Summer Love

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Entrai nella hall dell’albergo in cui alloggiava. Non vedevo l’ora di vederla, di abbracciarla, di baciarla..

Ero appena tornato dalla domenica passata a casa di mia nonna. E, nonostante fosse passato solo un giorno, già mi mancava da matti e non vedevo l’ora di riaverla tra le mie braccia.

Mi ero già diretto verso l’ascensore che mi avrebbe portato al quinto piano, da lei, quando la signora della reception mi fermò.

-Ehi, biondino! La signorina Mayer ha esplicitamente chiesto di non essere disturbata da nessuno.- disse calcando bene sull’ultima parola.

-Sì, posso capire. Ma io non sono nessuno. Ho bisogno di vederla.- Ci mancava solo che questa vecchia mi faceva perdere tempo. –Quindi, mi scusi, ma io salgo.- dissi garbatamente ma con molto determinazione.

-Mi dispiace ma non posso permetterglielo. Se proverà a salire sarò costretta a chiamare la sicurezza.- minacciò.

Addirittura? Come se fossi un maniaco?

-Senta, lei mi ha già visto qui tutta l’estate in compagnia di Gessica. E penso che abbia capito che lei è la mia ragazza. Ora, potrebbe, per favore, lasciarmi salire da lei senza chiamare la sicurezza?- chiesi cercando di convincerla.

-Mi dispiace. Ha detto che non vuole nessuno e che non vuole nemmeno essere chiamata al telefono della sua stanza.- mi disse autorevole.

-Ok, ho capito, grazie.- ma perché non voleva vedere nessuno? Perché non mi voleva vedere?

Decisi di comporre il suo numero e chiamarla al cellulare.

Rispose dopo quattro squilli. –P-pronto?- la sua voce era rotta. Come se avesse appena smesso di piangere.. o come se volesse cominciare.

-Ehi, Gè! Che hai? Sono qui sotto, nella hall ma non mi fanno salire. Perché non mi fai venire su?- chiesi preoccupato.

-Ehi, Niall. Beh, ecco, vedi. In questo momento non me la sento di uscire o di vedere nessuno. Mi dispiace.- rispose triste.

-No, tu adesso mi fai venire su. Chiami la reception e dai il permesso di farmi entrare. Qualsiasi cosa sia accaduta voglio stare al tuo fianco. Non ti lascerò sola a piangere. E se non mi fai venire su rimarrò qui fino a quando non troverò il modo di vederti.- le dissi convincente.

Non potevo sopportare il fatto che la mia piccola stesse soffrendo senza poterla abbracciare e senza dirle che avremmo affrontato tutto insieme. Eravamo ancora giovani, è vero (io non avevo neanche vent’anni) ma sentivo e sapevo di amarla. Con tutto il mio cuore.

-Niall, per favore. Ho bisogno di stare da sola. Ti chiamo appena me la sento, ok?- mi disse triste. Non riuscivo proprio a sopportare di sentirla così.

-Fai come vuoi. Io mi siedo qui alla reception e aspetto che tu mi dia il permesso di entrare.- le dissi facendole capire che lo avrei fatto davvero. Non esisteva che me ne andassi a casa lasciandola sola.

-No, Niall. Vai a casa. Ti prometto che poi ti chiamo.- cercò ancora di convincermi lei.

-No. Io sto qui. Appena te la senti di vedere qualcuno dimmelo. Ti aspetto qui sotto, principessa.- le dissi chiamandola con il soprannome che le avevo dato io. In fondo, era vero: lei era la mia principessa.

Chiusi la chiamata e mi sedetti in una delle poltrone della hall dalla quale potevo vedere bene ascensore, scale e la vecchia della reception. Così non mi sarebbe sfuggito niente.

Dopo 20 minuti la vidi uscire dall’ascensore con gli occhi rossi per il pianto che vagavano per la hall. Appena mi vide mi fece cenno di andare da lei davanti alle scale.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 27, 2014 ⏰

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