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«Et voilà! Il lavoro è concluso! Che ne dici darlyn? Guardati un po' allo specchio!»
Dice il truccatore compiaciuto guardandomi attentamente il viso, poi si sposta di pochi passi lasciandomi ammirare finalmente allo specchio davanti ai miei occhi.
Seguo l'uomo con lo sguardo mentre si muove verso destra e un'espressione confusa si dipinge sul mio viso, di lì a poco poso i miei occhi al vetro e porto una mano delicatamente sul mio viso sfiorandomi la tempia con il polpastrello del dito indice e guardandomi attentamente con la bocca leggermente spalancata.
Mi volto verso il truccatore annuendo soddisfatta, poi sposto nuovamente i miei occhi sulla superficie riflettente sorridendo.

Sono io?.
Sono sempre io ma diversa.
I miei capelli ricadono mossi sulla schiena, raccolti in una coda di cavallo alta, lasciando il mio viso  completamente scoperto come mai prima d'ora. Il rossetto scarlatto rende più bianchi e luminosi i miei denti.
La spessa riga di eye-liner nero sulla palpebra mobile, invece, ridisegna il mio occhio grande e scuro. Le ciglia finte rendono più folte le mie già lunghe di base, mentre l'ombretto nude rende più naturale e portatile in qualsiasi occasione il mio make-up. Le sopracciglia sono riempite giusto un po' da un gioco di ombretti di un tono inferiore al mio colore naturale. Tutto è in perfetto equilibrio e steso su una base di fondotinta con un velo di cipria sul mio viso chiaro.

La costumista ha scelto con la mia complicità una maglia scarlatta con un vistoso scollo a V abbinata ad un jeans a vita alta bianco e stretto, che indosso prontamente nascosta dietro un divisorio.
Abbinando il tutto con un delizioso girocollo color oro, è un paio di orecchini a cerchio di modeste dimensioni, del medesimo colore.
Il tutto abbinato con una scarpa dal tacco marrone chiaro.

Stento quasi a riconoscermi.
Mi guardo per pochi secondi allo specchio affisso sulla parete bianca del camerino, con le labbra leggermente socchiuse quasi a soffocare un'espressione di stupore.
Sorrido sistemandomi le maniche della maglia attillata, davanti al vetro immaginando il momento in cui Paulo mi avrebbe vista in questo modo.

Che cosa ne penserà lui?

Mi volto e avanzo i passi necessari a raggiungere la maniglia della porta che spalanco.
Esco dal camerino salutando l'uomo e la donna con un sorriso a trentadue denti, e ricambiano con un movimento della mano e sfoderando un sorriso soddisfatto.
Una volta fuori mi accorgo che gli sguardi tutti sono puntati su di me pronti ad accogliere il mio ingresso, così mi affretto a raggiungere il telo.

L'orologio segna le 17:00 in punto.

Sono tutti ai propri posti, dal green screen riesco a intravedere tutti i presenti, il servizio non tarda ulteriormente a cominciare, inizio così a muovermi davanti al fotografo.
Sono agitata, e lancio qualche occhiata con la coda dell'occhio all'orologio appeso alla parete.

«Cerca di concentrarti per favore Giorgia»
Dice il fotografo, mentre continua a guardarmi dal mirino della macchina fotografica.

Annuisco muovendo leggermente il capo.
Non riesco a dare il meglio di me e i presenti se ne sono resi conto. Tutti bisbigliano qualcosa  di incomprensibile tra di loro.

I secondi scorrono veloci, diventano minuti interminabili. Passa una lunga mezz'ora. Il cuore stava per esplodermi nel petto, e con lui anche quel sorriso finto stampato sulle mie labbra stava per spegnersi.

«Giorgia così non va vuoi fare una pausa?»
Dice il fotografo visivamente rassegnato.

Forse non è il giorno giusto, credo che non stia andando come speravo forse sto deludendo le aspettative dei presenti? Questo pensiero mi sta uccidendo.

Vuoi rinunciare?
Penso tra me e me, mentre fisso l'uomo.
Cala il silenzio nella stanza.
Sposto la mia attenzione dall'obiettivo alla punta delle mie scarpe portando una mano in prossimità della gola.

«Va bene facciamo una breve pausa, non preoccuparti»
Aggiunge il fotografo dandomi le spalle.

Gli occhi stanno cominciando a diventare lucidi e un nodo alla gola stava per anticipare le mie lacrime fino a farmi stringere i denti più forte. Forse è stato proprio il rumore della porta che si apre davanti ai miei occhi a trasformare quel momento di debolezza in un momento di forza, in quanto proprio in quell'istante la porta si apre seguita dall'ingresso di Paulo nella stanza.

«A-aspetti! La prego!»
Urlo allungando il braccio prima che l'argentino possa voltarsi nella mia direzione.
«Voglio continuare. Per favore!»
Esclamo, congiungendo le mani in segno di preghiera.

Il fotografo si volta e riprende a scattare quante più possibili foto.
L'ingresso di Paulo ha trasformato quell'odioso sorriso finto, in una vera e propria luce.

Per un sortilegio d'Amore - Paulo Dybala 21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora