assolutamente provarci, mi libererebbe da morire.

In casa fortunatamente non c'è nessuno. Mi catapulto a capofitto in camera mia, tolgo velocemente il giubbotto e mi siedo ancora nel mio angolo delle magie, nel mio piccolo pezzo di cielo.

«Prendi quel microfono e canta» // Alessio Bernabei [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora